L’era del #metoo è ormai iniziata dopo lo scandalo Harvey Weinstein, ma l’ex produttore cinematografico non è stato l’unico predatore sessuale ad aver fatto commesso abusi e maltrattamenti nel mondo mediale. L’equivalente televisivo di Weinstein è senza ombra di dubbio il potentissimo Roger Ailes, il fondatore dell’emittente Fox News che per oltre due decenni ha abusato di molte sue collaboratrici. Figura antipatica, potente e controversa, Ailes, nel corso della sua carriera, ha terrorizzato la sua emittente attraverso l’istaurazione di un clip di terrore, fondato sullo scandalo.

The loudest voice è una miniserie televisiva dell’emittente statunitense Showtime. Composta da 7 puntate di durata di circa un’ora ciascuna, la serie ha come protagonista Russel Crow (Roger Ailes) ed è stata concepita (e diretta) da alcuni veterani del cinema come Tom McCarthy (Sceneggiatore e regista premio Oscar per Il caso Spotlight), Stephen Frears e Scott Z.Burns . Basata sul libro The Loudest Voice in the Room di Gabriel Sherman, produttore e co-autore di alcuni script della serie, ogni episodio della miniserie racconta di un avvenimento importante della vita di Ailes, dalla fondazione di Fox News alla caduta delle Torri Gemelle, all’ascesa Obama. La trasformazione dell’emittente da piccola rete a una delle reti network più influenti della storia. Il tutto grazie alla politica di Ailes che da figura geniale e carismatica (e controversa visto il suo essere un conservatore), ha accresciuto il suo potere e che ha plasmato l’emittente a sua immagine e somiglianza.

Dal 1995 al 2016, due decenni di vita raccontate attraverso snodi salienti della sua carriera, mettendo in evidenza il suo carisma, la sua controversia e la sua “costanza” nelle molestie. Tale scelta narrativa aiuta lo show ad avere un buon ritmo di visione e ad evitare momenti morti in quanto ogni episodio presenta una storia diversa. Fox News e Ailes sono sempre protagonisti e a livello diegetico, la miniserie non svela subito gli abusi e i maltrattamenti verso le sue collaboratrici. Ci sono riferimenti, sfocature e cenni. Pian piano che la figura diventa potente, aggressiva e “paranoica” e più diventano nitidi e chiari gli abusi. Lo show, per esigenze narrative, mostra solo alcune delle protagoniste e si sofferma su alcuni dei soprusi più importanti (come quello che ha inferto a Laurie Luhn che viveva costantemente sotto osservazione e quasi segregata). Gretchen Carlson (interpretata dall’altra grande star della miniserie, Naomi Watts) cresce di importanza puntata dopo puntata (nelle prime infatti non c’era) ed è colei che farà scoppiare lo scandalo su Ailes. Quindi protagonista assoluto è Ailes e il prodotto seriale riesce a fornire una sfaccettatura completa ed esaustiva della sua figura, mostrando la sua evoluzione in modo coerente e comprensibile. La timeline utilizzata, oltre ad aiutare il ritmo, serve anche per dare un punto di riferimento temporale agli spettatori e far vedere l’avanzamento delle comunicazioni mediatiche. Ailes ha plasmato l’emittente che ha diretto come un padre padrone, puntando sullo scandalo, sulla falsità; seguendo il paradigma “non importa quello che dicono di te, l’importante è che parlino di te”. Sia se le notizie siano buone o cattive, l’essenziale è far circolare il nome.   

Un elemento importante che rende la storia narrata da The Loudest Voice interessante è l’obiettività. La miniserie non prende posizione, si mantiene fredda, distaccata per fini narrativi e imparziale. Certo, si tratta di un prodotto di finzione e quindi molti elementi sono stati cambiati per rendere la storia più fluida, ma l’intreccio viene reso chiaro e veritiero. Lo scandalo che fa “saltare” Ailes avviene per puro caso e per un motivo quasi futile. La miniserie racconta la vicenda in modo sintetico e diretto, contestualizzando tempo e spazio dell’azione.

Il reparto attoriale è di alto livello e tutti sono molto bravi a rappresentare i personaggi in maniera tridimensionale e sfaccettata. Crow, su tutti, è bravissimo nel rendere “vivo” Ailes e si conferma un eccezionale performer nonostante non sia in un progetto filmico.

Complessivamente, la miniserie The Loudest Voice è un prodotto seriale molto interessante con un’ottima storia e con un parco attoriale di assoluto livello. Roger Ailes è stata una delle persone più influenti del mondo mediale ed ha trasformato la concezione di tv, portandola nell’era moderna. La sua vita viene resa in maniera scorrevole, avvincente e, in crescendo, viene mostrato il suo lato da predatore sessuale. Lo sviluppo narrativo è reso in modo magistrale e la storia è esaustiva e scritta in modo preciso e interessante. Assolutamente da vedere se interessati a figure carismatiche per farci capire che nella vita, a volte, davanti ai soprusi (di qualsiasi genere) bisogna “alzare la voce”.

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