Il lato oscuro dell’arte e degli artisti che vi sono dietro è da sempre oggetto di fascino e ispirazione. Nel caso di The Sonata, esordio nel lungometraggio di Andrew Desmond, l’arte rappresentata è la musica. La protagonista è la giovane violinista Rose (Freya Tingley), affiancata dal manager Charles (Simon Abkarian). Dopo la morte del genio della musica classica Richard Marlow (Rutger Hauer), ritiratosi da anni a vita privata, Rose eredita la sua villa in Francia. Il suo trasferimento nella dimora la porterà a scoprire inquietanti segreti sulla vita e l’arte del padre, mentre Charles compirà ricerche parallele che infine convergeranno con quelle della ragazza.

The Sonata è più thriller sovrannaturale che horror puro. Inquieta più che spaventare, e ciò che conta davvero è la risoluzione del mistero. Grazie alla sua natura non troppo violenta, il film è più facilmente abbordabile dal pubblico estraneo all’horror brutale, e ne approfitta per ricordare che il male non vive solo in entità astratte e lontane da noi, sulle quali riversare pigramente tutto il nostro astio. Il finale infatti rivelerà il male stesso nella forma decisamente più concreta dell’invidia, in perfetta contrapposizione con quella demoniaca menzionata in tutto il film.

Nel corso della scoperta della verità trovano spazio riflessioni sul genio tormentato e sulle sue conseguenze, accompagnate dalle notevoli esibizioni musicali di Rose. La linearità della trama è forse eccessiva per un thriller, ma questo difetto passa quasi in secondo piano. Regia sapiente e messa in scena elegante compensano la semplicità dell’intreccio e rendono evidente il talento cinematografico di Desmond. Un esordio certamente non perfetto quindi, ma che lascia ben sperare per le future produzioni del regista britannico.

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