Partiamo subito col dire che Too Old To Die Young di Nicholas Winding Refn, pubblicata su Amazon Prime Video, non è una serie per tutti. Approcciarcisi senza conoscere il regista danese con i suoi ritmi lenti, con elementi noir e le sue amate luci al neon presenti in molte delle sue opere, risulta spaesante e pressocchè impossibile. Qui il regista prende tanto da opere come il sottovalutato Solo Dio Perdona e The Neon Demon, non a caso le sue ultime due opere cinematografiche che potremmo considerare come valide basi per la visione della serie in oggetto.

Con Too Old to Die Young, però, Refn spinge le caratteristiche dei film sopra citati al massimo, al limite, sfidando la soglia di attenzione dello spettatore con scene lunghe e lente, in cui, spesso, la fotografia è più importante dell’azione, ma quest’ultima non è mai presente per caso. Il valore dell’azione nell’opera aumenta mano a mano che si va avanti in questo lungo percorso, in questa discesa negli inferi della durata complessiva di 13 ore. La durata, infatti, è un qualcosa che può spaventare, soprattutto nella visione dei primi episodi che altro non fanno che cercare, a loro modo, di presentarci i primi personaggi, iniziando una lenta e progressiva caratterizzazione.

La storia gira attorno a un poliziotto, Martin (Miles Teller), che è testimone della morte del proprio collega (corrotto) e si ritrova immediatamente immischiato con una gang locale per cui dovrà occasionalmente compiere dei favori. Dall’altra parte, Jesus, l’uomo che ha ucciso il collega, fa parte di un cartello criminale messicano e ne diventerà il capo per quanto riguarda il territorio americano. Questi due fondamentali personaggi andranno a scontrarsi verso la fine della serie, nel frattempo avremo una narazione parallela che ci porta a seguire le vicende dei due e le persone che gli andranno a ruotare attorno.

Quello che pare una serie che tratta della criminalità organizzata vira, in sempre più numerose occasioni col procedere della trama, verso il surreale, l’assurdo, fino al soprannaturale. L’assurdo, un mondo totalmente fuori dagli schemi, in cui il regista dipinge come “mostri” quasi tutti gli esseri umani di sesso maschile. Il corpo di polizia dichiaratamente fascista che canta, mette in scena un teatrino sul Cristo in croce quando il protagonista decide di abandonare il lavoro, una società piena di padri incestuosi, stupratori e pazzi di ogni genere.

Ogni personaggio presentato, inoltre, ha numerose controversie. Prendiamo ad esempio Martin. Non si definirebbe il classico protagonista positivo, in quanto, inizialmente, lo vediamo spettatore delle tentate molestie sessuali del partner ai danni di una ragazza, poi scopriamo che la sua fidanzata ha 17 anni e che l’ha conosciuta il giorno in cui la madre si è suicidata.

Col procedere della narrazione, però, diviene sempre più evidente che a muovere i fili di tutto sono due personaggi, soprannaturali, due donne che non si incontreranno mai: Yaritza (Cristina Rodlo), incarnazione dell’alta sacerdotessa della morte e Diana (Jena Malone). La prima diverrà sposa di Jesus e con lui porterà chaos e morte, facendo diventare la parte americana del cartello sempre più violenta fino all’estremo. La seconda, una sorta di santona-psicologa, entrerà in contatto con Martin e lo istruirà, così come ha fatto con l’altro suo aiutante Viggo (John Hawkes), a fare quello che bisogna fare per portare ordine al chaos, ovvero l’eliminazione dei malvagi dal pianeta, facendolo diventare una sorta di giustiziere.

Refn dipinge un mondo corrotto e marcio, in cui siamo tutti colpevoli di qualcosa, abbiamo tutti ossessioni, nascoste e non, che ci fanno essere persone malate.

Da queste poche righe si evince già che Too Old To Die Young non è per tutti ed è stata accuratamente fatta per non essere tale. Un esperimento, in cui è doveroso evidenziare le numerose scene davvero memorabili, quello di Refn presentato a Cannes nel maggio 2019 con gli episodi 4 e 5.

 

 

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