Il british style, da anni, affascina gli spettatori di tutto il globo. Il mondo britannico è stato ritratto in numerose produzioni cine-televisive e l’essenza, e lo humor, inglese sta avendo molto successo ed è apprezzato da molti. Le ultime produzioni televisive di maggior successo sono perlopiù costume drama, con storie che mostrano tutta la raffinatezza e l’eleganza del Regno Unito. Chiusa l’epopea di Downton Abbey, la tv si è concentrata su due regine: Victoria e Elisabetta II. La prima è ritratta nella serie di ITV mentre la seconda nella mastodontica serie di Netflix, The Crown. Le due serie sono molto simili e alcuni paragoni sono quasi doverosi in quanto uscite nello stesso periodo (2016) e parlano delle due più longeve regine della Storia. Seppur con le dovute proporzioni (quella di Netflix è una sorta di blockbuster tv), gli show stanno avendo degli archi narrativi molto simili e si concentrano prevalentemente sul racconto della quotidianità della vita monarchica con un occhio di riguardo verso il peso di portare la Corona Monarchica. Inoltre, in ambedue le produzioni, le due regine sono allo stesso tempo forti, femminili, sofferenti e “schiacciate” dal ruolo. Entrambe diventare reggenti di uno dei Regni più influenti e portanti dell’Occidente, in modo inaspettato, si sono fatte carico del peso della corona e hanno sacrificato la loro libertà personale per dedicarsi alla guida del loro paese. Un enorme spirito di sacrificio che entrambe le serie stanno riuscendo a raccontare in modo appassionante. In particolare, tutti e due le serie hanno enfatizzato e puntato sull’umanità delle due regine, sradicandole, parzialmente, dal loro essere pilastro della società, portandole su un livello di empatia più vicino al proprio “popolo”.

Se la terza stagione di The Crown latita ad arrivare nei nostri schermi, la terza stagione del dramma Victoria è già stato trasmesso in madrepatria (da Noi arriverà tra qualche mese su LaF).

La serie prosegue il suo excursus storico sulla regina più famosa del Regno Unito, portando la reggente verso un nuovo arco narrativo appassionante. Questo nuovo ciclo di episodi (otto) mostrano numerosi eventi storici rilevanti ma si focalizzano principalmente sui cambiamenti politici dell’Europa dove i paesi stanno abbandonando le monarchie per abbracciare una conformazione repubblicana. Scossa della Seconda Rivoluzione Francese, dove la monarchia viene scacciata nuovamente dal proprio popolo, il Regno Unito deve far fronte a tumulti rivoluzionari che mettono apprensione alla corte monarchica. Non solo, oltre ai cambiamenti politici nell’Europa, la terza stagione si focalizza anche su epidemie, carestie e conflitti famigliari.

La quotidianità della monarca viene interrotta dai cambiamenti politici e dall’arrivo inaspettato di sua sorella maggiore, Feodora, proveniente da un piccolo feudo tedesco, che le chiede rifugio. Il conflitto tra sorelle è uno dei pilastri di questa terza stagione. Sua sorella cova un risentimento nei confronti di Victoria in quanto poteva diventare lei Regina al suo posto. Ospite al palazzo reale, come damigella, Fedora inizia ad influenzare la vita di corte e a creare ambiguità con il principe Albert. Un parente serpete che cova rancore e perciò cerca di distruggere tutto ciò che la sorella ha creato. Si tratta di una figura opportunista, meno fedele alla storia, utilizzata per destabilizzare la vita privata della regina. A livello narrativo, la sua figura è la meno caratterizzata ed è la più prevedibile ma a scopo diegetico, la sua influenza è molto importante ed è centrale nel cambiamento dei personaggi principali.

I conflitti tra i personaggi in questo nuovo arco sono mutevoli e subiscono cambiamenti repentini in base alle esigenze del momento. Come nelle precedenti stagione, anche in quest’ultima emerge una nuova figura politica carismatica, Lord Palmerston, Ministro degli Affari Esteri, che è ben caratterizzata e sfaccettata. La sua arguzia viene sviscerata in toto e la sua emancipazione viene resa molto bene. Un abile oratore che sa ingraziarsi i favori del pubblico e che si batte per il bene del suo paese. Una figura grigia, un precursore dell’Europa futura, che si muove in modo mellifluo, agendo sia da alleato che da avversario. Il suo personaggio viene costruito in maniera molto moderna e la sua influenza porta ad una crescita della visione politica e sociale da parte della regina. I loro conflitti sono dinamici, tumultuosi e subiscono un mutamento, in positivo, quando mettono da parte i contrasti e cooperano in modo equilibrato al fabbisogno del paese. Questa relazione mette in contrasto Victoria e Albert, appoggiato da Feodora,  non del tutto convinto dell’onestà del politico.

Il concetto di rivoluzione aleggia lungo tutta la stagione. Non solo a livello politico ma anche dal punto di vista personale. Victoria e Alberto, dopo la passione iniziale, si ritrovano in costante distacco e litigano costantemente per ogni cosa. Sempre in disaccordo, vivono un turbamento emotivo e si chiedono se il loro ardore amoroso si sia assopito. Diversi e dal background differente, i due rischiano di spezzare un legame che gli aveva resi più forti, mettendo in pericolo l’educazione dei loro figli. Hanno bisogno di reinventarsi e trovare un nuovo fuoco per alimentare il loro amore. L’occasione arriva durante la sottotrama della Grande Esposizione Universale del 1851, progettata da Albert, che acquisisce sempre maggior spazio (e importanza) nella seconda parte della terza stagione. Nato come progetto fallimentare, alla fine, grazie al supporto di Victoria, diventerà un simbolo di rinnovamento per il paese e sarà l’incarnazione dell’amore ritrovato tra i due. Un ritorno ristoratore alla fiducia per entrambi.

A livello temporale, la stagione ricopre diversi anni e, a livello storico, mette in mostra diversi avvenimenti importanti. Dalla scacciata definitiva della monarchia francese, al Cartismo, alle tensioni con l’Irlanda e l’epidemia di colore. Macro e micro conflitti che rendono il racconto pieno di situazioni drammatiche e appassionanti. Il tutto mantenendo un elemento romantico/amoroso che viene sviluppato dai personaggi secondari che alleggerisco, parzialmente, l’alta tensione politica e tra i protagonisti.

Questa terza stagione si mantiene su un buon livello. Rispetto alle precedenti stagioni, si inizia a sentire un po’ di stanchezza nello sviluppare in modo congruo una storia che deve rispettare sia dinamiche storiche reali che esigenze narrative per il mezzo seriale televisivo. Sovente, si agisce per compromessi e si cerca di imbastire un arco narrativo in grado di portare ad un cambiamento significativo per i personaggi. Tale espediente non sempre rende fluida la storia e spesso avvengono incartamenti o squilibri a livello di trama. Diversi personaggi secondari hanno meno spazio e finisco per essere caratterizzati malamente. Tuttavia, grazie alla brevità di durata, gli episodi si guardano con piacere e voracità. Il rischio di perdere freschezza e riconoscibilità (visto il rinnovamento dei personaggi secondari) è dietro l’angolo, ma questo terzo ciclo di episodi si è mantenuto su un buon livello, presentando una storyline interessante, appassionante e ben sviluppata. Non sempre equilibrata tra personaggi primari e secondari, si mantiene su un buon livello grazie ai brillanti dialoghi e alla caratterizzazione dei personaggi antagonisti (in particolare Lord Palmerston) che rendono seducente questa nuova stagione. Inoltre, lo show, pur perdendo dei personaggi secondari molto amati, si rinnova in modo ottimale e presenta nuove storie e nuove vicende che soddisfano il lato romantico, ovvero uno degli elementi cardine della serie. Pertanto, la terza stagione di Victoria si conferma appassionante ed emozionante. 

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