La saga di Rocky continua con una nuova avventura con la seconda pellicola dedicata al “figlioccio”, Adonis Creed, figlio del suo più caro amico Apollo. Questo secondo capitolo conferma che c’è ancora molto da raccontare della mitologia del pugilato di Rocky Balboa. Il tempo passa e le generazioni si susseguono ma il concept rimane lo stesso: creare un dramma sul pugilato che utilizza la metafora sportiva per raccontare i problemi della vita, del superamento degli ostacoli e del non arrendersi mai di fronte alle avversità. I film su Rocky hanno sempre avuto una struttura narrativa tradizionale, semplice, ma funzionale per mettere in scena dinamiche drammatiche che trattano di seconde possibilità, di redenzione, di rivalsa. Dopo un primo capitolo sorprendete, che ha riesumato tale mitologia, arriva al cinema un secondo capitolo che si conferma solido e, complessivamente, un bel film che trascende la rivalità sportiva.

Per mantenersi congruo alla mitologia interna, come antagonista, viene ripescato uno dei nemici più iconici di Rocky: Ivan Drago. Il lottatore russo fu colui che uccise sul ring Apollo Creed in Rocky IV. Più di trent’anni dopo, l’amatissimo “ti spiezzo in due” torna in azione con suo figlio, Viktor, pronto a fidare Adonis, figlio di Apollo, fresco vincitori della cintura dei pesi massimi del pugilato.

Apparentemente, la storia potrebbe sembrare una sorta di “revenge movie sportivo” , ma in realtà, Creed 2, offre numerosi spunti drammatici che mostrano che il franchise è maturo ed è in grado di parlare di numerose tematiche che hanno affinità con la vita quotidiana. I grandi protagonisti sono Ivan e Viktor Drago in quanto sono loro che portano avanti la storia e, alla fine, sono loro i personaggi più importanti. Emarginato dal mondo del pugilato per la sconfitta con Rocky, Ivan ha covato odio e vendetta per anni e ha trasmesso tali sentimenti anche suo figlio, Viktor. Entrambi sono cresciuti nella povertà e con l’abbandono da parte della moglie/madre. Cresciuti in cattività, meditano una rivalsa, una seconda occasione. In particolare, Ivan è colui che ha un messo maggiore nella storia poiché ha cresciuto lui il ragazzo ed è colui che trasmette valori negativi a Viktor. Il ragazzo, grande e grosso, in realtà, si affida al genitore, suo unico pilastro famigliare, e soffre dell’abbandono da parte della madre. Per far felice suo padre, cerca di battere Adonis, ma in cuor suo sa bene che non ha niente contro di lui. Entrami cercano approvazione, il primo da parte dell’élite del pugilato sovietico che l’ha scaricato anni fa, mentre il secondo dalla madre e spera di non deludere il padre.

Tutti i personaggi di questa storia soffrono di un vuoto. Una perdita che può essere sia fisica che mentale. Hanno paure di perdere qualcosa e si fanno intimorire dalle loro paure. Rocky non si dà pace per il mancato rapporto con suo figlio e con il suo nipotino, perciò non trova il coraggio di chiamarlo e di ricongiungersi. Bianca e Adonis portano avanti la loro relazione con l’arrivo di una bambina e la paura che la piccola possa nascere sorda. Inoltre, il giovane pugile vive una sorta di trauma con l’arrivo del figlio di Ivan Drago che lo sfida per il titolo. Come si può evincere, all’interno di Creed 2 ci sono tante storyline drammatiche e che dimostrano che la pellicola va al di là del dramma sportivo e che si rifà direttamente a sentimenti umani universali. La cosa bella di questo seguito è che funziona molto bene sia dal punto di vista drammatico che sportivo.

Seppur dalle dinamiche narrative tradizionali, il lungometraggio presenta una storia coinvolgente, emotiva e ben strutturata. Tutti i personaggi hanno una parabola drammatica sviluppata in modo semplice e comprensibile. Inoltre, ognuno di loro vive momenti di paura e di incertezza. Questo secondo capitolo è un viaggio interiore, uno scontro intimo e personale per trovare la forza per superare i propri ostacoli. Il triangolo Balboa-Drago-Creed funziona molto bene e tutti e tre i nuclei vivono di traumi del passato. Ferite ancora aperte che, forse, non si emargineranno mai. La mancanza è qualcosa di essenziale per portare avanti la storia. La paura di perdere, non solo dal punto di vista sportivo, sotto l’aspetto psco-fisico.

In questo secondo capitolo, le fatiche sportive sono la manifestazione metaforica del viaggio interiore di Adonis. Le due cose si sommano, si accavallano e si fondono in un’unica storia pregna di emozione e di tensione. Ci sono tanti elementi nel film ma l’elemento cardine rimangono sempre le relazioni umane, le persone.

Creed 2 è un ottimo sequel. Un buon secondo capitolo della storia che arricchisse ancora di più la mitologia di Rocky presentando una storia emozionante, d’altri tempi, che coinvolge e intrattiene. Le dinamiche drammatiche vengono raccontate in maniera congrua e sentimenti quali dolore, perdita e paura di fallire, sono messi in evidenza attraverso una metafora sportiva molto potente. Oltre alla componente umana, ciò che rende Creed 2 è il perfetto bilanciamento con la controparte sportiva. Lo scontro viene enfatizzato attraverso una costruzione epica dove l’epopea raggiunge alti livelli di intensità visiva ed emozionale. Un crescendo ben dosato e caricato di tensione grazie allo sviluppo sagace e passionale. Un climax in crescendo e che trova il suo apice nello scontro finale dove tutti i personaggi mettono definitamente fine ai loro timori e smettono di pensare al passato. Il film offre una tale potenza metaforica che coinvolge e commuove. Creed 2 è un prodotto filmico caldo, accogliente, che ci presenta una storia umana che va di pari passo con il dramma sportivo. Una storia dalla struttura d’altri tempi, riadattata, con efficacia, per piacere alle nuove generazioni. Come accadde con Rocky, anche Creed è destinato a diventare un cult della cinematografia.

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