Qualche mese fa Paolo Virzì ci aveva fatto sognare raccontando la storia di tre giovani e promettenti sceneggiatori nel suo Notti magiche, ambientato in una Roma anni Ottanta romantica, notturna e seducente, in una vicenda avvolta nell’immancabile velo di disincanto. La città-simbolo di chi aspira al cinema prende vita ancora una volta per renderci partecipi dei sogni di un altro scrittore in erba, ma con un’atmosfera in cui il cinismo, l’inganno e la ricchezza dettano le regole.

Fabio Resinaro ci conduce dietro le quinte dello spettacolo con il suo Dolceroma, liberamente ispirato al romanzo Dormiremo da vecchi di Pino Corrias e approdato oggi in sala.

Lo scrittore alla ricerca del successo, protagonista della storia, si chiama Andrea Serrano e mentre è alla ricerca dell’occasione della vita lavora in un obitorio, conduce giornate piatte, senza stimoli, e non sembra scoppiare di salute. Un giorno Andrea ha un lampo di genio e scrive un libro, Non finisce qui, raccolta di testimonianze di un gruppo di camorristi che spesso si rivolge al personale dell’obitorio per questioni di “smaltimenti”. Il volume arriva nelle mani di Oscar Martello, famoso produttore cinematografico, che ingaggia Andrea per trarne un film. A causa dell’incompetenza del regista Attilio, il film è purtroppo un disastro e così Andrea e Oscar inventano il rapimento di Jacaranda, la star protagonista, da parte dei camorristi, per provocare una reazione da parte dei media e salvare la baracca. Sulle tracce dell’attrice, intanto, si muove il poliziotto Raul Ventura e gli eventi prenderanno una brutta piega.

La vicenda di Dolceroma, sceneggiata dallo stesso Resinaro (da un soggetto suo e di Fausto Brizzi), passa bruscamente dai toni scanzonati della commedia a una piega più dark e pulp, con un finale che, a dispetto del titolo, è amaro e pesante da digerire. È un opera pirotecnica, dinamica, pregna di simbolismi e sfaccettature, dove forse l’unica nota stonata è la sovrabbondanza di elementi e sottotrame, che spesso non permette di assimilare tutto a dovere e che probabilmente genera la necessità di una seconda visione. Tuttavia, gli occhi dello spettatore non possono che restare incollati allo schermo, grazie a una regia davvero degna di nota e un montaggio strepitoso, vorticoso, in perfetta armonia con le vicende narrate.

Sebbene si tratti di un film corale, in cui ogni personaggio agisce per i propri interessi, l’azione si focalizza principalmente su Andrea e Oscar, gli eccezionali Lorenzo Richelmy e Luca Barbareschi, posti su due fronti apparentemente opposti – la creatività e il denaro, la mente e il potere – ma che a ben vedere non si discostano più di tanto l’uno dall’altro, poiché per far valere le proprie ragioni non si pongono scrupoli. Lo scontro tra i due, avvolti dalle fiamme, giunge al culmine in un incontro a colpi di katana, che rappresenta l’eterna lotta tra generazioni, dove emerge prepotentemente la frustrazione di quei giovani promettenti che faticano a trovare il proprio posto nel mondo. Dal canto suo, un Barbareschi produttore/attore in forma smagliante fa propria la figura dello stravagante e sboccato Oscar, dipingendosi autoironicamente con opulenza e una buona dose di tamarraggine, tra un “vaffanculo” e una statua del David di Donatello a grandezza naturale.

In questa scacchiera di fuoco e luci al neon, si muovono altrettante pedine, come l’attrice delusa (Valentina Bellé), il regista incompetente (Luca Vecchi), il distributore avido (Armando De Razza), il poliziotto giustiziere vagamente Seventies (Francesco Montanari) e ovviamente il camorrista dal grilletto facile (un sempre fantastico Libero De Rienzo).

Insomma, nessuno si salva nel jet set, che trova la sua ideale rappresentazione nel miele, dolce, prezioso ma inevitabilmente vischioso e appiccicoso sulla pelle; non a caso, a produrlo è proprio la sensuale Helga (Claudia Gerini), facoltosa moglie di Oscar, sua finanziatrice e vera e propria ape regina, che letteralmente vi si immerge e che lo serve con orgoglio ai suoi ospiti durante i party in piscina.

Ma non è questa, in fondo, la summa del dorato e complesso mondo dello spettacolo?

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