Questo libro è nato casualmente durante un incontro amicale tra il regista Ruggero Deodato e l’editore Nicola Pesce. Come racconta Pesce nella prefazione, il tutto è avvenuto quasi per caso, ad una cena quando Deodato gli parlò casualmente di un trattamento del sequel del suo film più famoso, Cannibal Holocaust, che non venne mai realizzato. Un lungometraggio controverso, riscoperto alla fine degli anni Novanta, che con il tempo è diventato un vero e proprio cult. Una seconda vita che hanno riportato alla ribalta un maestro del cinema italiano, ormai dimenticato.

Vista la volontà di Deodato di trasformare il suo trattamento in un libro, Pesce ha pensato bene di arricchirlo con illustrazioni realizzate dal veterano disegnatore, Miguel Angel Martin. Martin ha la nomea di essere il fumettista più censurato della storia e perciò Pesce non si è lasciato perdere l’occasione imperdibile di mettere insieme “il regista più censurato di sempre con il fumettista più censurato di sempre”.

A livello di storia, l’ipotetico sequel sfrutta nuovamente tutti quegli elementi cardine che hanno resto Cannibal Holocaust un cult. C’è nuovamente l’elemento autoreferenziale del regista che si ritrova nuovamente in Colombia per realizzare un sequel e ci sono svariati collegamenti al primo film (la tartaruga, gli stupri, le scene di impalamento, gli indigeni cannibali). Una pellicola meta-cinematografica che gioca con sé stessa e con lo spettatore, cercando di rompere la barriera diegetica, per rafforzare maggiormente il climax e l’impatto della storia. Una forma narrativa alla “mokumentary”, stile falso documentario.  

Nella storia sono presenti numerose citazioni autoreferenziali al primo capitolo, al proprio universo filmico,  che rendono Cannibal Holocaust una sorta di pellicola mitica, leggendaria ed in grado di evocare elementi primordiali, ancestrali. Come se fosse un film maledetto, carico di forze maligne che fanno emergere violenza e istinti naturali, primitivi. In questo ipotetico sequel è una sorta di calamita per persone disturbate che ricreano gli stessi scenari di quel lungometraggio leggendario. Quindi, questo secondo episodio parla di sé stesso e utilizza il proprio universo per creare una nuova storia meta-cinematografica, autoreferenziale.

Il risultato è un ottimo prodotto. Il connubio tra scrittura e immagini rafforza la storia e rendono il libro imperdibile per qualsiasi appassionato di cinema e di illustrazioni.  La storia è sintetica in quanto trattamento cinematografico che narra in modo completo le fasi salienti dell’ipotetico film. Lo svolgimento, l’azione, è comprensibile e si segue molto bene, senza annoiare o incomprensioni. Nonostante siano molto colorate e non particolarmente inquietanti o disturbanti, le illustrazioni fissano nella mente del lettore le immagini più significative delle pagine e offrono dei “punti d’impatto visivi” che inchiodano le scene descritte in modo indelebile. Complessivamente, si tratta di una buona idea commerciale atta a soddisfare tutti gli appassionati di quel cult movie e per tutti gli appassionati del genere. In un’epoca dove remake e sequel dominano nel settore cinematografico era doveroso realizzare un sequel di Cannibal Holocaust. Tuttavia, forse è stato meglio non realizzarlo e lasciarlo trattamento in modo da non intaccare l’aura del primo capitolo che rimane nell’olimpo dei film più censurati di sempre. A livello editoriale, il mix scrittura e illustrazioni, funziona molto bene.

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