Ritorna il nostro amato Dottore con lo speciale di Capodanno, Revolution of the Daleks. Si tratta di una puntata dalla durata maggiore (1h e15’) che rientra nella categoria special, ovvero quegli episodi trasmessi a fine anno, in cui vengono effettuate piccole o grandi modifiche narrative che influenzano il futuro del franchise televisivo. Spesso gli episodi speciali sono i veri atti conclusivi delle stagioni e sono molto attesi perché presentano numerosi momenti di intensità emozionale. Nonostante le varie voci sul possibile addio di Jodie Whitaker, possiamo garantire, senza fare grossi spoiler, che tornerà nella tredicesima stagione. Tuttavia, lo show apporrà delle modifiche sostanziali e cambierà nuovamente composizione. Nulla di significativo, ma avverrà un mini-reboot.

La storia si ricollega immediatamente al finale della dodicesima stagione in cui troviamo il nostro Dottore in prigione, solo e inerme. Il guscio Dalek distrutto nel precedente episodio viene recuperato da uno scienziato (Leo) che insieme a Jack Robertson (visto precedentemente in Aracnidi nel Regno Unito) lo rende un drone sofisticato per la sicurezza nazionale. Proprio grazie ai suoi agganci, Robertson convince il ministro della sicurezza del Regno Unito a comprare questi prototipi, senza sapere che in realtà sono il veicolo di potenti esseri distruttivi. Passano i mesi, Yaz, Gram e Ryan sperano nel ritorno del Dottore, ma nel frattempo sono cambiati; si sono mantenuti vigili e stanno indagando sulla comparsa dei droni-dalek. La più attiva è Yaz che non riesce a lasciarsi alle spalle le avventure spaziali con il Dottore.

WARNING: Embargoed for publication until 00:00:01 on 05/12/2020 – Programme Name: Doctor Who Special 2020 – Revolution Of The Daleks – Picture Shows: Robertson (CHRIS NOTH), Leo Rugazzi (NATHAN STEWART-JARRETT) – (C) BBC Studios – Photographer: James Pardon

La situazione precipita quando Leo clona l’essere alieno rinvenuto nella carcassa originale. L’essere fugge e lo manipola per creare un esercito di dalek per conquistare l’intero pianeta Terra. In soccorso arriva l’immortale capitano Jack Harkness che riesce a liberare il Dottore giusto in tempo per fermare la “rivoluzione dei Dalek”.

La dodicesima stagione ci aveva mostrato un netto miglioramento rispetto alla precedente che si era rivelata deludente, piatta e alla ricerca di un suo nuovo ritmo narrativo. Troppo timida e alla costante ricerca di una forma in grado di veicolare una mitologia fantascientifica di oltre cinquant’anni. Revolution of the daleks incarna i punti di forza e di debolezza delle due precedenti stagioni, proponendo una storia che vive di sprazzi, di momenti, altalenante che, nonostante numerosi difetti, trova una via per sopperire alla crisi identitaria che avvolge il nuovo corso. In questo speciale ci sono dei lampi promettenti e delle parti drammatiche profonde, in cui i personaggi vengono ben sviluppati. Un punto di non ritorno che segna un cambiamento all’interno della composizione del nucleo dei protagonisti.

Chibnall sta ancora plasmando la sua creatura, ma è sulla buona strada. Le storie stanno migliorando sotto tutti i punti di vista e sta trovando una propria identità ben definita. Questo episodio si rivela profondo, stratificato e pieno di sfaccettature. Se l’elemento narrativo del mondo senza il Dottore (che poteva essere un aspetto interessante da esplorare) viene liquidato con poco, la trama acquisisce profondità dando ampio spazio ai companion che evolvono e portano avanti la narrazione. Inoltre, la puntata mette in mostra numerosi riflessi politici totalitari e di insicurezza che fanno da specchio allo sguardo internazionale contemporaneo, fatto di tensione, di paura, di proteste e alla ricerca spasmodica di tutela e controllo. C’è una velata critica alla società britannica, con un Primo Ministro che richiama molto Theresa May, in cui viene estremizzato il concetto di sicurezza nazionale e vengono sfruttati dei robot in nome della “Sicurezza Nazionale”. Un espediente che ricorda, parzialmente, Robocop.

Doctor Who Special 2020 – Revolution Of The Daleks – TX: 01/01/2021 – Episode: Doctor Who Special 2020 – Revolution Of The Daleks (No. n/a) – Captain Jack Harkness (JOHN BARROWMAN) – Photographer: James Pardon

Il ritorno del Capitano Jack piacerà ai nostalgici della serie, infatti, il personaggio, nonostante sia immortale, non compariva dall’era di Russel T. Davis (showrunner delle prime quattro stagioni). La comparsa sembra una forzatura, ma alla fine, ha un compito ben preciso e, a livello narrativo, non disturba, anzi, all’interno della vasta mitologia di Doctor Who, si rivela la persona adatta a fare una “toccata e fuga”. Sicuramente, il personaggio è cambiato; il capitano è diventato più loquace con questa nuova famiglia del Dottore ed entra subito in confidenza (Tant’è che cita anche Rose, la compagnia del Dottore nelle prime due stagioni). Spaccone, sopra le righe, incurante del pericolo e alla costante ricerca di avventura. Il suo ritorno è ben accetto e visto che il Dottore è perso nei suoi pensieri, dovuti ai traumi della passata stagione, la sua presenza è di vitale importanza per svettare la minaccia dei Dalek.

 

Doctor Who Special 2020 – Revolution Of The Daleks – The Doctor (JODIE WHITTAKER), Yasmin Khan (MANDIP GILL) – (C) BBC Studios – Photographer: James Pardon

Prosegue la crisi di identità del nostro Dottore. Anche questo speciale di Capodanno 2021 ci mostra un protagonista amareggiato, senza punti di riferimento, distratto e in profonda crisi. In piena rivoluzione che si ritrova a fronteggiare gli essere più distruttivi dell’intero universo. Pensieroso ed emotivamente abbattuto. La riunione di famiglia con i suoi compagni e con il suo amato Tardis è un momento dolce, toccante, anche se la sua assenza ha mutato i loro legami. Sono passati ad altro. Nonostante sia un Signore del Tempo, in questo caso, il suo ritorno è fuori tempo massimo per cambiare il destino della sua famiglia. Tutti loro sono cambiati e si mantengono a distanza per paura di rivelare troppo sui loro pensieri, sui loro conflitti interiori. Nonostante appaia distaccato e focalizzato su altre frequenze, il Dottore riesce a trovare la soluzione ideale per sconfiggere questi cloni dalek, chiamando…i dalek. Gli originali Dalek, provenienti dallo spazio, vogliono mantenere la razza pura e perciò eliminano le anomalie terrestri, aiutando indirettamente i nostri protagonisti. Questo espediente, che si rifà ad altre questioni totalitarie come la purezza genetica, rievoca le guerre civili dei Dalek che sono state ampiamente sfruttate nella serie classica di Doctor Who. In questo caso, non otteniamo una guerra ma una risoluzione di conti, molto rapida, in cui, con un colpo solo, il nostro Dottore riesce, utilizzando il Tardis come una sorta di Cavallo di Troia, ad annientare questa divisione di veri Dalek. Questo finale si rivela sorprendente in quanto non porta a nessuna morte dei protagonisti. Generalmente le storie Dalek sono state utilizzate per portare ad una morte eroica, emotivamente straziante, in cui i protagonisti vengono uccisi; in questo caso, non accade nulla di tutto ciò.

Come ridimensionare, senza uccidere i protagonisti? Chibnall preferisce gestire la perdita con un vuoto interiore, piuttosto che con la morte. Come prevedibile dalla diegesi, i compagni sono stati troppo tempo assenti nello spazio, si sono abituati alla vita terrestre e hanno smesso di sperare in ulteriori avventure. Grahm e Ryan si sono rassegnati e hanno acquisito consapevolezza di voler continuare a vivere sul loro pianeta natale, consci di aver vissuto numerose avventure; perciò, alla fine, decidono di separarsi dal Dottore, in una scena davvero toccante e struggente. Yaz invece, ancora “drogata” dai viaggi nel tempo, preferisce rimanere a bordo e proseguire le sue avventure. Di solito i companion hanno abbandonano con riluttanza il Tardis, spesso venivano schiacciati da qualche trauma ed erano consapevoli che il loro tempo con il Dottore era limitato. Nelle ultime stagioni la loro presenza era stata strappata via. In questo caso, Chibnall preferisce una risoluzione pacifica, dovuta all’inevitabile scorrere del tempo. I dieci mesi sono un lasso di tempo importante per un terrestre e il nostro duo, nipote/nonno, è andato oltre. Il loro addio è meno viscerale, ma altrettanto commuovente perché dovuto al naturale corso della vita. Il Dottore può essere un Bambino Senza Tempo, ma Ryan e Grahm no. Un finale agrodolce. Chibnall sceglie di dire, non mostrare, la vita senza il dottore. Ryan rivela che si è riconnesso ai suoi amici e che hanno bisogno li lui mentre Grahm non se la sente di abbandonare il nipote. La loro storyline all’interno di Doctor Who si conclude come se fosse un inno alla vita, a godersi il momento, in cui, nella stessa collina di Sheffield dove tutto ebbe inizio, Grahm sta insegnando al nipote ad andare a bicicletta. In allegria, rievocano le loro avventure. Quasi come se fossero state parte di lungo e bellissimo sogno. Ne hanno passate tante e nonostante sia un addio, il loro saluto avviene in controluce, dove vanno incontro alla speranza, alla vita, al loro futuro. Alla loro crescita come esseri umani.

Revolution of the Daleks non sarà uno dei migliori episodi speciali di Doctor Who, ma all’interno della sua immensa mitologia serve come punto di ripristino. Un nuovo cambio di rotta. La storia segna la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra avventura. Il ritmo sta carburando e il Dottore rimane comunque al centro della storia. Nonostante le difficoltà narrative, la serie sta cercando di proporre nuove soluzioni per intrattenere, educare e per far vivere agli spettatori, grandi momenti che abbracciano spettacolarità e intimità.  

 

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