Un documentario che parla di lotta alla mafia dal suo interno e da un punto di vista inedito e interessante. Una storia che vale la pena di vedere.

Di documentari che hanno affrontato il tema spinoso della criminalità organizzata ce ne sono stati tanti, ma pochi riescono a catturare l’attenzione dello spettatore come questo della regista calabrese Sophia Luvarà (già autrice di Inside The Chinese Closet).

Parola D’Onore racconta il progetto “Liberi di Scegliere”, creato dal giudice e Presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Roberto di Bella. Già soggetto per una fortunata fiction RAI, il progetto nasce con l’intenzione di togliere i figli minorenni di boss e affiliati della ‘ndrangheta ad un destino che sembra essere per loro assegnato creandogli un’alternativa di vita lontano dall’influenza famigliare.

Il giudice Roberto Di Bella in una scena del film “Parola D’Onore” di Sophia Luvarà (su gentile concessione di Biografilm Festival).

Il titolo internazionale (Sons Of Honour) rende perfettamente l’idea di questo progetto  e del documentario stesso: lungo tutti gli 84 minuti di racconto ci vengono infatti presentati direttamente alcuni “casi” di cui il giudice si occupa, quali exempla di quello che è il lavoro effettivo di chi si occupa di tale progetto.

Ne viene fuori un racconto corale molto umano e commovente di quattro ragazzi, figli e/o parenti di boss ‘ndranghetisti, che appaiono come ragazzi perfettamente normali, non così diversi dai loro coetanei, con i loro piccoli e grandi sogni e desideri da adolescenti, e con una sensibilità e una cultura impressionanti per la loro età (uno di questi arriva a citare Balzac come suo autore preferito).

Nella struttura dove risiedono fanno vita comune condividendo gli spazi e facendo quante più esperienze e attività possibili. Una di queste è la messa in scena di un adattamento teatrale di Romeo e Giulietta, opera emblematica da questo punto di vista, di cui i ragazzi sentono più di un’affinità con i protagonisti.

Il tema dello scontro continuo fra Destino e Libero Arbitrio, che permea tutta l’opera shakesperiana è la metafora perfetta per parlare di quello che è il dramma esistenziale di questi ragazzi. Perciò le prove per lo spettacolo diventano il soggetto principale d tutto il racconto, e affrontati come parentesi fondamentale nel percorso di recupero dei ragazzi.

La regista sceglie volutamente di rompere la cosiddetta quarta parete interagendo direttamente con i protagonisti a cui vengono rivolte domande sulla loro vita passata e su cosa si aspettano dal futuro. Un’operazione necessaria per dare voce a persone che, diversamente, non sono troppo abituate a parlare di sé, soprattutto in un contesto dove questo non è sempre possibile. A livello d’empatia questa scelta funziona molto bene in quanto lo spettatore capisce subito di essere all’interno di una posizione privilegiata in cui assiste a delle confessioni molto intime e, spesso, sofferte.

Il desiderio di rifarsi una vita (possibilmente più “tranquilla” di quella vissuta finora) si mescola ai ricordi dell’infanzia, che seppur “particolare” è fatta di ricordi anche piacevoli, e alla nostalgia di casa e degli affetti famigliari. Sensazioni che sarebbero normali in realtà per qualunque adolescente, ma che qui rimbombano con più forza nelle aule dei tribunali e nei corridoi della struttura in cui i ragazzi si trovano a vivere la loro adolescenza.

Si tratta di un punto di un aspetto della lotta alla criminalità organizzata che non viene affrontato spesso, ma che risulta molto interessante poiché pone una questione fondamentale (la pena vista non solo come “punizione” ma come occasione di re-inserimento nella società civile) e mostra un esempio di efficacia contro il sistema mafioso.

E, ultimo ma non meno importante, la pellicola rappresenta un emozionante grido di libertà da parte di persone che, altrimenti, non avrebbero avuto possibilità di scegliersi la propria vita.

Un documentario che emoziona e insegna in maniera non banale né estetizzante. Il finale è aperto a varie interpretazioni ma in sottofondo c’è una sensazione di speranza verso un futuro più positivo, ed è il messaggio più importante che la pellicola rilascia.

Una delle sorprese più belle di questa edizione di Biografilm Festival!

Prove teatrali di Romeo e Giulietta in “Parola D’onore” di Sophia Luvarà (su gentile concessione di Biografilm Festival).

 

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