Si terrà a Venezia dal 10 febbraio al 26 maggio, ogni giovedì alle ore 19 al Cinema Rossini (Salizzada de la Chiesa o del Teatro, 3997), la terza edizione della rassegna cinematografica Classici fuori Mostra. Festival permanente del cinema restaurato, organizzata dalla Biennale di Venezia in collaborazione col Circuito Cinema del Comune di Venezia e i docenti delle classi di cinema dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Università IUAV di Venezia.

Saranno presentati quattordici classici (e un “dietro le quinte”) recentemente restaurati dalle principali cineteche di tutto il mondo, in versione originale con sottotitoli in italiano. Ogni film sarà preceduto dalla presentazione di un esperto e seguito da una sessione di domande e risposte col pubblico. Particolari facilitazioni riguardano gli studenti (biglietto ridotto 3 euro, abbonamento ridotto 30 euro, biglietto intero 6 euro).

“Ritorna Classici fuori Mostra, preceduta dal successo delle due precedenti edizioni, tenutesi rispettivamente nell’arena all’aperto dei Giardini nell’estate 2020 e al Teatro Piccolo Arsenale nell’estate 2021 – dichiara il Direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Alberto Barbera – Con la terza edizione non soltanto si dà continuità a un’idea di proposte che eccedono il periodo canonico di svolgimento della Mostra del Cinema, rivolgendosi ai residenti, ma si propone un ulteriore obiettivo. Che consiste nel coinvolgere – con la concreta e preziosa collaborazione delle Università cittadine e dei suoi docenti di cinema, ai quali va il nostro sentito ringraziamento – la vasta popolazione studentesca che anima Venezia, con l’ambizione di accoglierla tra i protagonisti di questa iniziativa. Per questo motivo, anche, ogni film sarà preceduto dalla presentazione di un esperto (docenti e critici hanno accettato con entusiasmo di prestarsi a quest
o compito di mediazione) e seguito da una sessione di “Q&A” al termine della proiezione stessa. Una riedizione della vecchia formula del cineforum, che sta tornando in voga in virtù della curiosità e della voglia di confronto che il cinema sembra nuovamente stimolare dopo anni di fruizioni domestiche e passive ”.
Primo film in programma – giovedì 10 febbraio al Cinema Rossini (ore 19) – The French Connection (Il braccio violento della legge, 1971) di William Friedkin, con Gene Hackman, Fernando Rey, Roy Scheider, un classico del nuovo poliziesco americano anni Settanta, che ha rivoluzionato le regole del noir investigativo, influenzando il cinema d’azione successivo. Premiato con cinque Oscar – miglior film, regia, montaggio, sceneggiatura e attore protagonista (Hackman) – il film stupisce anche per il dinamico stile di regia di William Friedkin (L’esorcista, Vivere e morire a Los Angeles) nelle sequenze degli inseguimenti d’auto. Restauro a cura di The Walt Disney Studios. Presenta Michele Gottardi.

I quattordici titoli che compongono il programma provengono da cinematografie vicine e lontane. Non ci sono solo classici che fanno parte del Pantheon dei grandi film della storia del cinema (come La règle du jeu di Jean Renoir, Dies Irae di Carl Theodor Dreyer, Uccellacci e uccellini di Pasolini, Csillagosok, katonák (L’armata a cavallo) di Miklós Jancsó o The French Connection di William Friedkin), ma anche opere inizialmente considerate minori che il passare del tempo invita a riconsiderare, secondo il processo di revisione delle gerarchie di valori cui sottostà l’intera storia dell’arte: Il giorno della civetta di Damiano Damiani e Coogan’s Bluff (L’uomo dalla cravatta di cuoio) di Don Siegel. Ci sono infine titoli sconosciuti ai più o meno noti perché non ebbero all’epoca una distribuzione commerciale nel nostro Paese, come Herzog Blaubarts Burg di Michael Powell (dall’opera in un atto di Béla Bartók), H-8…  (Sangue al Km. 148) del croato Nikola Tanhof
er o Siréna di Karel Steklý (che vinse un Leone d’oro a Venezia nel 1947), Layla wa zi’ab (Leila and the Wolves) di Heiny Srour, rara e preziosa riflessione militante sulla condizione di vittima delle donne nel mondo arabo, o il delicato Iris och löjtnantshjärta (Iris, fiore del nord) di Alf Sjöberg (un altro premio di Venezia, nel 1946) e l’erotico (Maruhi) Shikijô Mesu Ichiba (The Oldest Profession) di Noboru Tanaka, considerato uno dei migliori pinku eiga giapponesi degli anni Settanta. Kurier (Il corriere) di Karen Shakhnazarov chiude idealmente il programma e la lista dei film meritevoli di attenzione benché meno famosi di tanti altri.

Venezia Classici è la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale, con crescente successo, una selezione dei migliori restauri di film classici realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Venezia Classici è curata da Alberto Barbera con la collaborazione di Federico Gironi.

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