Un nuovo (l’ennesimo) film si iscrive a quella categoria, tanto di moda negli ultimi anni, del filone nostalgia degli anni ’80. Parliamo di Rim of the World di McG, distribuito da Netflix.

Il film ha quella tipica impostazione che ricorda I Goonies, ET, Stand by me, ma anche i più recenti IT e Stranger Things, quest’utlimo, di grande successo, sempre prodotto da Netflix. Insomma, un gruppo di ragazzini, molto diversi tra loro, che si trovano a fare squadra per contrastare qualcosa di molto più grande di loro. Nel caso del film in questione, parliamo di un’invasione aliena.

Rim of the World, però, presenta subito difetti e una poca cura generale a livello di sceneggiatura. Il gruppo di protagonisti è composto da stereotipi: c’è il ragazzino timido e impacciato, quello ricco e viziato, quello con problemi in famiglia e l’asiatica taciturna e misteriosa. Nessuno di essi pare scritto bene o approfondito in qualche modo, lasciandoci completamente indifferenti alle loro vicende. Questo risulta un problema soprattutto nella prima parte, dove dovremmo entrare nel mood e metterci nei loro panni, ma questo non avviene in quanto è tutto così scontato e privo di mordente, perfino le battute (soprattutto quelle del ragazzino ricco) sono quasi fastidiose dal tanto che sembrano senza senso e buttate lì per forzare una sorta di caratterizzazione del personaggio.

Il problema di Rim of the World non è solo l’avere personaggi che assomigliano a caricature forzate di stereotipi già visti, ma anche la mancanza di idee. Qui si vuole citare film come i sopracitati (facenti parte del filone di cui parlavamo), ma anche Jurassik Park e Indipendence Day. Citazioni che sembrano messe lì per forzare la creazione di una sorta di effetto nostalgia nello spettatore cresciuto negli anni ’80 e ’90, ma che in un contesto privo di mordente, e con una trama veramente basilare, non producono l’effetto voluto, ma, anzi, lasciano una sensazione quasi caricaturale che non distoglie lo spettatore dal senso di indifferenza provato sin dalle prime scene del film.

Per concludere, Rim of the World non si capisce a che pubblico voglia strizzare l’occhio, essendo una storia tipicamente anni 80′ ma ambientata nella California contemporanea (a differenza della ben più riuscita Stranger Things, per rimanere sempre nel catalogo di Netflix), ma presentando riferimenti e citazioni diversi. Insomma, non fa abbastanza per colpire gli odierni ragazzini, ma non è neanche sufficientemente retrò per far presa sui 30/40 enni, dimostrando, anche, il fatto che non basta appoggiarsi a un filone in voga per avere successo assicurato o per fornire, automaticamente, una storia avvincente.

 

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