La base di partenza è sempre una buona storia. L’intreccio narrativo e una struttura con archi diegetici ben sviluppati sono da sempre le fondamenta per la riuscita di una buona storia. Neanche una regia perfetta può salvare un film che narrativamente fa buchi nell’acqua. Ebbene, il sesto capitolo della serie di Mission: Impossible, Fallout ha una buona storia.

Tutto inizia con un sogno premonitore. Hunt è costretto a salvare il mondo da una minaccia che lui stesso ha “scaturito”. Questa volta l’espediente è derivato dalla sua bontà. Infatti, a causa del suo “amore” verso il suo team, decide di offrire tre ordigni nucleari ai terroristi pur di salvare Luter.

Christopher McQuarrie ritorna in cabina di regia e sceneggiatura e confeziona un film spettacolare, divertente e con una buona struttura narrativa. In particolare, il film presenta il giusto mix di scene intense con azione mozzafiato e umorismo grottesco. Il giusto tono per divertire ed intrattenere lo spettatore che in una serie simile ne ha già viste di tutti i colori. Eppure, il buon McQuarrie si supera e confeziona un ottimo sesto film.

La storia è confezionata su misura su Tom Cruise e mostra tutta la stanchezza del personaggio che si appresta a farsi carico dell’ennesima missione impossibile per salvare il mondo intero. Ethan Hunt è Tom Cruise, quindi le scene spettacolari, il fiatone e l’affaticamento rappresentano la reale crescita del personaggio/attore. Una dualità in quanto assimilazione della figura protagonista da parte dell’attore. Protagonista che rispetto ai primi capitoli mostra i primi acciacchi e le prime debolezze, anche emotive. Le belle donne hanno sempre un cuore centrale ma l’affiatamento di squadra e le motivazioni del protagonista sono evolute ( e si sono adattate) film dopo film.

Questa nuova avventura ha dei McGuffin particolari in quanto duplici e che si rivelano dei turning point. Prima la ricerca al plutonio e poi la liberazione della vecchia conoscenza di Solomon Lane. Sviluppi narrativi, per certi versi, imprevedibili e che si sviluppano con spunti presi da classici film di spionaggio. C’è una spia/talpa all’interno dell’organizzazione, c’è qualcuno che fa il doppio gioco e che la classi situazione in cui l’eroe viene screditato e che deve ripristinare il suo nome, salvando il mondo. Classici archi narrativi che in Fallout funzionano molto bene. Archetipi del film d’azione abbinati a spunti di thriller di spionaggio.

Fallout, dal punto di vista narrativo, è propriamente un sequel del capitolo precedente. Primo seguito della serie in quanto si collega in modo diretto al capitolo precedente. Vero che, attraverso un’ottima sceneggiatura, non è indispensabile aver visto il quinto lungometraggio poiché i richiami vengono ripresentati. Inoltre, il cattivo ritorna e nell’organizzazione dietro alla sparizione dei tre ordigni nucleari ci sono vecchie conoscenze. Quindi, sotto il profilo dell’intreccio, assistiamo ad una novità all’interno del franchise di Mission: Impossible. Oltre al fatto che si tratta della prima volta che un regista/sceneggiatore ritorni a lavorare alla serie.

Tom Cruise si mantiene ancora una volta in forma per il suo avatar cinematografico. Ottimo nella recitazione e rappresenta alla perfezione lo stato affaticato, stanco e poco lucido dell’Ethan Hunt ormai invecchiato. Il team si mantiene affiatato e sempre “allegro” con Simon Pegg e Rhames che creano siparietti bislacchi. Un plauso però va alle due new enry, Henry Cavill in quanto autoironico e paradossale. Attraverso espressioni facciali crea sorrisi e risate in quanto “frammenta” le scene d’azione e le intervalla con movenze o atteggiamenti divertenti. Inoltre, viene messo in situazioni di contrasto dove “un omone come lui, spaccone, grande e grosso” le “prende” con omuncoli. Ha un bel feeling con Cruise ed insieme fanno scintille (in tutti i sensi).

L’altra new entry del cast è Vanessa Kirby, bravissima in quanto sensuale, scaltra, espressiva e atipica nel ruolo di mediatrice. Doppiogiochista e “con le palle”. Da un lato sembra la classica donnetta da salvare e preservare ma sotto la superfice si cela una donna forte, furba e dalla mente lungimirante. La sua apparizione ruba la scena grazie ai suoi occhioni espressivi tra la malinconia e la carica sessuale.

Mission: Impossible – Fallout è un ottimo sesto capitolo. Il film presenta una buona storia con scene d’azione ben congegnate e rappresentate. In particolare la storia ha un buon arco narrativo e porta avanti l’evoluzione dei personaggi sfruttando la “serialità” del prodotto e perciò mette in scena le difficoltà emotive e fisiche dell’eroe che sta invecchiando e che appare poco lucido. McQuarrie nasce sceneggiatore e in questo capitolo confeziona una storia arguta e furba. Un ottimo sesto episodio che pur rappresentando l’invecchiamento del suo eroe non mostra segni di decadimento nel franchise.

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