Presentato nella sezione Orizzonti all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Sulla mia pelle è un film di Alessio Cremonini, uscito sia in sala che sul servizio streaming di Netflix.

Il lungometraggio racconta gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucci, morto nove anni fa in carcere dopo essere stato pestato da delle forze dell’ordine. Il film racconta la vicenda in maniera neutrale, senza prendere posizioni e “si limita” ad una ricostruzione della cronaca seguendo una linearità narrativa. La vicenda è controversa e ancora fumosa e perciò è bene presentare la storia mostrando i fatti, senza schierarsi. Un racconto sobrio, senza strafare, asciutto e sintetico. Non ci sono istigazioni e proclami ma, anzi, il film fa breccia sulla responsabilità e sull’umanità delle persone.

La scena “controversa” non viene mostrata. La telecamera rimane nel mezzo e non si addentra nella stanza ma è ancorata fissa nel corridoio. Meglio cosi, perché tutti i colpi inflitti emergono piano piano. Sottopelle, le ecchimosi si formano e i disturbi iniziano ad affiorare. La violenza non viene mostrata, solo le conseguenze ad essa. La pellicola rende palpabile e “vivo” ogni colpo inferto.

La pellicola sceglie di ricostruire i fatti mostrando le persone che hanno avuto qualche contatto con Stefano. Persone delle forze dell’ordine (e non solo) che in modo sbrigativo non si sono assunti delle responsabilità per aiutare un ragazzo in difficoltà. Molti di loro hanno scelto di girarsi dall’altra parte, di non vedere mentre altri hanno tentato di aiutare ma, con indifferenza, non hanno voluto immischiarsi nella vicenda.

Sulla mia pelle è un film forte e  che mostra tutto il peso dei lividi e dei pestaggi. Senza melodrammi, la pellicola racconta in modo crudo i fatti. Si tratta di una vicenda tragica di suo e non ha bisogno di  “manipolazioni” o arricchimenti drammatici. Cremonini, grazie ad un’ottima ricostruzione, confeziona una pellicola struggente.

Molti dei meriti per la riuscita della pellicola vanno ad Alessandro Borghi che offre una performance memorabile. Una verosimiglianza impressionante sia nella cadenza vocale che nelle movenze. Fisicamente regge il ruolo molto bene e conferisce un’impressionante umanità. Senza la sua bravura, Sulla mia pelle non avrebbe ricevuto così tanto plauso.

Sulla mia pelle è una buona pellicola. Vista l’entità controversa, in un certo senso, è un film necessario in quanto invoca a tutti, chi più chi meno, di prendersi delle responsabilità e di non voltarsi mai di fronte a vicende simili. Raccontare per non dimenticare.

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