Andrà in onda su Rai1 sabato 6 febbraio alle 22.50, ‘Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma’ di Giulio Base, una produzione Altre Storie e Clipper Media con Rai Cinema, girato a Roma, nella splendida cornice del quartiere ebraico, del Lungotevere e dell’Isola Tiberina.

Il film, che ha ricevuto il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma, racconta la storia della Shoah attraverso  la ricerca della verità da parte di un gruppo di ragazzi. Una strada innovativa di racconto che vuole coinvolgere proprio le nuove generazioni, trasferendo alle loro coscienze e riflessioni la più tragica lezione della storia dell’umanità.

Il passato si intreccia col presente: il ritrovamento di una lettera contenente una misteriosa fotografia ingiallita che ritrae una bambina porterà un gruppo di giovani studenti alla ricerca della verità. Cercando di svelare il mistero che si cela dietro la foto, i ragazzi affrontano un viaggio attraverso la memoria di un passato doloroso e difficile da dimenticare come quello del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma. E pur appartenendo a confessioni religiose diverse, provano a trasformarlo nell’occasione per una riflessione collettiva camminando insieme nel loro primo impegno esistenziale, personale, culturale.

 

Nel cast troviamo Bianca Panconi, Emma Matilda Lió, Daniele Rampello, Irene Vetere, Francesco Rodrigo, Marco Todisco, Aurora Cancian,  Alessandra Celi, con la partecipazione di Lucia Zotti, l’amichevole partecipazione di Domenico Fortunato  e un cameo di  Giulio Base.

Il film, scritto da Giulio Base insieme a Israel Cesare Moscati, regista e sceneggiatore recentemente scomparso e da Marco Berettasi avvale della fotografia di Giuseppe Riccobene, delle scenografie di Walter Caprara e dei costumi di Magda Accolti Gil. il montaggio del film è stato affidato a Mauro Ruvolo, il suono è a cura di Piero Parisi e le musiche originali di Pietro Freddi, a cui si aggiunge la canzone  ‘Tutto quello che un uomo’  di Sergio Cammariere. Il film è stato prodotto da Cesare Fragnelli e Sandro Bartolozzi.

Della Shoah non si parlerà mai abbastanza – sottolinea Giulio Base. Quando poi lo si fa rivolgendosi ai più giovani, coltivando la memoria come fosse un giardino da non lasciare mai privo di cure, ciò vale ancor più. In questa storia vive non solo un teen drama, non solo un intreccio adolescenziale, non è la pietà per le vittime dello sterminio, che pure è presente, ad animare il plot, ma la ricerca di quel che accadde, la voglia di sapere, di scoprire, di divulgare acciocché quell’orrore non debba mai più ripetersi”.

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