Esistono artisti della musica italiana il cui reale apprezzamento arriva solo quando ormai non sono più tra noi, a seguito di un mero riconoscimento tardivo o per pura ipocrisia. L’accanimento che si ebbe nei confronti di Mia Martini, oggi universalmente riconosciuta come grande interprete, fu frutto di superstizione, invidia e cattiveria e ha certamente contribuito ad incrinare la carriera e la vita di una donna di indiscusso talento e sensibilità. Riccardo Donna dirige un vero e proprio messaggio di scuse tardivo alla cantante e una dedica a chi non ha avuto modo di conoscerla, raccontandone l’ascesa, la caduta e il ritorno nel suo Io sono Mia, prodotto dalla Eliseo Fiction di Luca Barbareschi e Rai Fiction.

Il film si apre con l’arrivo di Mia Martini a Sanremo nel 1989, a poche ore dall’edizione del festival che segnerà la sua ricomparsa sul palcoscenico, dopo 6 anni di silenzio, con Almeno tu nell’universo. Provata dall’ansia e dal nervosismo pre-esibizione, la cantante incontra la giornalista Sandra (Lucia Mascino) per un’intervista che diventerà un’occasione per raccontarsi intimamente. All’interno di questa cornice narrativa, verranno ripercorse tutte le tappe fondamentali del suo cammino personale e artistico, a partire dalle esibizioni nei locali di Roma col suo gruppo jazz e il suo incontro col manager Alberigo Crocetta (Antonio Gerardi), grazie al quale Mimì Bertè diviene Mia Martini. Verranno inoltre raccontati i suoi successi, la sua lotta contro i compromessi e le imposizioni delle case discografiche, la sua amicizia con colleghi del calibro di Charles Aznavour (Corrado Invernizzi), Bruno Lauzi e Franco Califano (Edoardo Pesce), che scrive per lei Minuetto. Una serie di soddisfazioni e successi mai giunti a compimento, a causa del diffondersi del pettegolezzo secondo il quale la cantante portasse sfortuna, motivo per cui molti colleghi e “pezzi grossi” dell’ambiente non vollero avere a che fare con lei. Libera interpretazione viene data invece alla sua vita privata, segnata dall’incontro sulle spiagge della Versilia con il fotografo Andrea (Maurizio Lastrico), colui che sarà il grande amore ma anche l’oggetto di accesi conflitti. Grandi assenti nella pellicola Ivano Fossati, compagno della Martini, e Renato Zero, suo grande amico.

Il film di Donna, sceneggiato da Monica Rametta, si concede numerose licenze sulle vicende di Mimì, evitando di adagiarsi troppo sulla “cronaca” e concentrandosi maggiormente sui tratti della sua personalità, sulle sue emozioni, sulle motivazioni che la spinsero a fare determinate scelte, ed ecco perché il titolo è da leggersi come una dichiarazione sia di affermazione che di appropriazione. Per un ideale ritratto della cantante, il regista ha compiuto una lunga ricerca, rivolgendosi agli amici e i conoscenti, leggendo il suo diario personale e coinvolgendo nella lavorazione le sorelle Olivia e Loredana Bertè.

A dare il volto a Mia Martini, un’immensa Serena Rossi, che – strana coincidenza – aveva già avuto modo di impersonarla a “Tale e Quale Show” alcuni anni fa. L’attrice napoletana riesce a ricostruire il complesso e variegato profilo di Mia con grande intensità, appropriandosi della sua testardaggine e del suo carattere spinoso e sensibile, ma anche trasmettendo la fierezza di una donna che ha saputo rialzarsi dopo aver pagato lo scotto dei suoi “no”, comunicando tanto l’entusiasmo e l’amore per la musica quanto la sofferenza e l’amarezza nel corso delle avversità, specialmente per colpa delle malelingue e della malattia alle corde vocali che la tennero lontana dal suo amato microfono. L’impeto emotivo di Mimì si percepisce concretamente attraverso l’interpretazione canora della Rossi, di fatto un’autentica riappropriazione, lontana da una banale imitazione che avrebbe sminuito l’intento della pellicola; un’interpretazione che ha infatti ricevuto il plauso e la benedizione di Loredana Bertè, che si è detta «colpita al cuore».

Grande merito infine agli arrangiamenti musicali, realizzati da Mattia Donna e La Femme Piège con strumenti analogici dell’epoca, alle scenografie dei teatri e dei locali ad opera di Leonardo Conte e Alessandra Panconi e ai costumi di Enrica Barbano, fedelissimi al look gipsy, bohémien e in seguito mascolini della Martini.

Io sono Mia arriva nelle sale, grazie alla Nexo Digital, dal 14 al 16 gennaio, per poi approdare sulla Rai nel mese di febbraio.

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