Il MonsterVerse di Warner e Legendary arriva al culmine con lo scontro tra due mostri sacri della cinematografia, con il quarto capitolo di questo universo condiviso che mette a confronto Godzilla con King Kong in Godzilla vs. Kong diretto da Andrew Wingard. Pellicola crossover che riunisce due personaggi amatissimi per un franchise collegato in modo brillante, inaspettato e ben strutturato, unificato grazie a vari collegamenti effettuati nei precedenti lungometraggi standalone. Il trait d’unione è la Monarch, un’agenzia privata che studia i vari titani, mostri primordiali del nostro pianeta, che si ritenevano leggendari, ma che in realtà vivevano sopiti, in una sorta di sonno, nelle profondità della Terra.

Dopo aver sterminato il King Ghidorah, Godzilla veglia sulla pace terrestre mentre Kong vive isolato e protetto su Skull Island in una struttura della Monarch per evitare che i due mostri alfa entrino in contrasto. Questo filo viene spezzato quando il titano attacca uno stabilimento della Apex Cybernetics, apparentemente senza un vero motivo. Secondo la stampa, Godzilla abbia deciso di attaccare l’uomo e viene etichettato come una minaccia globale. L’unica persona al mondo che crede nella sua innocenza è Madison Russel che cerca in tutti i modi di far luce sull’improvviso cambiamento del titano. Su Skull Island Kong viene incoraggiato a compire un viaggio verso il cuore della terra, Terra Cava, ritenuto il luogo di origine dei titani. I due entrano cosi in contrasto e iniziano uno scontro tra titani alfa.

La storia è molto basilare e viene ridotta all’osso per concentrarsi sulla spettacolarità, sullo scontro fra i titani che rappresenta il fulcro dell’intero lungometraggio. Le teorie e le dinamiche cospirative vengono spiegate in maniera elementare per far sì che lo spettatore non si perda in questioni potenzialmente complicate che fungono come pretesto per mettere in scena degli espedienti narrativi abbastanza banali ma che, nel suo complesso, apportano quell’elemento in più per rendere lo scontro epico e godibile. Il punto di forza del film è proprio quello di mettere in scena una storia semplice, fluida, con una sua evoluzione basilare e che, nonostante sia grossolana, forzata e paradossale, funziona nel contesto filmico narrativo. Tante licenze poetiche che però nel contesto diegetico funzionano proprio perché lo spettatore è consapevole di vedere un film fracassone, interamente votato allo scontro. A livello di messinscena la pellicola è omogenea e che va avanti seguendo un binario narrativo ben preciso. A parte lo scontro tra i due mostri sacri, per il resto, è tutto un mix di trovate già viste e riviste sul grande schermo. Non c’è originalità, ma nonostante ciò si guarda perché intrattiene molto bene, grazie alla scansione dell’azione e all’ottimo ritmo narrativo. I vari scontri tra i due bestioni sono memorabili e ben dosati dal punto di vista del climax, dell’emotività.

Per accrescere la tensione narrativa, la pellicola ha il pregio di fornire a uno dei due titani alfa, una componente empatica che serve ad incrementare la presa emotiva e dare allo spettatore la possibilità di immergersi in uno di essi e di tifare per uno dei due. Godzilla è un lucertolone imprevedibile, un mostro al quale è impossibile creare un legame empatico perciò il film punta tutto su Kong, sul lato umano dello scimmione che viene accentuato e reso “umano”. La sua antropomorfizzazione, il suo legame comunicativo con gli esseri umani, mediate la bambina Jla, è un punto di forza ben costruito e che permette agli spettatori di schierarsi e per rendere la storia interessante in quanto permette di comprendere le motivazioni di uno dei personaggi protagonisti. Questa scelta narrativa funziona perché il gorillone Kong viene caratterizzato in modo adeguato ed entra nel cuore dello spettatore. L’antagonista principale invece viene sfaccettato basandosi solamente concentrando il suo essere sull’avidità, su elementi freddi, che si confanno per un robot meccanico senza cuore e carne. La sua creazione sembra quasi una citazione da Robocop 2 o da altri celebri film in cui un vecchio mostro viene riportato in vita da una multinazionale che, per avidità, crede fermamente di riuscire a controllare una potente forza distruttiva per il proprio tornaconto. Alla fine, anche l’elemento antagonista è funge da pretesto per mettere in scena lo scontro del secolo tra due mostri sacri della cinematografia. Grazie a soggettive e sprazzi di slow motion le scene d’azione tra i due colossi assumono anche una certa aura poetica. La regia è fluida ed è brava a raccontare la storia per immagini sfruttando appieno il comparto tecnico in quanto ci sono molte scene suggestive, dove la narrazione viene portata avanti attraverso dettagli come una vibrazione o un suono.

Godzilla vs. Kong rappresenta una sorta di scontro tra due mondi agli antipodi, Occidente e Oriente che, da anni, stanno cercando di collaborare e di contaminarsi a vicenda con l’ottica di proporre sul mercato rielaborazioni di franchise archetipi delle proprie radici culturali per realizzare storie globali che abbraccino più prospettive e permettano un’espansione economica. Non è un caso che le major stanno cercando in tutti i modi di creare dei ponti verso l’Oriente per aprirsi le porte ad un mercato ricco che non è mai stato redditizio per prodotti Hollywoodiano. Nel film, il centro del mega scontro titanico è Hong Kong la città che storicamente ha fatto da ponte economico tra Oriente e Occidente.

In conclusione, il culmine di questo MonsterVerse, il quarto capitolo Godzilla vs. Kong si rivela un film godibilissimo, di puro intrattenimento che soddisfa le attese e appago qualsiasi spettatore. Seppur con enormi punti deboli, la pellicola si rivela un buon prodotto e si guarda più che volentieri. Le due ore passano rapidamente e il climax emotivo raggiunge vette epiche nel megascontro finale. Questo MonsterVerse ha il pregio di aver rinnovato i due mostri più iconici del cinema per le nuove generazioni, dandogli una cornice comune per dar vita ad un franchise votato al puro intrattenimento.

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