L’ultimo film di Saby Nebbou è il film scelto quest’anno per la presentazione ufficiale del Biografilm Festival 2019.

Come ogni anno il Biografilm Festival-International Celebration Of Lifes seleziona un pellicola per la serata d’inaugurazione (in programma stasera alle 19.45 presso l’Unipol Auditorium di Bologna).

Quest’anno la scelta è caduta su Celle Que Vous Croyez (Il mio profilo migliore nella versione italiana), ultimo lavoro del regista francese Saby Nebbou, già autore di L’Autre Dumas con Gerard Depardieu e di Dans Les Forêts De Siberie.

La pellicola, già acclamata all’ultima Berlinale, è un viaggio all’interno del mondo dei social e del rapporto (spesso conflittuale) che questi hanno con la realtà quotidiana, quella extra-schermo.

La protagonista Claire (Juliette Binoche) è una professoressa di letteratura che ha alle spalle un divorzio recente. Durante una lunga discussione-confessione con la sua psicologa, Claire rivela una storia incredibile.

Dopo l’ennesima delusione amorosa, conclusasi con un acceso dialogo telefonico con Alex (François Civil), l’assistente del suo amante, Claire decide di vendicarsi creandosi una falsa identità su Facebook. Presentandosi come una giovane stagista di 24 anni dunque Claire incomincia una relazione a distanza con Alex. I problemi sorgono quando quella che sembrava, all’inizio, un’innocente presa in giro diventa una vera e propria ossessione amorosa tra i due. Come riuscirà ad andare avanti questa relazione basata su una menzogna?

Il film di Nebbou ha il merito di suscitare riflessioni mai banali sul tema delle “relazioni virtuali” e sull’uso smodato dei social network, nonché sul rapporto sempre più complesso tra “reale” e “immaginario”, due piani che sono, oggi più che mai, sempre più interscambiabili.
Il problema è la sua realizzazione finale che risulta, invece, un po’ troppo “antiquata” per un film del 2019!
Appare infatti un po’ troppo inverosimile che Claire, da neofita, padroneggi fin da subito così bene i social networks al punto da inventarsi un piano così complesso. Per poi non conoscere Instagram!
Anche la scelta di Facebook come emblema del mondo virtuale per eccellenza andava bene fino a qualche tempo fa, ora nel mare magnum dei social molto più semplici da bypassare a livello di false identità, la storia narrata da Nebbou appare piena di numerose “ingenuità narrative” che la rendono un po’ troppo inverosimile. Si tratta di una visione della tecnologia fin troppo antiquata per un film che vorrebbe trattare un tema del genere.

Nonostante questo però il film ha un buon ritmo narrativo, a metà tra una screwball comedy contemporanea e un thriller psicologico. Il meccanismo narrativo è molto preciso e atto a destabilizzare lo spettatore sul comportamento della protagonista principale, in maniera tale che il suo agire non possa mai venire né giustificato né biasimato del tutto. Il che rende tutto molto più avvincente ma anche molto “vuoto” dal momento che tutto appare fin troppo costruito ad hoc per arrivare alla conclusione finale.

Rimane certamente una delle interpretazioni migliori per Juliette Binoche che delinea un personaggio incredibile e intriso di citazioni colte e letterarie, data la sua professione, che si susseguono in maniera tematica lungo tutta la storia (da Baudelaire a Madame De Stael). Si potrebbe affermare che il personaggio altro non è che una moderna Madame Bovary persa in un mondo immaginario che lei stessa si è creata all’interno del suo finto profilo Facebook.

Fatto sta che l’intensa interpretazione della Binoche è ciò che salva l’intera pellicola, la quale altrimenti sarebbe stata affossata dalle sue numerose ingenuità narrative. Anche il cast di contorno (Alex ma anche i figli di Claire e la sua psicologa) risulta molto azzeccato anche se manca di quella tridimensionalità che è invece propria della protagonista principale, rimanendo solo “di supporto” alla narrazione.

Le musiche e i paesaggi (soprattutto una lunga e bellissima panoramica su Parigi fatta con drone) sono il ricamo e il suggello giusto che impreziosiscono la pellicola. Elementi essenziali per un’opera che non innova tanto nel tema proposto (né nella modalità di narrazione) quanto nella sua resa visiva e nei plot twist abilmente inseriti all’interno del racconto.

Un film dunque che vale la pena vedere, nonostante in numerosi difetti presenti, anche solo per avere una visione originale all’interno del dibattito sul mondo dei social. O quantomeno per trascorrere una buona mezz’ora di intrattenimento leggero, che comunque non manca all’interno della pellicola.

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