Il creatore dei Simpson e di Futurama sbarca su Netflix con una serie animata ambientata in un mondo fantasy medievale. Dieci puntata di circa trenta minuti ciascuna che raccontano la storia della principessa Beam, del demone Luci e dell’elfo…Elfo. Una buona serie animata che intrattiene, diverte e che ha una struttura completamente differente rispetto ai precedenti prodotti creati da Matt Groening.

Siamo a Dreamland, la principessa Beam rifiuta di sposarsi e affogo la sua disperazione nell’alcool. Orfana di madre, vive con un bislacco padre monarca e la matrigna, un rettile. Un giorno, durante una delle sue fughe notturne per andare al pub a bere, la giovane principessa incontra un elfo di nome Elfo. Costui è scappato dal regno incantato (e zuccheroso) degli elfi, Elfwood. Oltre a loro, a Beam si unisce Luci, un demone “sua cattiva coscienza”. Il trio vive cosi una serie di grottesche e paradossali avventure.

Disincanto è una serie animata molto diversa dai Simpson e da Futurama. La prima è una rappresentazione altamente distorta della contemporaneità mentre la seconda, nonostante l’ambientazione nel futuro, una satira del mondo moderno. Anch’essi erano due prodotti simili ma diversi. L’elemento comune stava nel raccontare, in modo paradossale, il mondo dell’oggi con alterazioni e con una narrazione non consequenziale. Disincanto è una serie parodistica, prende per i fondelli il genere fantasy, addomesticando tutti i cliché del genere in spunti divertiti e sovvertendo gli snodi narrativi a suo piacimento per dare vita ad una storia goliardica e grottesca. Si rifà a classici della letteratura fantastica (un esempio cardine è la storia di Hansel & Gretel) ribaltando completamente la prospettiva buoni-cattivi.

Nella serie sono presenti una serie di etnie classiche del mondo fantasy: fate, troll, gnomi, elfi, animali fantastici etc. Questi gruppi etnici vengono ridefiniti e ricontestualizzati per adattarsi al mondo medievale fantasy, progettato per affinità. L’elfo, il personaggio più magico del mondo potente, in Disincanto mantiene il suo elemento fatato e il suo sangue ha proprietà incantate. Gli gnomi sono in eterna lotta con i troll e le fate sono delle meretrici. Caratteristiche alterate che però non cambiando gli archetipi del genere fantasy. In Disincanto si predilige mantenere un ribaltamento degli schieramenti presentando personaggi egoisti e malvagi, che alla fine diventano buoni. La stessa cosa avviene con i protagonisti che, in questa costruzione “ribaltata” hanno così il proprio arco di crescita.

La satira è presente anche in Disincanto ma è meno graffiante rispetto ai Simpson e Futurama. Più limitata e contenuta. La nuova serie di Netflix preferisco proseguire sulla sua narrazione parodistica e mantenere una coerenza diegetica interna senza distrazioni o perdite di tempo. Ci sono pochissimi tempo morti e la storia prosegue su un binario ben definito. Disincanto è una serie consequenziale, cronologica dove le puntante sono collegate tra di loro e hanno dei rimandi. Lo status quo non si ripristina ogni puntata e quindi c’è un ordine cronologico. Figlia di una serialità moderna, ogni episodio presenta una storia a se, ma, complessivamente, tutta la stagione ha una grande trama che viene espletata nelle ultime due puntate e che portano la serie ad avere un climax e un cliffhanger. Un finale che riconduce tutta la matassa narrativa e che porta ad importanti ponti di svolta. Quindi è logico che si preferisca mantenere una coerenza uniforme e consequenziale piuttosto che una satira.

L’animazione è stupenda, colorata e ben delineata. I personaggi hanno uno stile di disegno molto simile a quello di Futurama e i movimenti della macchina da presa sono fluidi e intenti a valorizzare appieno il mondo bizzarro di Dreamland. Il tema musicale è una bella traccia sonora che richiama sinfonie balcaniche (Goran Bregovic) che si prestano molto al fittizio medioevo fantasy. La costruzione dei personaggi ha molte analogie con i Simpson e con Futurama. C’è sempre un beone nel gruppo e i personaggi hanno costanti in tutte e tre le serie di Groening, in particolare con Futurama, serie che ha tantissime analogie con quest’ultima. Disincanto, essendo figlia del mondo moderno, presenta una giovane donna forte, emancipata e che si ribella al suo destino di “merce per alleanze” e quindi, la serie presenta delle chiavi di lettura anche sotto il profilo femminista in quanto pregna di valori atti a valorizzare la parità di genere. Elementi pro-donna che erano presenti anche nelle altre serie, anche se, in maniera molto meno marcata.

Disincanto è una buona serie tv animata. Meno sovversiva di quello che ci si poteva aspettare da Groening ma divertente, colorata e che intrattiene con un buon ritmo e con alcuni spunti inaspettati. I dieci episodi si vedono velocemente e con voracità. Certo, non tutti sono all’altezza, ma alcuni sono memorabili e via via, il prodotto riesce a prendere un buon ritmo e gli ultimi tre episodi presentano un’unica storia molto ben confezionata e idonea alla conclusione di questo primo ciclo. Una buona serie animata che centra il suo scopo: intrattenere.

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