Robert Heyden, consumato produttore cinematografico, torna a dirigere un lungometraggio sette anni dopo l’esordio Ecstasy. Il film in questione è l’horror Isabelle, con Amanda Crew e Adam Brody nei rispettivi panni dei coniugi Larissa e Matt. La coppia cercherà di farsi forza dopo aver perso il figlio in una difficile gravidanza, ma le paranoie di Larissa aumenteranno sempre più, fomentate dalla presenza di una misteriosa ragazza (Zoë Belkin) nella casa accanto.

Nonostante la breve durata, la visione risulta faticosa. Non fosse per l’interpretazione di Amanda Crew, che porta in scena l’ansia e la disperazione di Larissa con la necessaria intensità, Isabelle sarebbe l’equivalente filmico della pece. Trama arrancante, nessun tipo di innovazione, componente orrorifica ridotta al minimo e un finale che sembra quasi provenire da un altro film; tutto contribuisce a rendere Isabelle uno degli horror più scialbi degli ultimi anni.

Oltre al danno la beffa, sottolineiamo che Heydon ha un’esperienza ventennale nel mondo del cinema. Non come regista, certo, ma risulta bizzarro che un cineasta così inserito nell’ambiente si trovi così poco a suo agio nel gestire una storia tutto sommato lineare. L’horror non è un genere così semplice da approcciare, come in molti nel settore sembrano ancora pensare. La magra figura rimediata con Isabelle ne è una prova ulteriore.

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