Giunge anche questo attesissimo film in streaming. Questa volta per lo streamer Apple che si è aggiudicato i diritti mondiali per l’ultimo lungometraggio di Sofia Coppola: On the rocks. Pellicola disponibile sul portale della Mela a partire dal 23 di ottobre.

I film di Sofia Coppola sono spesso divisivi: o si amano alla follia o si detestano. Tuttavia, è innegabile che la regista sia una delle poche donne filmmaker note al grande pubblico in grado di attirare le masse, proponendo delle pellicole intimiste, femminili, spesso, focalizzate sulla banalità quotidiana. La sua ultima fatica è quasi una sintesi del suo credo cinematografico in quanto raggruppa tante sue tematiche care già esplorate in altri lavori. Tuttavia, quest’ultima pellicola è forse la sua più completa, quella sintetica, semplice e tradizionale. On the rocks inoltre ricongiunge la regista con Bill Murray, attore che è stato diretto in Lost in Traslation e nello special natalizio, A very Murrey Christmas.

Laura e Dean sono una coppia perfetta. Lei è una novella scrittrice e si occupa della casa e delle due figlie, mentre lui gestisce una società di marketing che sfrutta i social e che sta avendo un enorme successo. Visto l’esponenziale aumento di clienti, Dean è quasi sempre in ufficio o in trasferta. Questa assenza crea in Laura insoddisfazione ed inizia a pensare che il marito abbia una relazione extraconiugale con la sua assistente. A dare manforte alle sue supposizioni, suo padre Fex, uno scapolone incallito, ex commerciante d’arte che la porta in posti raffinati per pedinare il marito.

La pellicola è molto intima e si focalizza sul microcosmo di una famiglia e sul dubbio che si può instillare in una persona che si trova improvvisamente a colmare un vuoto. L’insoddisfazione della propria routine quotidiana e il senso di inadeguatezza che emerge in una donna con figli. La paura che il proprio matrimonio posso sfuggirle di mano all’improvviso senza saper bene cosa fare per scongiurare tale sciagura. Il non sentirsi appagata professionalmente (non riesce a scrivere il suo romanzo) e personalmente. Sente che non riesce più a dialogare con suo marito come faceva una volta, come se ci fosse una difficoltà comunicativa tra i due. Come in Lost in Traslation, anche in questo caso emergono sentimenti di paura, di insoddisfazione personale, comunicative tra i propri partner e come in quel seminale lungometraggio, anche in questo caso, la protagonista trova aiuto e supporto in un uomo adulto, affascinante e raffinato. Questa volta l’aiuto proviene dal padre, uno sciupafemmine che nonostante abbia una certa età continua a comportarsi come un dongiovanni. Irresponsabile, si comporta più come un amico nei confronti della figlia piuttosto che come figura paterna. Ha distrutto la sua famiglia e l’unico membro che ancora lo sopporta è proprio la figlia Laura. Grazie alla sua presenza Laura inizia a capire che non vuole una vita come quella di suo padre e nel finale, in maniera molto onesta, si sfoga e gli confessa tutto ciò che il suo abbandono ha significato per lei e per la famiglia. Gli chiede se anni di infedeltà nei confronti della madre gli abbiano portato qualche soddisfazione e se ne sia valsa la pena, distruggendo una famiglia e rompendo qualsiasi legame. Se a distanza di anni, ormai vecchio e solo, è contento delle sue scelte. Quindi l’ipotetica storia di infedeltà tra Laura e Dean è in realtà il pretesto per raccontare una dinamica padre-figlia dove quest’ultima cerca di arrivare ad una riflessione sulla vita, su cosa valga veramente la pena. Inoltre, finalmente, dopo anni di mancata comunicazione, i due riescono a sincronizzarsi, a capirsi e a portare la loro relazione padre-figlia in una nuova fase. Se prima era stupita e meravigliata della sua vita da scapolo e dal sapersi tirare fuori dalle situazioni più disparate, adesso Laura capisce che c’è ben altro di più importante nella vita. Che ad un certo punto, bisogna abbandonare gli scherzi e la superficialità e che bisogna cresce, diventare serie ed assumere modi concisi e combattere per ciò che si ama.

A livello narrativo, la pellicola scorre molto bene ed è leggera. Godibile, semplice e molto delicata nella messinscena. Non ci sono momenti davvero drammatici e il tutto viene reso con un tocco naif e riflessivo. Dal punto di vista della carriera, On the rocks si rivela molto importante per la sua filmografia e per la sua visione registica. C’è molto della vita reale di Sofia Coppola nel film ed emerge il suo difficile rapporto con suo Padre, Francis Ford Coppola, un gigante del cinema, un’ombra che tuttora avvolge la sua carriera e la sua persona. Laura è in realtà la stessa regista che nel finale si sfoga e cerca di distaccarsi dalle orme paterne, attraverso un dialogo onesto, senza ostilità, in cui cerca definitivamente di cresce, di emanciparsi e imporre le sue idee. Di scrollarsi di dosso la sua presenza e di prendere le distanze, di intraprendere un proprio percorso. Non c’è frustrazione, invidia o altro. Il rapporto padre-figlia non viene intaccato, tuttavia, deve essere ripristinato nella maniera giusta.

Bill Murray si conferma abile nel faccettare una persona che ama le gioie della vita, lo scapolo incallito, carismatico, brillante, misogino e cinico. Il suo Felix alla fine è una figura che adora genuinamente la figlia, l’unico suo legame con la famiglia. Non sapendo bene come relazionarsi con lei, ha instaurato una sorta di amicizia poiché quello è l’unico modo con cui può comunicare. Spesso scherza sul fatto che può essere scambiata per una delle sue fidanzate e non si vergogna a parlare di cose che generalmente non si direbbero ad una figlia. C’è una sorta di prospettiva paritaria che generalmente non c’è tra padre-figlia. Anche Rashida Jones è molto brava a dar vita ad una persona calma, riflessiva, insicura. Spesso comunica con sguardi intensi ed è in grado di far trasparire i suoi sentimenti con efficacia.  

L’ambientazione borghese newyorkese richiama molto Woody Allen, tuttavia, rispetto alle opere alleniane, mancano gli elementi filosofici e cinici. In On the rocks manca cattiveria, non si vuole criticare nulla, ma non è quello lo scopo che si è prefissato il film che si concentra sull’onesta quotidiana. Sulla vita vera e non tanto su ciò che accade nei film dove la realtà viene abbellita e addomesticata per venire incontro ad elementi drammaturgici. Quello che Sofia Coppola vuole mettere in mostra è una relazione tra due persone che devono capire come comunicarsi e relazionarsi. Per Laura, Felix è la sua finestra sul mondo, il suo appiglio, tuttavia crescendo, e trovandosi in una situazione analoga a quella che ha vissuto lui quando ha abbandonato la famiglia, capisce che in realtà la sua visione, la sua linea guida non è quella che lei vuole intraprendere nella sua fase adulta, di mamma, di moglie. Si rispecchia in lui e capisce che non vuole che la sua relazione con suo marito prenda la piega di quella che ha vissuto sua madre con suo padre.

On the rocks non è una pellicola perfetta, anzi, per alcuni non prenderà molto il fatto che in realtà succede poco e il tutto porta a delle semplici considerazioni. Tuttavia è proprio grazie alla sua onestà e alla sua semplicità che il lungometraggio appassiona. Le dinamiche sono vere, genuine e senza abbellimenti filmici. Senza filtri, la vita così com’è. Piena di gioie, dolori, insicurezze e noia. Buon film che si guarda molto volentieri.

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