Il 10 luglio è arrivato su Netflix il cinecomic The Old Guard, pellicola basata sull’omonimo fumetto di Greg Rucka (qui in veste anche di sceneggiatore) incentrata su un gruppo di immortali, interconnessi tra di loro, che durante i secoli hanno aiutato l’umanità. La loro vita viene stravolta con la comparsa di una nuova immortale, Nile, e sono costretti a scappare da una multinazionale farmaceutica che ha scoperto il loro segreto e vuole replicare il loro genoma di immortalità.

Il lungometraggio ha un buon ritmo e una storia semplice e lineare. Una buona impressione anche se non del tutto convincente in quanto ci sono delle “zone grigie” , delle sottotrame poco esplorate e che servono per anticipare gli eventuali sequel. Quindi è un po’ difficile valutare questa pellicola in quanto è chiaramente un primo atto di un’ipotetica trilogia. Tuttavia, questo lungometraggio ha mostrato un buon potenziale per un cinecomic originale e atipico. Il merito va soprattutto ai protagonisti, il clan di immortali composto da Chrlize Theron (Andy), Matthias Schoenaerts (Booker), Luca Marinelli (Nicky), Marwan Kenzari (joe). La loro alchimia funziona e anche i loro personaggi sono ben sfaccettati e strutturati. Ognuno di loro ha un proprio background e le loro motivazioni sono di facile comprensione. Ognuno di loro ha momenti d’impatto emotivo e la loro pluralità di linguaggio offre momenti di empatia e di tensione.

La storia è un thriller d’azione con sfumature sovrannaturali. C’è molta azione, ma nonostante tutto i personaggi hanno momenti di intimità, di “dialogo”. L’ottimo ritmo alternato tra questi due frangenti (azione e dialogo) permette a The Old Guard di essere un buon action movie, godibile e d’intrattenimento. Il plot è interessante e all’interno della storia sono presenti dei forti momenti di tensione che accrescono il climax emotivo del lungometraggio. Inoltre, le radici storiche del gruppo portano alla pellicola quell’aura di mistero che intrigano lo spettatore e lo incoraggiano a scoprire il più possibile sulla mitologia interna del film e dei propri protagonisti. Il gruppo ha un certo fascino ed è coeso. Inoltre, il loro essere immortali li porta a conflitti morali profondi (chi vuole vivere per sempre in solitudine?) che portano a divergenze.

La perdita è un elemento drammatico molto importante all’interno diegesi della pellicola in quanto è il motore cardine. I personaggi, essendo immortali, hanno vissuto molti anni in solitudine e, nel tempo, hanno perso le proprie famiglie. La stessa Andy, leader e “vecchia” del gruppo, ha sofferto per la perdita del suo “clan” originale e si sente in colpa per non aver salvato una sua vecchia compagna. The old guard è pregno di questo elemento ed ognuno dei personaggi presenti al suo interno ha avuto a che fare con questo sentimento. La stessa Andy, soffocata dalla sua eterna vita millenaria, è stanca della sua immortalità; vorrebbe vivere una vita piena ma vive un conflitto quando scopre di aver perso il suo potere. In quell’attimo percepisce la sua fragilità e scopre la paura della morte.

Un altro elemento cardine alla riuscita della pellicola è la mitologica. Il film riesce a spiegare in modo semplice come funziona la propria mitologia interna. Seppur non si sbilanci troppo sul perché di alcune cose, il lungometraggio spiega le basi (e le leggi) del proprio mondo in modo chiaro e diretto. Svela quanto basta per far proseguire la storia e anticipa alcune storyline delle prossime (usandole come introspezione per i protagonisti).

Questo primo capitolo ha dimostrato il potenziale di questo franchise e sicuramente Netflix proseguirà con l’esplorazione della mitologia di questo mondo in altre pellicole. Già in questo lungometraggio sono presenti numerose anticipazioni alle trame successive. Per tirare le somme, nel suo complesso si tratta di un buon prodotto d’intrattenimento, le azioni sono ben dirette e la storia, anche se non eccelsa, è interessante ed intrigante. Non ci sono dei momenti di grande cinema o epicità, tuttavia, The Old Guard si guarda volentieri. Buon ritmo con sviluppi semplici (buoni vs cattivi) senza annoiare.

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