American Horror Story: Apocalypse è l’ottava stagione della celebre serie tv dell’orrore di FX. Creato da Ryan Murphy e Brad Falchuk, lo show si mantiene di buon livello seppur emergono segni di stanchezza creativa e di brillantezza nella costruzione narrativa. Non all’altezza delle prime stagioni, lo show conferma un trend in discesa, ma grazie al fandom e alla storyline interconnessa si conferma un buon prodotto seriale d’intrattenimento.

Questa ottava stagione presenta l’atteso crossover tra Muder House (celebre Season 1) e Coven (terza). Un intreccio che si discosta dalle precedenti contaminazioni in quanto quest’ultima connette direttamente quelle due stagioni. Se prima i legami erano dei puri e semplici riferimenti per fan, Apocalypse è frutto diretto dell’intreccio da quelle due storyline. L’Anticristo contro la confraternita di Streghe. Un scontro atteso e che è il fulcro di questa nuova stagione. Uno scontro fra titani. Questa decisione è in un certo senso la croce e delizia dell’ottava stagione che funziona in gran parte grazie alla spasmodica attesa di carpire tutte le interconnessioni tra i vari cicli di episodi. Funziona in gran parte per un fattore nostalgia e di affetto, però, dal punto di vista narrativo, la nuova storyline che non si dirama in modo congruo, anzi, complessivamente si completa ed estende in modo discontinuo. Ci sono puntate strepitose per costruzione narrativa e altre molto flosce e di puro “rilassamento”. Alcune puntate riservano grandi momenti d’intrattenimento ma altre sono banali e soffrono di una costruzione sufficiente e superficialità.

La forza maggiore dello show sono i personaggi che sono costruiti in modo brillante seppur, le tipologie rappresentate, siano grossomodo sempre le stesse. Apocalypse giova dell’antagonista principale che è ben caratterizzato ed ha ampio sviluppo. Tutta la sua essenza demoniaca viene rappresentata in maniera idonea e soddisfa appieno tutte le aspettative degli spettatori. La sua parabola ha un inizio e una fina e il suo percorso ha un arco evolutivo sia fisico che mentale. La confraternita delle streghe invece ha fin troppo spazio ed è composta da personaggi già noti e che hanno già dato il loro meglio nelle stagioni precedenti. Tuttavia, all’interno della mitologia di AHS, la confraternita è l’unica forza in grado di competere con la forza malefica dell’Anticristo. Quindi, dal punto di vista narrativo, lo scontro è giustificato dal loro potere ancestrale e dallo scontro tra due forze opposte che si attraggono e collidono. Perciò, questa parte, funziona in modo altalenante e segnala la stanchezza creativa dello show.

L’ampio spazio dedicato alle streghe di Coven, rispetto ai personaggi di Muder House che ai fini di “mitologia interna” non possono abbandonare la casa stregata, fa sembrare Apocalypse un seguito della terza stagione piuttosto che una nuova avventura dell’orrore. La storia viene raccontata attraverso un lungo flashback che ricopre l’intera stagione e che trova la sua risoluzione nell’ultima puntata. Ebbene, è proprio nell’atto finale conclusivo che Apocalypse si conferma stanca e stantia. Questa forma narrativa viene sin troppo sfruttata e spesso emergono dei buchi narrativi e una confusione caotica nella sua costruzione. Murphy e Falchuk, da bravi e navigati creatori/produttori, hanno sapientemente ridotto il numero di episodi (11 contro i consueti 13) e perciò hanno limitato le discontinuità. Ciononostante, la costruzione diegetica poteva essere più efficace. Alla fine, si punta tutto sull’effetto sorpresa e sull’attesa di scoprire il mister e arrivare allo scontro decisivo.  Vista la presenza dell’Anticristo ci si poteva aspettare uno scontro sorprendente e terrificante. Ci si aspettava un finale soddisfacente, invece, Michael viene surclassato con uno stratagemma narrativo banale e che si rifà al “viaggio nel tempo”. Vero che, il finale di stagione non chiude ad una ipotetica vera Apocalisse, in quanto emerge che la fine del mondo non può essere sconfitta ma solo rimandata. Quindi quest’ottava stagione potrebbe essere solo un preludio al gigantesco scontro tra la suprema forza del male.

Complessivamente, American Horror Story: Apocalypse è una buona ottava stagione. Seppur viaggi a corrente alternata, la narrazione offre alcuni momenti di puro intrattenimento e in numerose occasioni è un godimento assoluto per tutti i fan. Indubbiamente, AHS ha perso mordente ma è situazione normale dopo tanti anni di attività. Ciò non toglie che lo show non possa reinventarsi e trovare nuovi stimoli. Rimane comunque un buon prodotto, che ormai vive grazie al fandom e che può permettersi una stagione di “Intermezzo”. Qualitativamente, la serie rimane d’alta qualità dal punto di vista realizzativo.

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