Viaggio all’interno di un mondo particolare con una storia inedita di amicizia virile e formazione.

La scena introduttiva è quella di un matrimonio. Il protagonista arriva in moto e si fa presto largo fra la folla, riconosciuto e ammirato da tutti (c’è addirittura chi gli chiede un selfie); ad un certo punto, con l’uscita degli sposi dalla chiesa, gli invitati cominciano ad intonare in coro una canzone. Ma, a differenza dei normali canti goliardici che un’occasione del genere richiederebbe, viene cantato l’inno del Napoli calcio. E i contorni sfumano in una lunga carrellata verso l’alto come a seguire i fumogeni accesi per l’occasione.

Una scena del film “Ultras” di Francesco Lettieri, screenshot da www.youtube.com.

Si apre con questa scena emblematica Ultras, il nuovo film Originale Netflix italiano diretto dal regista esordiente Francesco Lettieri, che esplora il mondo delle tifoserie italiane a partire da quella, appunto, della società partenopea.

Un tema certo non del tutto nuovo per la filmografia italiana (e per la filmografia sportiva in generale) che in passato ha visto sulla stessa scia titoli come Ultrà di Ricky Tognazzi e Tifosi di Neri Parenti, oltre alla celebre saga di Eccezzziunale Veramente di Diego Abatantuono. E in effetti si tratta di un vero e proprio mondo a parte che esercita un certo fascino a livello di stroytelling proprio per via dei suoi connotati altamente metaforici.

C’è innanzitutto un aspetto estetico-tribale che la pellicola evidenzia in maniera accurata: i riti, l’organizzazione sociale, gli striscioni, i cori… ma è soprattutto l’aspetto emotivo dell’amicizia virile e del senso di appartenenza a una vera e propria “famiglia” ad emergere.
In questo caso, infatti, il tifo verso la propria squadra del cuore è più che altro una scusa per creare un senso di appartenenza e di comunità con i propri riti e tradizioni (vedi scena del matrimonio sopra-citata). E gli adepti di questa comunità vanno ben oltre l’essere dei semplici “supporters”.

Aniello Arena, protagonista del film “Ultras” di Francesco Lettieri, screenshot da www.youtube.com.

Protagonista della pellicola è Sandro Russo (Aniello Arena, già visto in Reality di Matteo Garrone) soprannominato O’ Mohicano, leader dello storico gruppo ultras napoletano degli “Apaches”. Alle prese con un daspo che lo costringe, ogni domenica di campionato, a passare in questura a firmare il proprio allontanamento dallo stadio, Sandro deve anche affrontare un ulteriore problema: una frangia particolarmente estremista degli “Apaches”, tutti particolarmente giovani, agguerriti e violenti, che vuole andare contro le regole imposte dagli “anziani”. Lo scontro fra queste due fazioni rischia di spaccare, in maniera estrema, gli animi all’interno del gruppo, oltre che provocare guai a livello legale.

A questo si aggiungono anche un rapporto controverso con il giovane Angelo (Ciro Nacca), un ragazzino a cui Sandro si trova a fare da “mentore”, che ha perso il fratello maggiore in uno scontro con gli ultras della Roma e che ha in mente solo a vendetta nei loro confronti, e una nuova relazione con la sfuggente Terry (Antonia Truppo).
Quest’ultima rappresenta per Sandro l’opportunità di farsi finalmente una vita decente, al di fuori dell’ambiente violento, e (per molti versi) auto-distruttivo, che il mondo della tifoseria rappresenta. Ma lasciarsi indietro il passato e gli amici di una vita non è mai facile, e ben presto Sandro dovrà compiere molte scelte non facili per mantenere il proprio equilibrio mentale e poter compiere il suo personale percorso di maturazione, sia come uomo sia come “leader” del proprio gruppo.

Il film di Lettieri è principalmente questo: un percorso di vita e maturazione all’interno di una comunità “particolare”, un piccolo frammento di esistenza in un mondo che ha le sue regole e i suoi principi. Non a caso la scena iniziale si apre con una cerimonia a cui la telecamera si avvicina in maniera ravvicinata, per poi concludersi con un altro tipo di cerimonia che si chiude con una carrellata direttamente inversa alla precedente, quasi a significare l’aspetto di exemplum significativo che la vicenda assume.

Quello che emerge infatti è l’estrema e complessa umanità dei vari personaggi che il film ci presenta. Non c’è una vera distinzione fra “buoni” e “cattivi” poiché entrambi gli schieramenti presenti hanno le loro ragioni per fare quello che fanno, perfino nelle sequenze in cui la rabbia e la furia cieca prendono il sopravvento.

Paradossalmente quello che non c’è in questa pellicola è proprio l’aspetto “sportivo”, relegato ai soli primi minuti di found footage, accompagnati da L’Estate Sta Finendo dei Righeira. Per il gruppo di ultras il calcio è solo una scusa come un’altra per sfogare le proprie frustrazioni. È un’umanità molto solitaria e arida quella che viene descritta da Lettieri nel film: un insieme di bambini (o forse più di adolescenti) mai cresciuti che cerca nella violenza allo stadio una propria affermazione nel mondo sempre più disordinato e post-contemporaneo in cui si trova a vivere.

Si potrebbe pensare, quindi, che il film in qualche modo giustifichi questi comportamenti violenti cercando di renderli più “umani”. Ma in realtà, proprio con la figura di Sandro e la sua parabola esistenziale la pellicola si dimostra molto “neutrale” mostrando una realtà così com’è senza alcun giudizio morale. Ma, anzi, ponendo l’accento proprio su un personaggio che, pur vivendo in questa realtà desolata e desolante, cerca di riabilitare l’immagine del proprio gruppo (e, di converso, la propria) separando passione calcistica e tifo violento.

Per il resto, il vero motore della vicenda, come già detto, sono i rapporti umani e il senso di fratellanza che accomuna tutti i personaggi della storia. Un sentimento rappresentato bene in alcune scene particolarmente “poetiche” (la giornata in spiaggia cantando Caruso o la meravigliosa scena dei fuochi d’artificio sul balcone) che in apparenza stonano con il minimalismo che si vede nel resto della pellicola, ma che sono essenziali in quanto rappresentano, ancora una volta, la complessità delle sfumature e della psicologia dei personaggi e del loro mondo.

E, a proposito di poeticità, la pellicola è impreziosita dalla fotografia di Gianluca Palma che riesce, con poche ma studiate inquadrature, a cogliere tutte le sfumature del litorale campano e dei Faraglioni di Capri; ma soprattutto dalla colonna sonora, veramente particolare, curata da Liberato.

Una scena del film “Ultras” di Francesco Lettieri, screenshot da www.youtube.com.

L’opera prima di Lettieri, dunque, è un prodotto veramente particolare che pone la “questione ultras” da un punto di vista inedito, più umano ma non per questo dimentico degli aspetti anche controversi che questo mondo presenta. Ma è soprattutto, come già detto, una storia di formazione che, al di là del tema scelto, può essere considerata “universale” e che è funzionale a questo scopo per come viene messa in scena.

Ultras è stato rilasciato sulla piattaforma Netflix il 20 marzo 2020 ed è tuttora disponibile nel catalogo della piattaforma. Ovviamente la visione è consigliata non solo per gli appassionati di calcio ma anche (e soprattutto) per chi ama le storie corali e complesse, specie quando queste sono presentate in maniera interessante e mai banale!

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