Il passato di Sherlok Holmes è sempre stato fumoso e misterioso. Nei racconti compare di volta in volta il fratello maggiore, l’intelligente e ammanicato, Mycroft, ma in alcuni di essi viene suggerita la presenza di una misteriosa sorella minore di pari intelletto ai due fratelli Holmes. La serie Sherlok di Steven Moffat ha esplorato tale personaggio, proponendolo al grande pubblico come villain in una riuscita stagione dello show BBC, ma lo sviluppo della sorellina Holmes è stato ampiamente approfondito in una serie di romanzi per ragazzi della scrittrice Nancy Springer che ha dato vita al ciclo letterario di Enola Holmes.

Dopo ben sei romanzi, Enola Holmes raggiunge il mondo filmico grazie all’adattamento dello sceneggiatore/autore teatrale Jack Thorne e al regista Harry Bradbeer. Questa prima pellicola, sviluppata dalla Legendary Pictures, arriva in streaming via Netflix. Il cast è composto da grandi nomi del cinema come Harry Cavill (Sherlock), Sam Claffin (Mycroft) e Millie Bobby Brown nei panni di Enola.

Il personaggio viene rielaborato attraverso una forte componente femminista dove la madre degli Holmes si rivela un’istruita, colta e indipendente donna che istruisce la figlia verso l’emancipazione, al cavarsela da sola senza aspettare l’aiuto degli uomini. Perciò la giovane Enola, sin dalla più tenera età, viene addestrata nella lotta, nelle arti marziali e in altre attività che poco si confanno alle donne dell’epoca vittoriana. Viene cresciuta come una sorta di novella Giovanna d’Arco, come donna forte ed intelligente, in grado di tenere testa ad un uomo che viene visto come un suo pari. Una cosa rivoluzionaria per quegli anni. Ovviamente, per una questione di storia, la chiave femminista era indispensabile per mettere in luce le caratteristiche della giovane Holmes. Un po’ per rendere la storia accattivante ad un pubblico di giovanissime contemporanee, fornendo un modello da seguire in cui le ragazze possono immedesimarsi e creare quel legame emotivo ed empatico con la protagonista, e dall’altro lato per giustificare lo sviluppo narrativo del lungometraggio. In questo modo, seppur non aderente alla storicità dell’ambientazione, la pellicola viene “giustificata” per fini narrativi e per portare avanti la storia di indipendenza della giovane Enola che inizia a seguire le orme del suo famoso fratello, Sherlock.

L’incipit è molto semplice e riuscito. Enola viene cresciuta in modo indipendente dalla madre, tuttavia non conosce nulla del mondo. All’improvviso, la genitrice scompare ed è costretta ad essere presa in custodia dai suoi fratelli maggiori Sherlock e Mycroft. Quest’ultimo, vero tutore legale, vuole metterla in collegio per renderla una donna mansueta e d’alta società. Tuttavia, la giovane, cresciuta in maniera ribelle, scappa di casa e si mette alla ricerca della madre scomparsa. Il suo cammino si legherà a quello di un giovane Lord che è costretto a scappare di casa per salvarsi.

La pellicola gioca molto sull’avventura ed è focalizzata sulla giovane coppia protagonista. Si tratta della classica avventura di formazione in cui i personaggi principali vivono una storia di crescita e di emancipazione. Costretti a cavarsela da soli devono imparare a vivere in maniera autonoma e indipendente. Entrambi sono obbligati a scappare in quanto si ribellano ai loro parenti più grandi, rivendicando la loro emancipazione, il loro diritto di scegliere come vivere la propria vita senza necessità di essere guidati o mantenuti da altri. Il topico passaggio dall’adolescenza alla fase adulta che il lungometraggio attiva in maniera “forzata”, attraverso un escamotage, un mistero che rimane semi-irrisolto. La scomparsa della madre si rivela il pretesto ideale per far maturare la giovane Enola e per metterla di fronte alle difficoltà del mondo e, narrativamente, si rivela il mezzo per far decollare la storia in quanto viene intrecciata con quella del giovane Lord. Il tutto per portare la protagonista ad essere una detective in erba al pari di suo fratello Sherlock.

Ebbe, la storia è focalizzata su un pubblico di giovanissimi. In particolare ragazze, quello è il suo target e come pellicola di intrattenimento che ha una “donna del domani” come protagonista, si rivela un buon lungometraggio. Ricco d’azione, avventura e con una protagonista forte che viene vista come una sorta di modello. Tuttavia, seppur sia un prodotto carino, il lungometraggio presenta anche delle cose non riuscite. Narrativamente è piuttosto forzato e il fatto di dialogare direttamente con lo spettatore, in quanto Enola spesso si rivolge direttamente alla cinepresa, non si rivela una scelta azzeccata in quanto fuori tono. Sarebbe stato meglio focalizzarsi sull’avventura e sull’aspetto di emancipazione femminile senza strizzare l’occhio ad elementi meta-narrativi (la cosiddetta quarta parete). Inoltre, la storia è ricca di personaggi secondari, troppi e molti di essi non rendono lo sviluppo cosi fluido e appassionante; inoltre non portano nulla allo svolgimento e hanno solo il compito di “allungare il brodo”, di ingolfarla. Difatti, dura troppo, oltre due ore, per un’avventura semplice e che poteva benissimo essere ridotta in meno tempo. I fratelli Holmes, seppur marginali, sono ben resi e funzionano in quanto le loro caratteristiche intrinseche non vengono snaturate nella pellicola, tuttavia, vengono depotenziati per evidenziare le qualità della loro sorella. Però hanno un’importante funzione narrativa e la loro presenza ha una finalità importante nello sviluppo diegetico. Il tutto anche per una questione di appeal, in quanto una pellicola sugli Holmes ha un forte interesse per il grande pubblico. Anche la forte presenza femminista si rivela basica e trattata in maniera superficiale. Il tutto si ridice a rendere la donna pari all’uomo portandola a competere costantemente per poter essere accettata.

La pellicola si può ricondurre al genere young adult con un target prettamente femminile e se si vede con quest’ottica, Enola Holmes può essere considerata una buona visione, tuttavia non è memorabile e rimane narrativamente debole con molte forzature. Niente di memorabile o di eccezionale. Niente di appagante, stuzzicante, un po’ piatta come pellicola e senza delle grosse scene emozionali. Tuttavia, rimane un prodotto dall’ottimo potenziale.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata