Il regista palestinese Muayad Alayan, dopo essersi distinto sia nel documentario che nel film di finzione, si è ora dedicato a raccontare una storia nella quale lo sfondo di Gerusalemme e il clima di tensione che vi si respira sono punti centrali. La storia in questione, scritta dal fratello Rami, è Sarah e Saleem – Là dove nulla è possibile, ed è incentrata sull’amore clandestino tra Sarah (Sivane Kretchner), israeliana e Saleem (Adeeb Safadi), palestinese. Il loro trovarsi in una situazione incresciosa e inaspettata darà il via ad una serie di avvenimenti destinati a travolgere le vite dei due amanti e dei loro coniugi.

Sarah e Saleem è un film denso di eventi, molti dei quali inaspettati e spiazzanti. L’intreccio tra due coppie di personaggi è da sempre un espediente narrativo dal grande potenziale di coinvolgimento. Ciò che fa la differenza in questo caso è la scacchiera; oltre a collidere fra loro, i quattro protagonisti si scontrano anche con la delicata situazione sociopolitica che è parte integrante dello stato israeliano fin dalla sua fondazione. L’operazione svolta dai fratelli Alayan sta nell’uso una storia di portata familiare per raccontarne un altra di dimensione molto più ampia.

Quel che infatti vediamo è lo scontro tra Israele e Palestina, entrambi rappresentati dai protagonisti. Il rapporto di questi ultimi con le due forze politiche è solo un nodo in una gigantesca rete fatta di informazioni sottobanco, ripicche e demonizzazione del nemico. Domina una sensazione di angoscia e disperazione; l’evolversi degli eventi forma una spirale discendente al termine della quale si inghiotte l’amara verità. Una verità fatta di impotenza di fronte al fato, inesorabilmente in mano ai pochissimi dotati dei mezzi per maneggiarlo.

In coerenza con la cornice domestica che caratterizza il racconto, la messa in scena è minimale. Tale scelta si rivela però la più grande debolezza del film. Un approccio minimalista non dovrebbe coincidere con l’abuso di inquadrature ravvicinate e la poca ispirazione che le caratterizzi. Combinandole all’assenza quasi totale di colonna sonora e all’intricatezza delle vicende, si ottiene una storia che finisce col risultare difficoltosa da seguire. Considerando il potente messaggio di cui Sarah e Saleem dovrebbe farsi portavoce, un’impostazione così asciutta rischia di comprometterne l’efficacia. Data l’attualità e l’importanza dello stesso messaggio, c’è da chiedersi se un approccio più abbordabile non sarebbe stato una scelta migliore.

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