L’enigmatica e magica tata Mary Poppins ritorna ad occuparsi della famiglia Banks. I bambini Banks sono ormai cresciuti ma hanno ancora bisogno della loro leggendaria e spensierata tata dopo che la moglie di Michael è morta e vive un momento di depressione a causa del pignoramento della casa di famiglia. Mary Poppins ritorna per occuparsi dei tre figli di quest’ultimo. In piena depressione, i Banks vivono una situazione non facile e il compito della tata è di distrarre i ragazzi per alleggerire la pressione da parte degli adulti protagonisti.

Questa nuova avventura di Mary Poppins segue una scansione scenica quasi identica alla classica pellicola originale, proponendo nuove situazioni ma ricalcando, quasi in modo equivalente, lo svolgimento diegetico (l’entrata nel vaso, la scena del Music Hall e l’introduzione alla vicenda, etc etc). Stessa tipologia di cattivi e narrazione ma quest’ultimo film si concentra maggiormente sulla famiglia Banks lasciando la tata con un ruolo marginale, affiancandole costantemente il lampionaio Jack, vero co-protagonista del film.  

I numeri musicali e le sequenze danzanti sono congrue allo spirito del primo film e anche visivamente viene ricalcato il precedente capitolo. Esibizioni “vecchio stile” di una modalità classica di musical che sono molto belle ed efficaci. Le scene musicali fanno da padrone e offrono una funzione narrativa e, metaforicamente, sono portatrici dei valori educativi (cambiare punto di vista, il riparare le cose, il bagno etc). Tuttavia, le canzoni sono più sterili rispetto all’originale e non riescono a fare breccia nei cuori e, seppur orecchiabili, non penetrano nel subconscio e non incoraggiano lo spettatore a “canticchiare”. Per questo motivo il film è impalpabile e abbastanza statico, sgonfio e inefficace. Non è un brutto prodotto ma nel complesso non trova spunti distintivi. Manca di originalità e di coraggio. La Disney va sul sicuro e ripropone quasi una copia sbiadita dell’originale. La seminale pellicola, Mary Poppins, proponeva tematiche educative con musiche e scene spettacolari come contorno. Lo faceva in modo più radicale e osava maggiormente. Stravolgeva il modo di vivere nella famiglia Banks e gli educava; illustrava il proprio mondo ed era la mattatrice indiscussa. In quest’ultima iterazione tutto ciò non c’è. La funzione di Mary Poppins è solo di evasione e di intrattenimento. Una fuga dalla realtà per distrarre e “stare senza pensieri”.  Se Michael vive una spirale negativa e arriva a toccare il fondo, i bambini vivono incredibili avventure e perciò, la pellicola è scandita da questo contrappasso. Una scelta narrativa che però è squilibrata e offre punti di svolta poco emozionanti.

Il ritorno di Mary Poppins è un film sterile, sotto certi punti di vista molto delude con una trama semplice e inadeguata. Come nello stile Disney il lungometraggio si focalizza su un nucleo famigliare e sulla spensieratezza dell’età giovanile. Punta sull’effetto nostalgia ma il film non colpisce e non osa. La storia è molto banale e molte scene, seppur molto divertenti come la canzone di Meryl Streep, non hanno una giustificazione o risoluzione. Sono avventure di “copertura” all’esile trama che si sarebbe potuta portare a compimento in meno tempo, eliminando il superfluo.

Complessivamente è un film moscio e incapace di offrire emozioni. Emily Blunt, nonostante la sua bravura, non riesce a farsi carico del pesante ruolo. Difatti, la presenza che emerge in modo esorbitante (e che per fortuna gli viene offerto un ruolo importante da co-protagonista) è quella di Jack, interpretato dall’ottimo Lin-Manuel Miranda.

Le bellissime scene animate non riescono a salvare il prodotto e, alla fine, il ritorno di Mary Poppins si rivela impalpabile e freddo. Quasi una grossa delusione.

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