Divertente e politicamente scorretto, Io sono Tempesta di Daniele Luchetti non è un film che vuole aprire gli occhi sul divario fra ricchi e poveri, come apparente potrebbe sembrare ma, è una pellicola che porta avanti un tema più profondo e forse non pienamente sviluppato: la realtà italiana. Partendo dalla tragicomica vita di Numa Tempesta (Marco Giallini), Luchetti non disdegna un richiamo ai film nazionali del passato per porre l’attenzione su una situazione reale e attuale, seppur raccontata con toni irrealistici.

Numa Tempesta, vagamente ispirato ad un noto imprenditore italiano condannato ai servizi sociali, è un miliardario che vive in un hotel lussuoso e ammazza il tempo progettando investimenti in Kazakistan. A porre fine alla sua libertà c’è una sentenza che lo obbliga a fare volontariato in un centro di assistenza per i senzatetto, dove si trovano spesso Bruno (Elio Germano) e suo figlio Nicola (Francesco Gheghi). Inizialmente disprezzato per il suo atteggiamento, soprattutto dall’integerrima direttrice Angela (Eleonora Danco), Tempesta avrà l’opportunità di legare a suo modo con Bruno, Nicola e buona parte del gruppo.

Senza girare intorno al tema centrale del film, come già anticipato, Io sono Tempesta non è una pellicola sul divario o sui benefici che possono scaturire dall’unione di due vite agli antipodi. Certo le basi della commedia sono sempre le classiche, dove il ricco è sempre il ricco di soldi ma, povero di spirito e il povero è sempre il povero di denaro ma, ricco di umanità. Tuttavia, il realismo del film è soprattutto nelle scelte politicamente scorrette dei personaggi, che abbraccio un pensiero negato ma, insito nella natura umana o, forse, solo tipico della visione italiana: i soldi fanno la felicità. Ed è proprio su questo assioma che si muove il branco, non disegnando il vile denaro ma, anzi, avvicinandosi sempre di più alle maestrie dei “potenti”. In particolare, il personaggio di Tempesta, che durante la pellicola si allontana dell’imprenditore italiano che inizialmente voleva rappresentare, conduce a sé i nuovi adepti, i poveri e le escort/studentesse di psicologia, alimentando in modo egoistico e ingenuo questa metafora della vita.

Con una sorprendente interpretazione di Elio Germano e una perfetta coppia antitetica, Io sono Tempesta si articola in momenti di pura comicità che vogliono raccontare in modo diverso la realtà, senza discorsi epocali o discussioni melodrammatiche. Ciò nonostante, l’ottima fotografia di Luca Bigazzi, che riesce anche far emergere il dislivello emotivo delle vite presenti nel film, non è in grado di sopperire ad alcune mancanze della trama. Sebbene le volontà di Luchetti siano state onorevoli ed egualmente percepite con una visione accurata della pellicola, il film è risultato scarno, portato avanti da una trattazione tematica che non è riuscita a raggiungere il punto. I personaggi, che inizialmente sembrano orientati verso una direzione, improvvisamente virano e lo fanno in un modo così repentino e conclusivo che lo spettatore si ritrova spiazzato. Tutta la trattazione sembrava rivolta verso uno scopo – Un cambiamento? Un colpo di scena? Una presa di coscienza? – ma, l’aspettativa finale non viene mai pienamente soddisfatta. Io sono Tempesta è una pellicola con una buona base, un ottimo cast e una spettacolare regia ma, si impoverisce nello sviluppo tematico che non riesce ad inviare pienamente il suo messaggio, risultando frammentato e incompleto.

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