Patrick Melrose è una miniserie drammatica di Showtime che ha come protagonista Benedict Cumberbatch. Lo show, composto da cinque puntate di un’ora ciascuna, tratta della violenza infantile che ha ripercussioni anche nella vita adulta. Fantasmi d’infanzia che aleggiano lungo tutta la vita e che segnano in modo dirompente la labile psicologia di una persona.

La serie tratta di come i traumi infantili abbiano reso un inferno la vita di Patrick Melrose, rampollo di una famiglia benestante che si autoinfligge dolore per “fuggire” dai propri demoni dell’infanzia inflitti dal crudele padre. Un diversivo ottenuto dalla somministrazione di droghe e dall’abuso di alcol per creare dei momenti di estraneazione, che forniscono sollievo. Patrick non riesce a superare quei terribili traumi e ciò gli crea una instabilità emotiva che tenta di sopperire dall’accesso di comportamenti estremi come sesso, droga e alcol.

Cinque episodi che raccontano cinque decadi della vita di Patrick. Si va dagli anni Sessanta fino agli anni Duemila. Il primo episodio ci mostra la gioia per la morte del padre; una felicità estrema per la morte del parente che inizialmente spiazza lo spettatore e che “trova” un protagonista, quasi sempre, sotto l’influsso di droghe e che è incapace di farsi carico delle ceneri del padre. Solo attraverso brevi flashback e “voice over interni” (protagonista che parla nella sua mente) si intuisce che la relazione padre-figlio è stata burrascosa e che Patrick vive la dipartita come se si fosse liberato di un macigno.  Il secondo episodio è il più importante in quanto evince la causa traumatica di Patrick e, proseguendo negli anni Settanta, ci mostra un Patrick che tenta in tutti i modi di superare le sue dipendenze. Il terzo continua nell’esplorazione dell’animo umano e dell’inizio del “cammino riabilitativo” quando si apre e dichiara all’amico il trauma, compiendo un passo avanti verso la sua guarigione. Il quarto e il quinto episodi trattano dell’inadeguatezza di Patrick come padre e di come il suo passato ritorni a tormentarlo a causa della madre che “complice” del padre gli affligge dolore diseredandolo dal patrimonio famigliare. Infine, il tutto si conclude con la morte della madre e dei “membri del clan del padre” che portano Patrick alla riabilitazione, dovuta anche alla sua permanenza all’ospedale psichiatrico.

Un dramma intenso raccontato attraverso delle fasi importanti della vita di Patrick. La serie tratta dell’abuso infantile e di come le conseguenze create a quei traumi possano condizionare la crescita emotiva di una persona. Patrick è attanagliato dalla costante presenza del padre che aleggia come un fantasma e lo tormenta. Un demone psicologico, interno, invisibile che affligge la mente e impedisce di vivere serenamente la propria vita. Patrick, nonostante la morte del genitore, non riesce a superare il trauma in quanto succube del padre e vive un contrasto: da un lato è sollevato della dipartita in quanto, ora, non è più in grado di affliggergli dolore fisico ma dall’altro versante non riesce a proseguire la sua vita senza condizionamenti paterni. Si sente in colpa con se stesso per non essersi ribellato e per aver permesso al padre di ferirlo emotivamente e fisicamente. Una responsabilità mancata che provocano istinti suicidi e comportamenti autodistruttivi. Inoltre, questi traumi gli lasciano una fragilità emotiva che non gli permette di creare relazioni durature con altre persone. Il rapporto con la madre è di colpa in quanto complice del padre. Lei sapeva degli abusi ma non è mai riuscita a salvarlo; non ha mai alzato un dito per aiutarlo e per uscire dalla tragica situazione. La incolpa ma anche lei è vittima del Padre Padrone e anch’essa ha vissuto momenti di dipendenza diventando un’alcolista. Lei ha scelto di “salvarsi” dall’inferno creando una fondazione per aiutare varie persone. Sostegno che non è riuscito a dare al proprio figlio e che ora tenta di “pulirsi la coscienza” lasciando in eredità il proprio patrimonio. Preferisce “comprarsi” il paradiso attraverso i suoi beni, mettendo da parte, ancora una volta, il figlio che viene diseredato e lasciato solo a rivivere i momenti dell’abuso. Vite spezzate che non riescono a superare i traumi nonostante il confronto. Patrick supera i suoi demoni solo dopo che sono dipartiti tutti i membri del clan di suo padre (Nicholas che adorava suo padre, David) e grazie alla sua voglia di diventare un padre migliore del suo e di riabilitarsi per dare ai suoi figli una stabilità emotiva che lui non ha avuto. Grazie al sostegno psichiatrico, trova la forza per affrontare a viso aperto i demoni del suo passato.

David Nicholls adatta la saga di cinque libri di Edward St. Aubyn. Un libro a puntata, invertendo i primi due volumi in modo da non mostrare immediatamente la causa del disturbo di Patrick. Inoltre, iniziando con la gioia della dipartita del padre, ci fa percepire il protagonista come un ingrato rampollo benestante che ora è libero di sperperare i soldi dei genitori. Un antieroe. Una scelta che spiazza lo spettatore e che sovverte le sorti della storia in quanto nessuno si sarebbe mai aspettato una piega simile. Le cinque parti, oltre a raccontare la storia dei Melrose, parlano dell’aristocrazia e delle fragili relazioni che quel mondo crea attraverso i soldi. Inoltre, seguendo la vita di Patrick viviamo un calo esponenziale del tenore della sua vita: da giovane rampollo aristocratico a separato che vive in un appartamento, da solo, in affitto. Quindi la serie mostra il detto che “i soldi non portano alla felicità”. Inoltre, lo show mette in scena  varie sfaccettature della vita coniugale e della relazione genitori-figli. Relazioni affettive che hanno un’enorme importanza nell’evoluzione del proprio sé.

Le sceneggiature hanno una matrice teatrale molto forte e presentano dei dialoghi molto forti e incisivi. Cambiano tono e si adeguano all’evoluzione del protagonista e alla sua evoluzione psicologica. Si concentrano in toto su Patrick, vero e unico protagonista, e trattano in modo “limitato” gli altri personaggi. Non si tratta di una costrizione che affossa in negativo la serie. Patrick Melrose racconta una storia famigliare e attraverso quest’epopea, le sceneggiature mostrano le varie sfaccettatura del rapporto moglie-marito e genitori-figli. Si concentrano su alcuni aspetti e trattano in modo spicciolo o allegorico altri personaggi. (Come quando Patrick incontra lo spacciatore Chilly Willi nella prima puntata e lo rincontra al party aristocratico nella terza quando è sorpreso di ritrovarlo musicista, pulito ed invecchiato).

Tutti e cinque gli episodi sono stati diretti da Edward Berger. Il regista si conferma bravo nel dosare scene intense con quelle più spensierate. Utilizza in modo saliente i movimenti della macchina da presa e, attraverso, carrelli che portano a porte chiuse, lascia allo spettatore l’arduo compito di elaborare l’orrore del padre verso il figlio.

Patrick Melrose è una miniserie intensa, molto drammatica, realizzata in modo molto semplice ed efficace. Una regia dosata con un impianto perlopiù di matrice teatrale, mette in scena con efficacia la parabola abissale di Patrick e costringe lo spettatore ed immergersi nella sua vita e nel suo trauma. Un viaggio all’interno della sua afflitta mente che viene resa benissimo dal continuo cambio di tono e dai repentini eccessi di rabbia che esplodono nei momenti più tesi. La serie è studiata ad hoc per mostrare tutto il talento di Cumberbatch che è bravissimo a rappresentare le sfaccettature mutaforme di Patrick che passano dalla sobrietà inglese agli eccessi più estremi. Patrick Melrose ci mostra lo sforzo per celebrare la forza interiore e il superamento di traumi. Una bella storia, che non annoia e fa riflettere su temi importanti e spesso, poco elaborati.

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