Favola è un film atipico, inusuale per la cinematografia italiana in quanto surrealista, bizzarro e, volutamente, sopra le righe. Si tratta dell’adattamento dell’omonima pièce teatrale scritta da Filippo Timi, diretta da Sebastiano Mauri (anch’esso dietro lo script teatrale come consulente).  Una favola grottesca, stralunata e che strizza l’occhio a celebri libri per ragazzi (favole) come Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol e Il Mago di OZ di L. Frank Baum. Tutta la costruzione narrativa e scenografica è strutturata in modo inverosimile, paradossale e stralunata. Sembra frutto di qualche droga o allucinazione. La casa sembra una zucca, ha colori sgargianti e proporzioni sfasate. Una fiaba dove un animale di pezza, un peluche, può interagire “indirettamente” ed avere una parte importante all’interno della storia. Una diegesi che mischia anche generi diversi e che, a volte, si tinge di tinte da noir classico.

La vicenda è molto semplice. Anni Cinquanta. Stati Uniti. La Signora Fairytale è la classica casalinga americana, annoiata e perennemente segregata in casa dall’autoritario marito che quando torna a casa da lavoro, vuole che tutto sia “perfetto”. Infatti, la donna vive solo per compiacere al marito. Oltre a lei ci sono dei bizzarri personaggi, tra cui la sua migliore amica, Emerald, sofferente a causa del perpetuo tradimento del marito. La vita di Fairytale cambia repentinamente quando scopre di essere diventata un uomo! Un cambio improvviso di gender che farà cambiare prospettiva alle due donne.

L’ambientazione Anni Cinquanta permette di far riflettere su concetti e tematiche passate che, tuttora, non sono state risolte completamente. Molto woman oriented, Favola rappresenta, in modo allegorico, le turbolenze e le discriminazioni da parte della società verso le donne. Ogni giorno emergono avversità verso il sesso femminile e perciò, la pellicola mette in mostra un sistema gerarchico maschilista per poi distruggerlo nel corso della vicenda.

Toni esagerati ed eccessivi per sottolineare maggiormente il paradosso e il grottesco messo in scena nella costruzione narrativa. I dialoghi riprendono vecchie pubblicità “maschiliste” che limitavano o sottodimensionavano la donna. Movenze e ripetizioni bizzarre e divertenti (come quando il suono e i baci “volanti” quando Fairytale è contenta). Infatti, la cosa positiva di Favola è il tono divertente e giocoso. Tratta di diverse tematiche serie ed attuali ma non le fa con la voglia di creare scandalo o discussione politica. Il film si “limita” a mettere in mostra la sua storia, mantenendo una coerenza sorprendente, giocando con atmosfere grottesche, surreali e soffermandosi a bizzarrie comiche al limite della slapstick. Gli attori saltellano, si strusciano, bofonchiano.

La matrice predominante della struttura registica rimane prevalentemente teatrale. Le sue fondamenta provengono dal palcoscenico in quanto la macchina da presa si muove poco ed è composta prevalentemente da inquadrature fisse. Pochi movimenti o cambi di campi. Una scelta giusta dato che la storia e la messinscena scenografica è già molto pregna di elementi colorati e rafforzativi per la diegesi. Il mondo favolistico viene accentuato anche attraverso i particolari costumi, molto plasticosi e cromatici. Elementi tecnici fondamentali che fanno capire che Favola è un film di tutto rispetto e ben strutturato.

Filippo Timi è bravissimo (non solo lui, anche tutti gli altri attori sono bravissimi) nel travestimento e si conferma un’ottima…. Donna. La sua Ms. Fairytale strizza l’occhio alla Ms Doubtfire ma, complessivamente, si dissocia dal personaggio interpretato dal compianto Robin Williams. Fairytale offre uno spunto sull’essere donna e sul cambio di genere. Una prospettiva che muta e che emerge nell’evoluzione della protagonista durante il suo improvviso e inaspettato cambio di gender, quando capisce di essere diventata un uomo. In particolare pone questa riflessione, se una donna, di colpo, diventasse un uomo, come si comporterebbe? Maschilista, autoritaria e avversiva delle donne oppure diversamente?  Una visione particolare, che si può ribaltare in chiave opposta: Un uomo come si comporterebbe se all’improvviso diventasse donna? Spunti interessanti e attuali. Inoltre, Favola fa capire che non esistono distinzioni di genere, i maschi e le femmine devono essere alla pari poiché entrambi sono esseri umani e di principio, questioni di gender, non dovrebbero nemmeno esistere.

Favola è un ottimo film. Particolare, bizzarro, surreale e grottesco, mette in mostra un mondo fatato che racchiude riflessioni molti importanti sull’emancipazione femminile e sulla “questione” di genere. Un lungometraggio solido, forte e recitato (e diretto) con bravura. Non tutti apprezzeranno la narrazione allegorica, la sua struttura teatrale e la tematica queer, tuttavia, Favola è un ottimo lungometraggio. Una piccola chicca per la cinematografia italiana ed è quasi un peccato che rimanga in sala per un periodo così breve.

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