Esiste un legame indissolubile che da quando è nato, nel 1986, lega Dylan Dog al cinema horror. Come sapranno i lettori più attenti ma soprattutto gli appassionati del macabro su pellicola, l’Indagatore dell’Incubo ha infatti più e più volte omaggiato nelle sue avventure i grandi maestri della paura, da Romero a Hooper, da Craven a Kubrick, da Browning a Hitchcock, tanto per citarne alcuni. Come è già stato annunciato qualche mese fa, il volume che da oggi sarà possibile trovare in edicola, il numero 383, è invece un’incursione più unica che rara nel nostro cinema a tinte fosche, poiché l’ultima storia del detective di Craven Road, “Profondo nero”, è stata scritta nientemeno che da Dario Argento, con la collaborazione di Stefano Piani, e fortemente voluta dal curatore Roberto Recchioni.

In questo episodio “diretto” dal Master of Horror italiano, Dylan si imbatte nel fantasma della bellissima e misteriosa Beatrix, una modella di BDSM morta in circostanze misteriose. Indagando nel mondo del sadomasochismo e parallelamente in quello dell’ipocrita aristocrazia britannica, Dylan scoprirà una bizzarra correlazione tra la scomparsa della ragazza e l’antica tradizione dei whipping boy, i capri espiatori per le punizioni corporali ai giovani e disobbedienti figli dei nobili.

La presenza di Dario Argento penetra nella vicenda in maniera sottile e attraverso numerose citazioni, a cominciare dal titolo per poi proseguire con il motivo investigativo dei primi thriller, le locandine di Inferno e Profondo rosso nella bottega dei fumetti di Milford Chapman (che ricorda molto il famoso negozio di via dei Gracchi, a Roma), il killer dalle mani guantate, la presenza di personaggi “animaleschi” che primeggiano anche in copertina, la cruciale partecipazione dell’arte e la fondamentale importanza della componente onirica, decisiva e rivelatrice. Infine, come nella maggior parte degli incubi di Argento, nel “vero finale” l’assassina si rivela essere una donna, Mary Anne, eliminata a colpi di mannaia (i fan di Profondo rosso avranno sicuramente colto la citazione).

Ad un’analisi più concreta, sebbene la storia in sé si mantenga indubbiamente in linea con il consueto stile bonelliano, la mano del regista emerge più prepotentemente con il legame tra l’assassina e Beatrix, suo amore perduto, che ricalca quel sottotono di morbosità e di deviazione sessuale molto presente nelle trame e nei personaggi di Argento. Il motivo del sadomasochismo, tema portante della vicenda, è invece estremamente ricorrente, non tanto nelle trame del cinema argentiano, quanto nel suo rapporto con il suo pubblico, sul quale molto spesso la saggistica si è interrogata. Ciò che ne scaturisce potrebbe dunque essere interpretato come una sorta di discorso metatestuale in onore dei seguaci del Maestro, che prende vita nelle meravigliose illustrazioni, fumose, ombrose e a tratti spigolose, del veterano Corrado Roi, perfettamente rappresentative dell’atmosfera macabra e romantica che si respira nella lettura.

“Profondo nero” è l’incontro delle due icone dell’horror italiano e, al di là della vicenda del fumetto, rappresenta un vero e proprio evento storico, da omaggiare assolutamente con la lettura del volume; nell’attesa è possibile farsi solleticare da questo trailer targato Bonelli.

Ecco la copertina:

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata