Al Biografilm Festival 2018 arriva l’opera prima di Tea Falco, attrice nota principalmente per Io & Te di Bernardo Bertolucci, con il documentario, Ceci n’est pas un cannolo. Si tratta di una pellicola ambientata interamente in Sicilia e incentrata sull’origine della vita, Adamo ed Eva, sulle prospettive diverse e allegoriche che hanno dato vita all’eterna diatriba del peccato originale. La metafora biblica viene ripercorsa attraverso enunciati matematici, antropologici e con personaggi bizzarri, siciliani doc che disquisiscono sulla quotidianità della vita. Il tutto intervallato da un cannolo, un elemento tradizionale della vera Sicilia. Un simbolo genuino, amato e che ha sfamato generazioni di isolani. Una visione particolare, intima e che omaggia la terra e si fa promotrice di valori fondamentali per la creazione di una società sana e prospera: l’occupazione giovanile.

Questo lungometraggio di debutto di Tea Falco, tuttavia, non riesce a colpire. Troppo parlato, troppo allegorico e concettuale per far emergere la sua poetica che, di principio, è molto interessante. Tuttavia, lo svolgimento è gestito con superficialità e con banalità. Gli interventi costruiti in maniera teatrale rendo la pellicola un ibrido mal riuscito tra realtà e finzione. Né carne né pesce, non è un’opera di finizione e né documentaristica. Questi intermezzi sono dispersivi e si amalgamano in malo modo con le parti di vita vissuta dei siciliani. Un’accozzaglia di citazioni intellettuali che sembrano essere messe in scena per dare forma e contenuto ad una storia di per sé, sterile e povera. Una storia debole e che alla fine, accentua un virtuosismo personale piuttosto che venire incontro allo spettatore. Troppo bloccata nella sua forma di astrattismo; Ceci n’est pas un cannolo è un film inconcludente. Un lungometraggio che si incarta e con un linguaggio contorto e poco incisivo. L’esposizione è da rivedere in quanto lo sviluppo delle tematiche rimane circoscritta all’élite intellettuale, l’unica in grado di capire le metafore presenti. Infatti, tale linguaggio è precluso all’audience “di media cultura”, il che va in contrasto con la rappresentazione della vita quotidiana di poveri siciliani che esigono e richiedono un cambiamento per migliorare la loro terra natia. Quindi si tratta di un’opera che si riflette in se stessa, si piace da sola e che presenta pochi elementi discorsivi. Un film personale, con uno sguardo soggettivo e con discorsi codificati dalla regista per piacere a sé stessa. I film non si fanno per far piacere a se’ stessi ma per comunicare qualcosa di significativo, per intrattenere e per far emergere un qualcosa, una visione e una prospettiva. Strizza l’occhio a forme artistiche concettuali ed avanguardiste e si propone come un film artistico, tuttavia, non riesce nel suo intento e si conferma un film brutto, inespressivo e insipido.

Il film è co-prodotto da Sky Arte ed uscirà in televisione, sulla piattaforma Sky, il 29 giugno.

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