Dopo Bird Box, Netflix propone subito un altro prodotto originale sul medesimo tema: una civiltà messa in crisi, se non quasi spazzata via, dall’arrivo di strane creature, le quali costringono i superstiti all’abbandono delle loro principali facoltà. Nel caso sopracitato era la vista, in The Silence, invece, i protagonisti sono costretti al più rigoroso silenzio per non attirare le terribili creature che hanno invaso il mondo. Chiaramente ci viene subito in mente il recente A Quiet Place di John Krasinski, anche lì i protagonisti erano costretti al silenizio da strane creature e forse questa vicinanza tra le due opere rende ancora più evidenti i difetti di The Silence, confrontandolo, appunto, col ben più riuscito film del 2018.

La pellicola diretta da John R. Leonetti, basata sul romanzo del 2015 scritto da Tom Lebbon, ha come interpreti i veterani Stanley Tucci e Miranda Otto, affiancati dalla giovane Kiernan Shipka (Le terrificanti avventure di Sabrina).

La trama, diersamente da quanto accade nelle due pellicole citate in precedenza, introduce fin da subito la provenienza e l’aspetto delle creature, togliendo anche quel phatos legato allo svelamento del mostruoso. Gli Andrews sono una famiglia comune con un elemento non comune, ovvero la figlia non udente, il che rende tutto il gruppo abituato ad esprimersi senza la parola e attraverso il linguaggio dei segni. Quando il governo dichiara lo stato d’emergenza Hugh, il padre di famiglia, decide di condurre i suoi cari lontano dalla città per cercare zone più tranquille, fuori dall’imminente invasione che si stava avvicinando sempre più. Non riusciranno a scampare lo stesso alle creature e, in seguito a diversi sacrifici in termini di vite umane del gruppo, riusciranno a stabilizzarsi in un casolare isolato. Qui, tuttavia, entrano in contatto (e in conflitto) con una strana setta che cercherà di minare la precaria stabilità che la famiglia sta cercando di mantenere in questa nuova condizione.

Il mondo in The Silence non è ben caratterizzato, non siamo consci di quanto sia esteso il disastro e delle sue conseguenze. Oltretutto viene subito a galla qualche forzatura a liello di sceneggiatura, ad esempio sullo stato delle telecomunicazioni che, come è ovvio che sia nella situazione, hanno gravi problemi, per non dire che siano quasi totalmente non funzionanti, ma quando la ragazza verso la fine entra in contatto col fidanzato trovando i suoi messaggi sul tablet riguardo ad una zona sicura, questi problemi non sono più presenti. Per non parlare di certe sottotrame appena accennate, come l’incidente che ha reso sorda la ragazza e ancora, il gruppo di antagonisti, la setta, totalmente priva di mordente e che spuntano fuori molto avanti nel film, senza quindi lasciare un segno tangibile, dando un senso di inutilità e di presenza solo come riempimento.

Per non parlare del finale, incollato quasi senza soluzione di continuità. Un semplice balzo in avanti nel tempo in cui troviamo i protagonisti in un fantomatico luogo sicuro appena accennato verso la fine del film e che non sappiamo come abbiano fatto a raggiungere.

La sensazione è quella di una rappresentazione approssimativa, senza aggiungere nulla al “già visto” e senza approfondire troppo le vicende mostrate. The Silence si accontenta di fare quel “compitino” richiesto ad un film di questo genere, rimanendo, però, anonimo, soprattutto se paragonato a produzioni simili ma di molto superiori.

 

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