I supereroi sono ormai una preziosa risorsa per progetti cine-televisivi. Da quando c’è stato il boom dell’MCU Marvel, i prodotti audiovisivi basati su propety fumettistiche sono aumentati in modo esponenziale e ogni grande casa distributiva che si rispetti ha in casa un franchise cine-televisivo basato su un fumetto (o su più). Warner ha l’universo DC, la Disney ha la Marvel, Sony ha il mondo Spider-Man e così via. Netflix, dopo aver perso l’esclusiva con la Marvel Television, ha acquisito la Millarworld, l’etichetta fumettistica indipendente creata dal fumettista Mark Millar, autore notissimo al grande pubblico in quanto alcuni adattamenti cinematografici delle sue opere, Wanted, Kick Ass e Kingsman, hanno avuto un grandissimo successo. Il catalogo Millaworld presenta numerose serie e miniserie interessanti che spaziano tra diversi generi e, sovente, come marchio distintivo dell’ecclettico Millar, ne riscrivono i topos narrativi per essere fresche, pop e d’impatto. Una delle più belle storie fumettistiche provenienti dalla label è sicuramente Jupiter’s Legacy, una serie fumettistica scritta da Mark Millar e disegnata da Frank Quitely, che è sicuramente la storia più “classica” per quanto riguarda il mondo puro superoistico in quanto il nucleo di protagonisti assomiglia molto al pantheon DC e presenta dinamiche generazionali con la nuova leva di hero.

Netflix ha adattato il fumetto in serie tv affidando il ruolo di showrunner al veterano Steve S. DeKnight (serie tv di Daredevil) che ha abbandonato tutti gli aspetti fantapolitici dell’opera originale per imbastire una storyline incentrata sul conflitto genitori-figli e focalizzarsi sul dramma famigliare e umano dei protagonisti. Il 7 maggio è uscita la prima parte della prima stagione, composta da 8 episodi.

La storia racconta di un gruppo di supereroi facenti parte all’Unione della Giustizia. La serie alterna due epoche, quella passata post grande depressione quando assistiamo al viaggio del primo nucleo di eroi e di come hanno acquisito i loro poteri, e quella presente in cui troviamo le future leve, i figli dei primi membri dell’Unione. I discendenti dei fondatori originali hanno un rapporto conflittuale con i loro genitori e nella serie avviene una sorta di scontro generazionale. In particolare, Jupiter’s Legacy si focalizza sulla famiglia di Sheldon Sampson e sul difficile rapporto che ha instaurato con i suoi due figli: Chloe e Brandon. Quest’ultimo mette in moto grandi avvenimenti (e conflitti interiori) quando uccide un villain, violando il codice dell’Unione.

La serie viene privata di tutti quegli elementi sociali e fanta-politici che caratterizzavano la serie di Mark Millar. L’adattamento alleggerisce la storia e la riduce in uno scontro generazionale padri-figli con drammi famigliari. Questa scelta non rovina la storia, ma la rende intima e personale, soffermandosi su un nucleo principale e all’introspezione psicologica dei protagonisti. Meno spettacolare rispetto al fumetto ma più crepuscolare e focalizzata su uno scontro generazionale, dove i “vecchi” si dibattono sul loro ruolo di genitori. Ci sono tanti conflitti morali ed etici che vengono evidenziati in una storia dall’ampio potenziale narrativo riccon di introspezione e concentrato a mostrare un microcosmo. Questa prima parte si è soffermata sulla costruzione dei personaggi, ma si è solo grattato sulla superfice, Jupiter’s Legacy deve ancora mostrare “I muscoli” e il finale conduce ad un colpo di scena centrale che segnerà l’inizio di uno scontro dall’alta tensione. La storia presenta varie sfumature di cosa significhi essere dei supereroi proponendo diverse prospettive di visione sul mondo super. In particolare, mette in contrasto due epoche passate e si interroga su cosa rappresentino i supereroi in due epoche completamente diverse tra loro. In epoca post-depressione, agli albori, erano simbolo di speranza, di rinascita e di prosperità, mentre ai giorni d’oggi, con un aumento esponenziale di esseri super-potenti, gli eroi hanno messo a repentaglio la stabilità mondiale, facendo più danni che altro. Da persone fulcro della società a esseri egoisti, dotati che fanno rapine, si drogano e si divertono. Quindi la serie mette in mostra diverse sfumature di essere supereroi, varie scale di grigio. Come polo, come perno centra dell’intera storia viene utilizzato Utopian che è il Superman della situazione, l’eroe che incarna tutti quei valori positivi ed è il punto di riferimento dell’Unione.

Narrativamente la serie sceglie un montaggio parallelo alternando due line temporali distinte per sfaccettare maggiormente il nucleo di protagonisti. Questo dualismo passato-presente viene rappresentato attraverso due diversi aspect ratio e filtri visivi che ne differenziano la temporalità. Questa scelta si rivela efficace per la storia, per fornire quel ritmo narrativo che stuzzica e crea interesse. Entrambe le due line conducano ad un finale ben delineato che fa presagire ad un qualcosa di più grosso. Molto più efficace la storyline passata, ambientata negli anni 30, in quanto presenta sfumature retrò d’avventura in cui assistiamo al viaggio dei fondatori dell’Unione. La scoperta di come hanno acquisito i poteri è interessante e accattivante. Incuriosisce e fornisce quel background indispensabile per caratterizzare i vari fondatori. Quella linea narrativa viene gestita come se fosse un viaggio verso l’ignoto, all’insegna dell’avventura. Crea suggestioni in quanto si sa già che i personaggi acquisiranno dei poteri ma non si sa in che modo. Quindi c’è una sorte di tensione hitchcockiana che incrementa l’emotività e dà intensità alla vicenda. Inoltre, alternando passato e presente si comprendono dei conflitti nel nucleo principale dei sei fondatori e perciò si cerca di colmare le lacune tra passato e presente. Il punto di forza è proprio quello di portare due storyline che si completano, che spiegano determinate cose, ma che allo stesso tempo fornisco da pretesto per introdurre domande nuove stuzzicando lo spettatore sui conflitti all’interno del gruppo dei fondatori.

Il neo è invece che si sofferma troppo sul gruppo storico di protagonisti, i prescelti sei, e meno sulla gioventù allo sbando, che si muove confusa nel mondo di perdizione di oggi, in mondo senza valori e votato all’anarchia. Lo scontro generazionale c’è ma non è così acceso, viene mantenuto soffuso, come spunto iniziale, che viene guidato dal supervillain antagonista della storia che si muove nell’ombra e tesse i fili dell’intera faccenda per distrarre e limitare Utopian.

Jupiter’s Legacy è una buona prima parte, forse troppo intima e meno carica di tensione e azione di quello che uno si potrebbe aspettare da un prodotto supereroistico, ma nel suo complesso funziona ed intrattiene. Non è niente di sconvolgente e non sovverte gli archetipi di genere, tuttavia si contraddistingue e si guarda ben più che volentieri. Veloce, interessante e con tanti margini di miglioramento. Confezionata molto bene nel comparto tecnico/recitativo, si rivela un buon prodotto per appassionati. Al momento non ha ancora trovato la giusta rotta e si muove tra target diversi di pubblico, in quanto da un lato assomiglia alle produzioni DC, per adolescenti, di The CW mentre dall’altro sembra strizzare l’occhio a prodotti adulti come il The Boys di Prime Video. Ancora devo trovare la rotta giusta perché questa prima parte è solo di introduzione e cerca di abbracciare un target ampio, ma quando i giochi cominceranno ad ingranare, la serie dovrà scegliere che tipo di prodotto vuole diventare. Il potenziale c’è e potrebbe diventare una serie interessante, di puro intrattenimento. Per ora è un prodotto carino, ma niente di che.

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