Arriva in anteprima per Sky Cinema il reboot dell’atteso franchise Mortal Kombat, basato sulla celebre serie videoludica. Da anni si vociferava di un riavvio filmico dopo la trilogia degli Anni Novanta. Finalmente, dopo varie tribolazioni produttive, Warner ha scritturato il regista debuttante Simon McQuoid per imbastire una storia più fedele ai videogiochi, incentrato sulla relazione tra Scorpion e Sub-Zero. In realtà sembra quasi un film di origini, una sorta di prequel del franchise con l’inizio dell’eterno scontro tra due mondi che convergono nel torneo Mortal Kombat. Un prodotto filmico prodotto da James Wan che ha nel cast attori prevalentemente di origini asiatiche per mantenere quell’aderenza con il materiale originale.

Giappone. XVII secolo, degli assassini, guidati dallo spietato Bi-Han, massacrano Hanzo Hasashi e la sua famiglia. L’unica superstite è la figlioletta che viene salvata da Lord Raiden in modo che la stirpe del guerriero Hasashi possa continuare a proteggere il mondo di Earthrealm. AI giorni d’oggi, Cole è un pugile con una sorta di voglia, di tatuaggio a forma di drago. Mantiene la sua famiglia con i combattimenti, ma la sua mediocre vita viene cambiata quando degli assassini vogliono uccidere lui e la sua famiglia. Salvato da un altro guerriero che ha il suo stesso tatuaggio conosce Sonya e Kano. Messa al sicuro la sua famiglia, Cole intraprende con loro due un viaggio verso il dojo di Raiden. Tuttavia, il loro percorso viene minato dai guerrieri del mondo di Outworld che vogliono uccidere tutti i guerrieri della Terra per far si che non possano essere schierati nell’annuale torneo Mortal Kombat. Infatti, Outworld ha sconfitto Earthrealm per ben 9 volte consecutive ed è norma che alla decima vittoria, il regno della terra finisca nelle mani di Outworld. Inizia quindi l’eterna lotta tra questi due mondi agli antipodi in cui riemerge la figura di Bi-Han, il guerriero simbolo di Outworld, che si è ribattezzato Sub-Zero e che finalmente si pregusta di uccidere Cole, l’ultimo discendente di Hanzo Hasaschi.

La pellicola è votata all’azione e al fan service. Ci sono tante sorprese e citazioni che i fan dei videogiochi adoreranno (e noteranno) e la pellicola è fedele allo spirito del game con tante scene d’azione, da picchiaduro. A differenza dei precedenti lungometraggi, votati perlopiù all’azione e all’avventura, questa pellicola è pura azione con scene ben coreografate e strutturate. Violente e cruente. Scene forti e senza censura per mantenere un tono fedele al videogioco. Tuttavia, se la nuova pellicola parte da presupposti di buona fede, complessivamente, a livello di costruzione narrativa, il nuovo Mortal Kombat non colpisce, anzi, a livello di trama si ritrova ad essere una pellicola banalissima, scritta in modo abbozzato e con intrecci ridicoli che minano la riuscita della rinascita del franchise cinematografico. Vero che si tratta di una pellicola dal budget modesto con attori semi-sconosciuti ma a livello di scrittura e di effetti speciali, il lungometraggio è fatto male. Non prende, non c’è emotività, non c’è cuore. Nulla di interessante. Viene mantenuta la premessa di puro intrattenimento picchiaduro ma a parte gli scontri, non c’è una vera e propria trama. Il torneo viene utilizzato come espediente per mettere in piedi lo scontro tra due mondi rivali e per fornire le origini di alcuni personaggi cari della mitologia di Mortal Kombat. Perciò ci sono infinite sessioni di allenamento, bisticci tra personaggi e risvolti prevedibili nel nucleo dei protagonisti. La scelta del torneo, citato e scelto come pretesto per dare il via alla storia, non ripaga. Poteva essere una premessa interessante, ma via via che la storia prosegue, la sua introduzione si rivela superflua poiché viene citato ma mai iniziato. Questo mondo fantasy non viene strutturato in una maniera appagante e comprensibile. La narrazione è troppo veloce e non si capiscono molto bene le dinamiche tra i vari personaggi e non si capiscono le loro motivazioni. I vari protagonisti non vengono caratterizzati e rimangono monodimensionali; non hanno un arco narrativo personale soddisfacente. Scontri e solo scontri che sulla lunga annoiano a causa della sua mal costruzione diegetica. Si perde lungo la strada e seppur il combattimento finale tra Scorpion e Sub-Zero sia formidabile e di pura adrenalina, questa scena non è in grado di ripagare lo spettatore da una narrazione sbilanciata e sconclusionata. Il problema principale non è stato quello di incentrare il reboot sull’azione (da Mortal Kombat quello ci si aspetta) ma almeno fornirgli una cornice fantasy/mitologica non avrebbe guastato, anzi, un abbozzo sui vari personaggi avrebbe sicuramente reso il film godibile e comprensibile. Infine, più che un primo capitolo di un reboot cinematografico sembra un pilota di una serie televisiva. Quindi, il reboot di Mortal Kombat si rivela un prodotto insoddisfacente, mal strutturato che non rende giustizia al popolare franchise videoludico. Nettamente meglio ai vintage movie precedenti che seppur rielaboravano la mitologia del game, offrivano un intrattenimento migliore con una storia più che buona. Peccato perché le premesse erano interessanti e si poteva fare sicuramente meglio.

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