Arriva sulle maggiori piattaforme on demand la pellicola Fino all’ultimo indizio (The little thing) che vede come protagonista Denzel Washington e Rami Malek, diretta da John Lee Hancock. Un thriller a tinte noir che è stato in gestazione per quasi trent’anni in cui si sono susseguiti una miriade di registi. La sceneggiatura non è mai stata modificata ed è ambientata proprio negli Anni Novanta, perciò è prima di quegli elementi di supporto tecnologici attuali che avrebbe richiesto una revisione e avrebbero cambiato sostanzialmente la storia. L’opera è una contaminazione di vari sottogeneri del poliziesco in cui vengono ribaltati gli schemi narrativi. Cupa, sporca e piena di conflitto morale. Dura e cruda in cui si sovvertono le aspettative. Parte in stile Zodiac di Fincher e arriva quasi ad una risoluzione in stile Seven (anch’esso di Fincher).

La storia segue Joe “Deke” Deacon, veterano, che si è trasferito in un’altra contea ed è ormai prossimo alla pensione. Sommerso dei fantasmi delle vittime che non è riuscito a salvare, legate all’unico caso che non è riuscito a risolvere nella sua carriera, ritorna a Los Angeles per ritirare un reperto, ma viene coinvolto dal nuovo promettente detective Jim Baxter sulla scena del crimine dell’omicidio di una donna. I due iniziano a collaborare e arrivano alla conclusione che c’è un unico vero sospettato.

Fino all’ultimo indizio inizia come una storia poliziesca classica in cui troviamo un veterano tormentato per qualche caso che non è riuscito a risolvere in gioventù, all’apice della propria carriera, che si ritrova a fare da mentore ad una nuova promettente leva che, seppur brillante e pieno di energie, è inesperto. Quest’ultimo vuole inchiodare a tutti i costi il colpevole dell’omicidio e si fida incondizionatamente di Joe anche quando viene incoraggiato a seguire l’unico sospettato, un disagiato, un brillante sbrambo, senza però avere in mano uno straccio di prove contro di lui.

La pellicola mette in evidenza l’onore, il rimorso, il senso del dovere, ma via via la storia ingrana, vira su tematiche oscure in cui vediamo questioni morali che contaminano il senso di giustizia del duo protagonista. Entrano in gioco l’ossessione e la manipolazione di prove per il senso del giusto. Questa evoluzione della trama avviene quando pian piano si evince il passato oscuro di Joe che cerca di mettere a tacere i suoi fantasmi buttandosi a capofitto nella risoluzione di quest’ultimo omicidio. Il personaggio, interpretato dal bravissimo Wahsington, è stanco, appesantito dal trauma, poco incline ai compromessi ed è convinto dei propri mezzi. Si fida del proprio istinto senza basarsi su prove. Commette dei reati per cercare di inchiodare l’unico sospettato, Albert Sparma che conosce sin troppi degli omicidi. Joe cerca, i dettagli, le piccole cose, spesso impercettibili, ma che sono elementi predominanti per inchiodare una persona. Pur di riuscire nel suo intento è disposto a commette infrazioni e il suo comportamento, deviato, corrompono l’animo del giovane detective che inizia ad approvare i suoi comportamenti poco ortodossi.

La pellicola passa dal thriller, al thriller psicologico e diventa quasi un neo noir in cui l’ansia cresce fino ad arrivare al suo massimo climax finale costruito per destabilizzare e sconvolgere lo spettatore per la sua l’ambiguità morale. La sceneggiatura è solida, ben scritta, piena di particolari e con personaggi sfaccettati in modo corretto a livello psicologico. Le due ore scorrono via velocemente e la storia si conferma atipica in cui alla fine avvengono dei ribaltamenti narrativi e ci sono dei colpi di scena inaspettati. Ottimo ritmo con la tensione che cresce a dovere. Intrattiene ed è necessario mantenere vigile la visione in quanto gioca sui dettagli, su pochi input che si rivelano essenziali per la poetica della storia. Confezionato molto bene e, nel suo complesso, riuscito. L’unico difetto è che, forse, arriva tardi sullo schermo. Negli ultimi anni abbiamo visto numerosi thriller psicologici e un prodotto simile avrebbe ricevuto maggiori consensi negli Anni Novanta o nei primi Anni Duemila. Oggi, seppur rimanga un film validissimo, Fino all’ultimo indizio si perde nel filone in quanto non aggiunge nessun elemento di novità al genere.

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