Oggi riportiamo una triste notizia: il grande maestro Bernardo Bertolucci si è spento all’età di 77 anni. Addio ad un grande regista che con la sua bravura ha incantato tutto il mondo, realizzando capolavori come Ultimo Tango a Parigi, Novecento e L’ultimo imperatore.

Nato a Parma nel 1941, assieme a suo fratello Giuseppe, anch’esso regista cinematografico, ha iniziato ad appassionarsi sin da ragazzino quando, con la cinepresa 16mm, realizzò i suoi primi cortometraggi. Corti “fatti in casa”, per divertimento, che hanno incoraggiato il piccolo Bernardo a trasformare quella passione in un lavoro.  

Crescendo, nella sua vita ha avuto un’influenza importante Pier Paolo Pasolini che andò ad abitare vicino a casa sua. 

Successivamente, si è trasferito dall’Emilia al Lazio per studiare Letteratura Moderna alla Sapienza di Roma. Tuttavia, poco dopo, abbandonò gli studi per dedicarsi al cinema. Il suo percorso è iniziato facendo gavetta sui set di Pasolini come assistente alla regia. Un’influenza che gli è rimasta per tutta la vita e che ha segnato profondamente il suo stile e la sua percezione di fare film.

Il primo lungometraggio, La commare secca (1962) , nasce dalla collaborazione con il poeta dialettale Tonino Guerra e Pier Paolo Pasolini. Da li una discesa con Partner (1968) e con il suo primo successo, Il Conformista (1970), che consacrano Bertolucci nella cinematografica italiana.  Ma non solo, quell’opera gli valse la candidatura agli Oscar come miglior sceneggiatura non originale. 

Il successo de Il Conformista venne subissato dall’opera più controversa del maestro emiliano: Ultimo Tanto a Parigi (1972). Un film maestoso amato-odiato che, con la sua carica erotica, ha cambiato per sempre la Storia del Cinema. A Bertolucci portò un Nastro d’Argento e una candidatura come Miglior Regista agli Oscar. 

Ormai in rampa di lancio definitiva, Bertolucci realizza l’epopea di Novecento (1976) con un cast internazionale. Una pellicola imponente, molto sentita e in costume. Un’opera complessa nella produzione.

Immediatamente dopo seguirono La Luna (1978)  e La tragedia di un’uomo ridicolo (1981). Due pellicole nostrane, molto più intime. 

Il vero ritorno alla “gloria” fu nel 1987 quando arrivò nelle sale l’epopea L’Ultimo Imperatore, un kolossal che guadagnò ben 9 premi Oscar. Ma non solo, per quest’opera, Bertolucci fece incetta di numerosi premi in tutto il mondo. 

L’ultimo imperatore segna anche la sua ultima partecipazione in kolossal complessi e dal cast completamente internazionale. Le pellicole seguenti, Il tè nel deserto (1990) e Il Piccolo Buddha (1993), portano il regista a sperimentare nuove forme, pulsioni e sensazioni. Seguono, Io ballo da sola (1996), L’assedio (1998) e il controverso The Dreamers (2003).

L’ultima pellicola è il dramma giovanile Io e te (2006) tratto dall’omonimo romanzo di Ammaniti. 

 

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