L’undicesima stagione di Doctor Who si chiude con un episodio speciale di questo nuovo ciclo.  Ebbene, questo finale di stagione si conferma come uno dei più mosci degli ultimi anni e chiude in modo fiacco questo nuovo corso.

Seppur in linea con gli episodi della stagione, da questo speciale ci si aspettava molto di più. La performance di Jodie Whittaker è stata ampiamente apprezzata ma la nuova visione indotta da Chris Chibnall non convince appieno. C’è troppa introspezione tra i personaggi principali e ciò ingolfa la narrazione creando momenti soporiferi o poco interessanti. Del nuovo impatto “educativo e pro buoni sentimenti” l’avevamo notato nei precedenti episodi ma in questo episodio speciale ci si aspettava un ritmo e una storia all’altezza della mitologia di Doctor Who.

Per lo speciale è stato “scomodato” uno dei villain più iconici del leggendario show britannico: I dalek. Questa nuova storia è molto concentrata sulla “famiglia” del Dottore e quindi, l’azione è in secondo piano. L’epopea solitaria del dalek che si risveglia dopo decenni per conquistare la terra è poco epica e non offre grandi momenti di intrattenimento. Complessivamente, il ritmo narrativo non è scandito alla perfezione e non ci sono momenti “wow”. Non si aggiunge niente alla mitologia del leggendario cattivo e non viene elaborato nulla di nuovo. La storia ha la finalità di risolvere una questione in sospeso nel passato di uno della gang del Dottore (Ryan), ma per il resto non serve ad altro. Dal punto di vista di costruzione diegetica, questo è proprio il vero finale di stagione in quanto chiude il cerco sulla famiglia di Ryan, svelando finalmente il padre.

Nonostante tutto, ci si aspettava un episodio scoppiettante, ma queste aspettative sono state deluse. I dalek non apparivano in una puntata di Doctor Who da ben oltre quattro anni e si presupponeva una storia all’altezza e che rielaborasse il villain fornendogli una nuova linfa.

Svincolati dall’episodio incentrato sul Natale, questo speciale di Capodanno di Doctor Who è una grossa delusione. Poco reattivo ed emozionante, conferma un nuovo corso maggiormente incentrato sulle minoranze etniche e alle relazioni tra i personaggi. Avventure spaziali e salti nel tempo che però hanno finalità educative e morali. Una prospettiva all’insegna dei buoni sentimenti che vengono elaborati attraverso uno stile narrativo classico e che poco si addice alle produzioni seriali moderne.

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