Il 10 luglio, in Italia, è stata la data di uscita di Spiderman: Far from Home, sequel di Spiderman Homecoming e ultimo film della fase 3 del Marvel Cinematic Universe (MCU).

Il film di Jon Watts ha più di un arduo compito: cercare di descriverci un mondo (credibile) post Endgame e, allo stesso tempo, darci un sorta di conclusione ad un’intera fase di pellicole Marvel. Far from Home parte subito dal primo punto. Nel giro di cinque minuti cerca di spiegarci, in fretta e furia e con l’ironia adolescenziale che contraddistingue la pellicola, come il mondo si sia ricostruito e come la società sia ritornada uguale identica (anche troppo) a prima dell’invasione della Terra da parte di Thanos e, quindi, il conseguente schiocco delle dita.

Da qui, parte una storia di 129 minuti in cui un ragazzo del liceo si vede spaesato senza la figura di quel mentore su cui ha sempre potuto contare e, successiamente, alle prese con una carica per cui non si sente ancora pronto: essere il nuovo Iron Man. Sì, perché il film serve principalmente a questo, è impostato per ricordarci, di continuo, che Spiderman sarà il nuovo Iron Man nelle fasi successive dell’universo Marvel al cinema. Ma questo al Peter Parker di Tom Holland non interessa, lui vuole sono conquistare la sua M.J.

Far from Home stenta un po’ in delle fasi troppo forzatamente comiche, con quella comicità e quelle battute da classico film Disney/Marvel, tutte cose già viste dandoci, quindi, un’atmosfera generale per niente originale. Le fasi d’azione, però, sono inscenate ottimamente (c’era da aspettarsi diversamente?). Il ero fiore all’occhiello è rappresentato dal singolare antagonista: Mysterio Jake Gyllenhaal). Ottima la sua caratterizzazione, spiegando le sue motivazioni facendoci vedere il suo punto di vista. Inizialmente sembra di vedere quel conflitto tra due punti di vista diversi, non il più classico buono contro cattivo. Verso il finale, però, questo elemento viene meno, trasformando il personaggio nel più comune squilibrato degradandolo, quindi, in quel gruppo di supercriminali pazzi a cui siamo abituati. Da sottolineare due scene in particolare: il primo psichedelico scontro tra i due e l’ultimo, sul finale. Entrambi perfettamente realizzati.

Un adolescente che non vuole accettare le enormi responsabilità che gli cadono addosso e cerca in tutti i modi di fare una vita normale facendo finta di nulla, è questo un po’ il riassunto del film, forse. Questa versione di Peter Parker è, fondamentalmente, un ragazzo normale con un profondo senso di giustizia. Il film, forse, si preoccupa troppo di raccontarci il nuovo mondo di Spiderman, dimenticandosi troppo spesso l’azione che deve contraddistinguere il personaggio.

Tutto sommato Jon Watts sforna una pallicola sicuramente piacevole e che conclude, senza troppe pretese, un arco narrativo lasciando il campo totalmente libero al prossimo filone di film e di personaggi che popoleranno l’universo Marvel cinematorafico.

 

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