Biografilm Festival propone Hannah, opera del regista italiano Andrea Pallaoro, presentato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. È il film che ha fatto vincere a Charlotte Rampling la Coppa Volpi come Miglior Interprete Femminile.  La pellicola racconta una storia di vita solitaria, triste ed effimera. Un breve arco temporale di una persona, di Hannah, una donna anziana rimasta sola e che consuma i suoi giorni da sola e senza affetti.

Pochi dialoghi, inquadrature fisse, messinscena classica (sia sotto il profilo della costruzione del personaggio che della fotografia con luci di tagli efficaci e intense) e una recitazione fatta per sottrazione che mette in mostra, con gesti e sguardi, l’anima solitaria di Hannah. Il film è molto emotivo e, nonostante non sia un lungometraggio canonico con una trama che ha un inizio ed una fine, mantiene alta la concentrazione e l’intensità. Si sa poco della storia, del background della protagonista. La camera segue la sua vita senza “intromissioni”, senza avvicinarsi troppo. Sta fissa, la osserva e permette allo spettatore di entrare, quasi in maniera voyeurista, nella sua intimità. Sembra quasi messa per documentare, un occhio che segue un’anima senza fornire nessuna coordinata spazio-temporale. La musica extradiegetica non è presente, solo suoni e rumori che fanno parte della diegesi. Nessun’abbellimento scenico e nessun rafforzativo. Sotto certi aspetti, quasi un film neorealista. La vita di Hannah viene raccontata in maniera semplice, ma proprio questo “povertà” rende grande e intensa la sua storia. Attraverso il suo sguardo lo spettatore vive le sue stesse emozioni, viene catapultato nel suo mondo ed essendo un essere umano i suoi sentimenti sono facilmente comprensibili in quanto tutti hanno sperimentato la solitudine, la malinconia e la disperazione. Sentimenti viscerali, intimi e profondi che Pallaoro mette in mostra attraverso una costruzione per sottrazione, fornendo meno elementi possibili in modo da  poter sottolineare maggiormente quei pochi che sono il cardine dell’intero film.

Hannah è un piccolo grande film. Girato in modo classico, racconta una scoperta dolorosa (che viene svelata man mano) e della solitudine umana. Intenso, emozionante e ben curato. Tuttavia, il successo è dovuto interamente a Charlotte Rampling che interpreta magnificamente il ruolo, fornendo intensità e spessore ad una figura che altrimenti risulterebbe piatta e banale. Grazie alla sua performance il film si mantiene alto di livello in quanto, complessivamente, è ben curato ma che dal punto di vista della costruzione narrativa è un po’ datato e “privo di mordente”. Nonostante ciò, Hannah è un buon prodotto.

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