Disney è vicina alla conclusione della saga di Thanos nell’ormai onnipresente Marvel Cinematic Universe (MCU), ma prima di compiere un passo così grande necessitava di inserire un fondamentale tassello nell’intricato mosaico che è questo franchise. Il tassello in questione è Captain Marvel, diretto da Anna Boden e Ryan Fleck. La narrazione viene spostata al 1995, anno nel quale l’universo della saga vede la comparsa sulla Terra di Vers (Brie Larson). Guerriera dotata di incredibili poteri, Vers combatte al servizio dei Kree, un’avanzatissima civiltà aliena già apparsa più volte nel MCU, contro i temuti alieni mutaforma Skrull. Il suo incontro con l’agente dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury (un Samuel L. Jackson digitalmente ringiovanito) e altri importanti personaggi le permetterà di cambiare la propria visione della realtà, riscoprendo la sua identità di Carol Danvers e ottenendone una nuova: Captain Marvel, ovviamente.

Se Black Panther era stato usato per sdoganare protagonisti di colore nel MCU, ideale rappresentante del cinema supereroistico e quindi in generale del cinema mainstream ad altissimo budget, con Captain Marvel si è cercato di eseguire un’operazione simile mettendo stavolta in primo piano la figura della donna. L’impatto sociale tuttavia non raggiunge lo stesso livello per vari motivi. A differenza di Black Panther, il cui cast era praticamente all-black (fatto mai verificatosi in precedenza in un film di tale portata), Captain Marvel sceglie di formare un cast più equilibrato, puntando sull’enfatizzare i personaggi femminili presenti piuttosto che sul semplice schieramento di numeri. Questa operazione viene però privata dell’effetto novità, presente invece in Black Panther, dalla realizzazione di Wonder Woman nel 2017, diretto da Patty Jenkins per Warner Bros. Il primato della centralità femminile nel cinecomic contemporaneo non può quindi appartenere alla saga Disney/Marvel, per quanto il suo contributo resti di certo importante per la rappresentazione della donna nel blockbuster.

Lasciando da parte questo sfondo sociale e concentrandoci sul lato strettamente cinematografico, il film si distingue dagli altri episodi del MCU per la sua narrazione non lineare. È una storia di origini che non inizia come tale ma che racconta la comparsa dei poteri di Carol tramite brevi flashback, tutti innescati da eventi interni al film; la lettura della mente di Carol da parte degli Skrull è il principale tra questi. Un simile utilizzo del racconto può creare leggera confusione nella comprensione iniziale della trama, ma proseguendo la visione tutti i nodi vengono infine sciolti, anche grazie a colpi di scena che ci ricollegano alla nostra realtà.

Captain Marvel vive uno stato paradossale. È infatti uno dei pochi film del MCU a non richiedere eccessiva conoscenza dei precedenti episodi della saga, ma allo stesso tempo è denso di rimandi agli stessi predecessori. Al di là dei vari riferimenti, che grazie alla loro sottigliezza riescono comunque a non ostacolare la comprensione della trama, Captain Marvel ricorda per certi versi anche i primi film che compongono il MCU. Il supereroe ritrovatosi sulla Terra e le spesso umoristiche conseguenze del suo arrivo non possono non far pensare al primo Thor di Kenneth Branagh, ma il discorso è in realtà più ampio.

Se gli episodi più recenti infatti concentrano quasi tutta la loro forza filmica nelle scene di azione sempre più frequenti e costose, il film di Boden e Fleck fa un passo indietro. In linea con il suo essere ambientato in un’epoca passata, sceglie di mettere in scena un’azione in un certo senso “limitata”, riservando le sequenze più spettacolari per pochi decisivi momenti. Battaglie spaziali e combattimenti corpo a corpo con superpoteri vengono messi in secondo piano da scontri armati, scazzottate, infiltrazioni e inseguimenti, che rimandano più ai film action degli anni Novanta che ai cinefumetti attuali. Una cornice fatta di abbigliamento, musica e luoghi specifici legati a quel decennio completa il quadro storico di un film che ha un piede nel passato e l’altro nel presente.

In definitiva, pur avendo tutti gli inevitabili difetti dei cinecomic targati Disney, Captain Marvel si rivela un gradevole episodio del MCU, che più che come film ha forse più valore come parte integrante del processo di emancipazione che si sta sviluppando nel cinema di consumo in questi anni. Un film che nonostante ambientazione e ammiccamenti è senz’altro figlio del suo tempo.

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