Amabili Mostri (Le complexe de Frankenstein) è un documentario di Sky Arte ed è dedicato alla creazione dei mostri cinematografici, attraverso il trucco e il parrucco. Effetti speciali artigianali utilizzati da truccatori/animatori per creare dei mostri che, con il tempo, sono diventati i più famosi mostri della Storia del Cinema. Il documentario racconta la vita e le opere di alcuni dei più grandi realizzatori di mostri prostetici come Rick Baker, Greg Nicotero, i ragazzi dei Stan Winston Studio, oltre a loro, si intervallano anche lo voci ci alcuni grandi registi “moster lover” come Guillermo del Toro, Joe Dante, Kevin Smith e John Landis. Autori che apprezzato la creazione artigianale di creature paurose e che hanno utilizzato di quei trucchi artigianali durante la lavorazione delle loro pellicole.

Il film parte dall’origine, dai mostri della Universal. Iconici mostri presi dalla letteratura che Jack Pierce ha reso celebri grazie al trucco.   Il più celebre è la maschera del mostro di Frankenstein del 1933, realizzata per Boris Karloff. Un trucco semplice ma efficace e che ha dato vita ad un volto mostruoso iconico.

Gli anni passano e le tecniche migliorano. Da Giger per Alien, passando per Rambaldi in E.T. questi effetti si perfezionano e danno vita ad animazioni sempre più reali e realistiche. Inoltre, si affinano e diventano sempre più complesse. Arte artigiana che unisce varie tecniche artistiche.

Prima si crea su carta, poi si fanno i modellini in scala e successivamente si realizzano in toto mostri proporzionati per il film. Un lavoro che deve tenere conto della luce e perciò viene studiato con precisione in quanto i mostri devono essere resi filmabili. In alcuni casi, l’animatore/truccatore riempiva lo scheletro del mostro per dare il movimento, ma, con il passare del tempo, si è utilizzata l’elettronica, con motori integrati.

Un’evoluzione che ha dato vita a cose straordinarie e uniche, al limite dell’immaginabile. Come il trucco prostetico per Un Lupo Mannaro a Londra di Landis. Inoltre, per animare le creature, si è ricordo ad una vecchia tecnica fotografica della stop-motion. Passo uno che è in grado di ampliare il movimento dei mostri con una “semplice” tecnica visiva che veniva usata già nel pre-cinema.

Tuttavia, il “crollo” di questi artigiani è avvenuto con l’avvento digitale in quanto la CGI permette di dare maggiore fluidità alla narrazione filmica e, in alcuni casi, può essere più veloce. Jurassick Park è stato il film apripista di queste tecniche digitali. Una rivoluzione che ha reso meno necessario il lavoro di artigiani storici che hanno creato realmente dei vari e propri mostri.

Il documentario esplora la parabola di questi grandi creatori che, artigianalmente, hanno dato vita a creature iconiche che hanno spaventato (e divertito) gli spettatori. Trucchi realistici, palpabili che il digitale ha limitato ma che, tuttora, sono indispensabili per concepire mostri empatici e che buchino lo schermo.  Un viaggio da brividi che si addentra nel mondo degli effetti speciali e che mostra la genesi di alcuni dei più grandi mostri della storia. Maschere che sono entrate a far parte dell’immagine collettiva mondiale. Inoltre, il film ci fa capire che tali tecniche vanno preservate per garantire il proseguo di tale mestiere, in quanto, tuttora è necessario realizzare modellini o creature viventi. Un bel film che mette in scena un aspetto poco esplorato della Storia del Cinema.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata