Tratto da una storia vera, La truffa del secolo si presenta come un nuovo (e vecchio) film dalle tinte noir, un classico poliziesco dai toni drammatici che si reinserisce nell’attuale panorama cinematografico. Il nuovo film di Olivier Marchal, regista francese noto alla critica per la pellicola 36 Quai des Orfévres, si fonda su due basi: la storia di cronaca che tra il 2008 e il 2009 ha aperto gli occhi sul sistema finanziario della Francia e il passato da poliziotto del regista.

Dopo dieci anni di direzione, Antoine Roca (Benoîte Magimel) è costretto a dichiarare il fallimento della sua azienda di famiglia. I conti in rosso e i continui rimproveri del suocero (Gérard Depardieu), costringono Roca a stringere accordi con la malavita francese per mettere in atto una truffa magistrale nei mercati internazionali. L’immediata mole di denaro, però, conduce Roca e il suo gruppo di criminali su una strada cupa, pericolosa e rischiosa dalla quale non si può tornare indietro.

Eliminando qualsiasi giudizio morale, ne La truffa del secolo Marchal pone l’accento sui fatti realmente accaduti e sulle immediate conseguenze che ne sono scaturite. Il regista rispolvera il suo passato da poliziotto per addentrarsi, come aveva già fatto nei suoi precedenti film, nella malavita francese, mostrando il lato oscuro della città dell’amore e la corruzione che abita nelle forze dell’ordine. Una parte centrale e complessa è, sicuramente, la spiegazione economica della truffa che, però, viene tralasciata a favore di un racconto noir, veloce e melodrammatico. In poco tempo Roca diventa un uomo nuovo che rifiuta i legami con il suo passato e, con la stessa rapidità, si ritrova insieme ai suoi compari a fare i conti con la realtà.

La truffa del secolo può essere considerato un noir classico dove i potenti hanno la meglio su coloro che vogliono, seppur ingenuamente, spodestarli. Il titolo originale del film, Carbone, è forse quello che rispecchia in modo migliore la totale trattazione. Il carbone è il combustibile da cui parte l’azione ed è anche quello che, una volta acceso, può portare solo ad un’esplosione. In questa considerazione, potrebbe risultare più chiara la predilezione del regista per i toni cupi e drammatici ma, nonostante questa possibile chiave di lettura, il risultato finale non è stato soddisfacente. La mancata attenzione verso i dettagli, le reazioni repentine e i passaggi poco fluidi hanno vanificato qualsiasi legame che si poteva creare con i personaggi, sia in positivo sia in negativo, rendendo la trattazione un mero sviluppo dei fatti.

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