Dalla collaborazione tra il giovane prodigio dell’animazione giapponese Hiroyasu Ishida e Studio Colorido, arriva Penguin Highway. Tratto dall’omonimo romanzo di Tomihiko Morimi, è adattato per lo schermo da Makoto Ueda.

Una strana apparizione

È una mattina come tante per Aoyama, ragazzino di 10 anni diligente e entusiasta delle sfide che il mondo mette ogni giorno a disposizione della sua insaziabile curiosità. Sta andando a scuola, percorrendo la strada di tutti i giorni. Ad un tratto, un gruppetto di allegri pinguini appare dal nulla, seminando scompiglio nella tranquilla cittadina dove vive. La loro misteriosa comparsa aprirà Aoyama ad un mondo di fenomeni inspiegabili, la cui fonte è più vicina di quanto il protagonista possa immaginare. Imbarcandosi nell’avventura di scoprire da dove vengono i buffi animali, quello che Aoyama scoprirà cambierà radicalmente la sua visione sul mondo che lo circonda.

Con un’animazione dai colori brillanti e ricca di atmosfere semplici, quotidiane, il film conquista dalle prime tavole. Ishida restituisce il carattere accogliente, vissuto ma ordinato, degli interni, la luce abbagliante degli esterni, con i boschi e gli angoli della città esposti al caldo sole estivo. Ben più importante, il regista riesce con sensibilità a creare il ritratto di un bambino alle prese con le grandi domande della vita.

Piccoli uomini crescono

Aoyama, infatti, non è reso come prototipo del piccolo nerd solitario: nonostante la preponderante razionalità, è in grado di valorizzare la componente umana e relazionale, che non viene mai accantonata o messa in secondo piano in nome della sua “missione”. Sentimenti e legami personali sono, invece, estremamente connessi con la sua quest per scoprire l’origine della misteriosa quanto buffa invasione di pinguini che apre il film. In primo luogo, il rapporto con la sua “sorellona”, l’assistente del dentista locale per cui Aoyama sta vivendo la sua prima cotta.

Tutt’altro che secondario, il dettaglio della piccola ossessione di Aoyama per il seno prosperoso della “sorellona”, ha il merito di sottolineare ironicamente come lo spettatore incontri il protagonista in un delicatissimo momento di passaggio. Aspetto, questo, che dona al film un lieve e per nulla paternalistico tono da racconto di formazione.

È questo, forse, il vero mistero da risolvere: la vera ricerca di Aoyama è, in realtà, quella esistenziale di un bambino che si rende conto che non lo sarà ancora per molto. Di un bambino che sta muovendo i primi passi nel suo sviluppo sessuale, verso la pubertà. Questa sottotrama più introspettiva e individuale, si incrocia con l’avventura collettiva di Aoyama e dei suoi amici alla ricerca della soluzione che possa spiegare i misteriosi fatti che stanno accadendo in città.

L’età (ritrovata) dell’innocenza

Nelle sue ricerche, Aoyama ipotizza che la sua cittadina si trovi nel bel mezzo di una Penguin highway (da qui il titolo), un percorso predeterminato che i pinguini in migrazione seguono anno dopo anno. Il percorso personale del protagonista, a ben vedere, è perfettamente sovrapponibile con la highway del titolo, una strada dritta verso una meta ben precisa: diventare un adulto. Aoyama ha calcolato che ci metterà precisamente 3888 giorni, e non intende sprecarne neanche uno. Il giovane protagonista – figlio di un ricercatore – è votato alla decodificazione della realtà che lo circonda: studia e traduce il suo mondo in decine e decine di meticolose infografiche disegnate su quaderni a quadretti. La sua serietà scrupolosa e tenera, ricorda quella del piccolo kaki scout di Moonrise Kingdom di Wes Anderson, tanto che ad un certo punto siamo quasi pronti a scommettere che qualcuno si metterà a fare un inventario del contenuto dello zainetto da scienziato di Aoyama.

Il piglio filosofico ed estremamente riflessivo con cui Aoyama affronta ogni più piccola sfida, ci permette uno sguardo inedito sul dilemma della crescita. A qualcuno di voi capiterà di avere il sentore di un dejavù, ma tranquilli: tutti siamo passati dove Aoyama si trova ora (probabilmente senza pinguini, nel nostro caso), ed è bello riuscire a riavvicinarsi a quelle sensazioni che una volta ci appartenevano. Quando energia ed entusiasmo erano ancora intatti e vitali, pronti a prorompere in ogni progetto, gioco, amicizia che sarebbe venuta. È bello ritrovare echi di infanzia un po’ Andersoniana, un po’ alla Spielberg di E.T. e Super 8 (si lo so, non lo ha diretto Spielberg, ma ci siamo capiti).

Tra bulletti innoqui e fascino per l’ignoto

Cosa manca – e non è da intendersi come un commento negativo, anzi – è un canonico “cattivo”, una figura dal segno meno contro cui scontrarsi. In Penguin Highway l’antagonista non sta in qualche figura genitoriale castrante, o in una forza definibile come “oscura” che minaccia il mondo; non è identificabile nemmeno nel bulletto della scuola, mai reso come quei personaggi cliché maghi del dispetto crudele a cui i teen drama americani ci hanno tristemente assuefatto. A questo proposito, una menzione speciale va alla scena in cui, per la prima volta, vedo un individuo bullizzato che reagisce in modo sensato alle angherie: mirando ai gioielli. Ma lo vedrete.

Tornando a noi, il vero antagonista sta, esteriormente, nell’ignoto ancora da comprendere, e interiormente, nei limiti della nostra capacità di comprenderlo. Non è un caso se la logica su cui si basa il mistero che Aoyama vuole risolvere è quella della relatività di Einstein. Un concetto che mette tutt’oggi a dura prova la mente umana, pigramente adagiata su concetti aristotelici sicuramente più comodi e rassicuranti.

Un’avventura verso il centro delle cose

La fine del mondo è nel mondo stesso, al centro – spiega il papà del protagonista. La fine del mondo di Aoyama bambino è 3888 giorni lontana da lui. Ma crescere è un percorso, non una meta. Dunque, la fine del mondo è qui, accade un poco alla volta, passo dopo passo. Come i pinguini – peraltro adorabili – di cui questo film è pieno, Aoyama intraprende sotto i nostri occhi quella stessa strada percorsa da altri prima di lui, innumerevoli volte.

Penguin Highway sarà in poche sale selezionate solo 20 e 21 novembre, distribuito da Nexus. Vedete di non perdervelo!

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