Nuova uscita in casa Netflix. Parliamo di Bird Box, diretto da Susanne Bier (The Night Manager), tratto dall’omonimo romanzo del 2014 di Josh Malerman e sceneggiato da Eric Heisserer (Arrival, Extinction). Il cast comprende nomi importanti quali Sandra Bullock, John Malkovich e Sarah Paulson.

Il film ci introduce, dalle prime scene, in un mondo post catastrofe, in cui l’umanita è stata decimata da misteriose entità che inducono alla pazzia e al suicidio chiunque le veda. Qui ci vengono subito presentati Malorie, la protagonista, intenta all’attraversamento di un fiume insieme a due bambini, tutti bendati per non rischiare di vedere le terribili entità.

La narrazione procederà alternando questo viaggio con lunghi flashback risalenti a cinque anni prima, all’inizio dell’evento che porterà la fine della società. Qui troviamo una Malorie diversa, incinta e ancora meno fredda rispetto alle scene viste in precedenza. Insieme a lei, rifugiati in una casa, troviamo diversi personaggi come Tom e Douglas, oltre a Olympia, altra donna incinta. Da questo momento si passa al classico artificio narrativo dell’assedio, in cui un gruppo di personaggi si ritrova all’interno di uno spazio chiuso, costruendo inoltre una sorta di micro-società. Un artificio che possiamo riconoscere in innumerevoli opere del genere, come La notte dei morti viventi, o La Cosa, risalendo addirittura ad opere letterarie come Io Sono Leggenda di Richard Matheson, anche se in questo caso è presente solo il protagonista.

Già dai primi flashbacks notiamo una certa somiglianza con E venne il giorno di M. Night Shyamalan. Il motivo è totalmente differente, ma la conseguenza del contatto con le entità risulta del tutto simile nei due film. In Bird Box, però, ci viene anche mostrato il fatto che le persone con problemi mentali sembrerebbero immuni a questa catastrofe, o meglio, l’effetto su di loro non è quello del suicidio, ma di portare la terribile visione, per loro bellissima, a tutti quelli che sopravvivono autoaccecandosi, con bende ad esempio, oppure rifugiandosi in edefici (le creature non possono entrare in essi). Un altra similitudine evidente è col recente film A Quiet Place di John Krasinski. In entrambe le pellicole i personaggi per sopravvivere sono costretti a fare a meno di una delle principali facoltà umane, la vista in uno e la voce nell’altro.

Diciamo che in Bird Box la narrazione funziona. Il non voler svelare l’origine di queste terribili entità può tranquillamente essere accettato, siamo abituati a non avere questo tipo di risposte da numerose opere del genere (ricordando nuovamente La notte dei morti viventi di Romero). Quello che fa storcere il naso, ad una prima visione sono alcuni dettagli. Non possiamo non notare due personaggi, seppur secondari, del gruppo nascosto nella casa che scompaiono dalla narrazione all’improvviso, decidono di scappare, il che in quella situazione equivale a morte certa, senza alcuna spiegazione. Semplicemente se ne vanno, senza dire nulla e senza che il gesto venga in qualche modo spiegato anticipatamente. Oppure, perchè le persone con problemi di natura psicologica non tentano il suicidio alla visione delle entità? Va bene non spiegare l’origine e le cause della catastrofe, ma se viene introdotto un elemento di questo tipo bisogna dare allo spettatore delle spiegazioni o almeno delle ipotesi, magari fatte da qualche personaggio, in modo che l’elemento introdotto non risulti senza senso e messo lì tanto per aggiungere qualcosa.

Il film di Susanne Bier si presenta allo stesso tempo come catastrofico e post apocalittico, in quanto la narrazione, dividendosi quasi equalmente tra i due generi, procede in egual misura attraverso due differenti linee temporali. Da menzionare la scena, resa molto bene e di particolare effetto, in cui gli equilibri della casa vengono distrutti, causa lo svelamento del personaggio di Gary. Per non parlare dell’evoluzione del personaggio di Malorie, da donna incinta e inizialmente impaurita a fredda e totalmente dedita alla sopravvivenza, pensando solo all’educazione dei figli incentrata sul sopravvivere in un mondo devastato, rimuovendo il più possibile la speranza nei due bambini. Nel finale la vediamo iniziare a calarsi nel ruolo di madre, dando finalmente dei nomi ai due bambini, fino ad ora chiamati semplicemente e asetticamente bambino e bambina.

Bird Box, disponibile dal 21 luglio, si colloca nel numeroso catalogo di film di Netflix inerenti alla fine del mondo e della società, come La Fine, Extinction e Cargo.

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