Con Unsane, distribuito nel 2018, Steven Soderbergh si era cimentato nella singolare impresa di girare un film utilizzando un iPhone7 Plus. Il celebre regista procede sulla stessa strada con High Flying Bird, stavolta girato con un iPhone8 e distribuito da Netflix. Il soggetto e i toni cambiano radicalmente: dall’horror di Unsane ci spostiamo al dramma a sfondo sportivo. Il protagonista Ray Burke (André Holland), agente sportivo, intende porre fine al lockout abbattutosi sul mondo del basket nel quale lavora; per riuscirci, dovrà ricorrere a metodi drastici.

Chi conosca il concetto di lockout (il termine inglese per “serrata”) può comunque non comprendere l’accezione che questo assume quando applicato al contesto del basket. Per ben quattro volte, tutte negli ultimi 25 anni, la mancanza di un accordo tra NBA e giocatori ha portato alla sospensione della stagione sportiva fino al raggiungimento di un compromesso. Risulta quindi chiaro come gli echi di un lockout nel basket professionistico raggiungano una distanza molto più ampia rispetto a quelli che possano verificarsi nella maggioranza degli altri settori.

Gli echi in questione però si notano ben poco in High Flying Bird, dato che il punto di vista privilegiato da Soderbergh è quello delle parti direttamente coinvolte. Il film gioca infatti le sue carte su un terreno dominato dagli interni e dai dialoghi; la solida sceneggiatura di Tarell Alvin McCraney (già premio Oscar per Moonlight) viene messa in scena tra uffici, abitazioni e campi di allenamento rigorosamente al chiuso. Una tale impostazione non solo non viene compromessa dalla regia adottata, ma anzi finisce per esserne valorizzata.

È palese che la scelta di girare un film con uno smartphone comporti enormi limitazioni a livello di regia. Per il film in questione tuttavia ciò non rappresenta un problema, perché la materia di cui si occupa e il punto di vista preso in considerazione permettono di sfruttare a pieno l’autoimposta scarsità di mezzi. Già in Unsane l’utilizzo di un iPhone per le riprese consentiva di accentuare l’effetto claustrofobico derivante dalla condizione di reclusione della protagonista. In High Flying Bird permette di enfatizzare l’atmosfera “a porte chiuse” che caratterizza la storia raccontata. Un maggiore dispiego di risorse ed espedienti filmici forse non sarebbe riuscito a rendere una simile atmosfera in maniera altrettanto efficace. Le interpretazioni degli attori (tra i quali Kyle MacLachlan, Zazie Beetz e Zachary Quinto), la fredda fotografia e la quasi totale assenza di colonna sonora danno un ulteriore contributo alla costruzione di questa patina di gelida tensione.

High Flying Bird, al di là della riflessione che se ne può fare in quanto film, fa inevitabilmente riflettere sullo stato attuale di produzione e distribuzione cinematografica. Stiamo sempre parlando di un film realizzato con un iPhone e distribuito da una piattaforma di streaming online. Macchina da presa e sala cinematografica sono concetti ai quali High Flying Bird riesce a sottrarsi e, pur non essendo stato il primo, non sarà neanche l’ultimo. Nell’adottare un simile modo di concepire il cinema, il rischio di svalutazione del medium non è da trascurare; costi ridotti e modalità di fruizione esterna alla sala possono compromettere di molto non solo l’integrità artistica del film, ma anche la sua effettiva qualità. Non è questo il caso di High Flying Bird, che sfrutta invece tali condizioni per reinventare il racconto adattandovisi perfettamente. La speranza è che i film che si porranno sulla stessa scia riusciranno a replicare risultati di tale fattura.

 

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