Piazza Maggiore, per una sera, sarà interamente dedicata al Biografilm Festival. Andrea Romeo, assieme alla madrina, Camélia Jordana, ha aperto pubblicamente la nuova edizione del festival documentaristico bolognese, proponendo il lungometraggio, My Generation di David Batty.

My Generation è una pellicola documentaristica narrata da Michael Caine; il noto autore britannico è chiamato a fare da cicerone ad una storia che si focalizza sulle icone british agli anni Cinquanta e Sessanta (Beatles, Rolling Stone, Twiggy, David Baily, Marianne Faithfull, Mary Quant) .  Il cuore narrativo è improntato su una visione personale, intima e filtrata dall’attore che, parlando dei suoi primi anni di carriera, si sofferma e analizza le chiavi portanti di quelle storiche decadi. Gli anni Sessanta sono importanti e segnano una rinascita culturale dopo i nefasti anni della Seconda Guerra Mondiale. C’è un rinnovamento sociale e culturale. La pellicola si concentra su tre macro-aree: l’ascesa della classe sociale media come guida per il nuovo Regno Unito, la rivoluzione culturale dovuta principalmente dalla nascita di movimenti artistici figli della nuova società di ceto medio ed, infine, la rottura definitiva del cambiamento, con la fine degli anni Sessanta (quest’ultima parte, in particolare si focalizza sull’ascesa della droga nel mondo dello spettacolo e sull’influenza che questi personaggi famosi hanno verso il pubblico). In poche parole, il film racconta la nascita della cultura pop.

Quindi la pellicola si basa su una visione privata e dal “micro” sguardo di una persona che ha vissuto appieno queste fasi di cambiamento. Attraverso questo racconto personale, di una persona “privilegiata”, in quanto in ascesa in ambito cinematografico e  “vicino” ai divi protagonisti, si arriva ad una macro narrazione che copre una moltitudine di concetti e di persone.

My Generation, dal punto di vista di contenuti, non offre niente di nuovo, sono tutte nozioni che ognuno di noi apprende negli anni della scuola, perciò è un lungometraggio un po’ carente e privo di spunti inediti ed originali. Tuttavia, l’idea di filtrare la macro-narrazione e di ancorarla ad una micro-narrazione di Caine è vincente e offre una prospettiva particolare e che offre due storie: una doppia ascesa, quella del ceto medio e quella dell’attore. In un certo senso, My Generation offre due film al prezzo di uno. Si tratta di una riflessione postuma, uno sguardo improntato ad analizzare una parte importante del proprio passato e che, ad una certa età, è possibile soppesare e valutare con raziocinio e obbiettività.

La regia racconta la nascita della cultura pop utilizzando un mix tra immagini di repertorio di matrice privata , scene dei notiziari, spezzoni di film, il tutto alternato con inquadrature di Caine, ai giorni nostri, che racconta in prima persona la storia. Una costruzione della diegesi via flashback. In particolare, My Generation ha un’idea registica che funziona e che è idonea al contenuto che vuole veicolare, prendendo spunto direttamente dalla cultura pop. Un percorso riflessivo che vuole essere un viaggio all’interno di quegli anni, catapultando lo spettatore negli anni che cambiarono per sempre il volto culturale del mondo occidentale.

Complessivamente, My Generation è un film da vedere: interessante, dinamico, pop e adatto a soddisfare sia un pubblico più adulto che uno composto da giovanissimi. L’idea di veicolare la storia della cultura pop attraverso lo sguardo di Caine, offre uno spunto riflessivo particolare e privilegiato che incuriosisce ed intrattiene lo spettatore.

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