Frankenstein o il moderno Prometeo è uno dei capolavori della letteratura mondiale. Un libro gotico, pauroso che racchiude fantascienza, horror, dramma, solitudine e che, tuttora, è un monito a non alterare il corso naturale delle cose, della vita e di un certo modo di fare scienza. Giocare a fare Dio può essere pericoloso e perciò è meglio non scoperchiare il vaso di Pandora. Un libro che racchiude un profondo senso di solitudine e di abbandono che sono espresse dal mostro, una figura che rispecchia la travagliata vita dell’autrice.

Mary Shelly è una pellicola biografica dedicata alla grande scrittrice di Frankenstein. Un lungometraggio che segue la sua vita partendo dall’infanzia, quando aiutava suo padre a gestire la libreria di famiglia, fino alla conoscenza e la relazione con il poeta Percy Shelly, che porterà alla creazione dell’iconico libro. Mary e Percy iniziano una relazione travagliata, in quanto il giovane poeta aveva già una figlia ed era sposato mentre Mary, a causa della sua relazione, fu allontanata dal padre in quanto “compagna/amante” di un uomo. Un amore mal visto per la società dell’epoca che fu messo alla prova con la perdita del figlio della coppia, nato prematuro, e dal suicidio della moglie di Shelly. Mary e Shelly frequentano il carismatico scrittore e poeta Lord Byron, una figura dalla morale ambigua, la cui conoscenza darà il via allo stimolo per creare l’iconico. Infatti, da sempre amante delle storie di fantasmi e dell’orrore, la giovane diciottenne Mary inizia ad elaborare una storia che vede come tema principale la creazione dalla vita da corpi inanimati.

Il film è diretto da Haifaa Al-Mansour, regista saudita alla sua seconda opera dopo La Bicicletta Verde (2012). La storia è pregna di concetti femministi che vengono eviscerati dalla giovane scrittrice che fu costretta a combattere per la paternità della sua opera. Difatti, all’epoca era impensabile che una donna si dilettasse alla scrittura di storie “non femminili”; perciò, il romanzo fu pubblicato in maniera anonima con la prefazione scritta da Percy Shelly, a cui venne, erroneamente, affidata la paternità dell’opera nei primi anni di diffusione.

La storia è ricca di concetti interessanti ed è, sotto certi aspetti, molto affascinante, tuttavia l’elaborazione narrativa non colpisce. Una sceneggiatura che funziona a singhiozzi e che offre spunti didascalici che rallentano la fluidità del racconto. Troppo letteraria e con numerosi dialoghi che accrescono la temporalità dell’opera e che non forniscono nessun supporto alla storia centrale. Si divide tra nozioni femministe, romanticismo da commedia romantica e dramma. In particolare, il film  si focalizza sulla coppia, sulla società e sulla genesi dell’opera che viene tratta in maniera troppo superficiale e dottrinale. Il fulcro è la relazione tra Mary e Percy e, sottotraccia, sottopelle, vengono inseriti spunti che saranno poi centrali alla creazione del romanzo. Un’elaborazione classica che stona con la voglia di far emergere nozioni femministe atte a rompere i pregiudizi della società maschilista e che dovrebbero colpire le persone dell’oggi, proponendo una storia passata per promulgare valori contemporanei.  La pellicola non riesce a trovare un ritmo idoneo per veicolare tali concetti e perciò la storia ne risente. In special modo, il film è privo di dramma, di empatia e di elementi che fanno sospendere la diegesi e che portano ad una risoluzione soddisfacente. Dire che la giovane coppia ne ha vissute di tutti i colori e che Percy mori a soli ventinove anni. Quindi di materiale da esplorare emotivamente, ce né in abbondanza. Mary dovrebbe essere una figura indomita, ardita, ma tutte queste qualità non emergono e cozzano con la scelta di utilizzare una costruzione marcatamente classica.

Mary Shelly è un film che delude e che non sfrutta appieno le potenzialità di una storia pregna di elementi radicali che vengono adoperanti in maniera non idonea. Troppo classico nella sua concezione narrativa, non riesce a trovare una voce e un ritmo ad una vicenda reale, piena di dramma. Sotto certi aspetti, mina anche quella funzione didascalica e pedagogica dei film biografici, poiché tratta i personaggi e la genesi del romanzo, in maniera frivola e con espedienti narrativi campati in aria. Il film è un buco nell’acqua che non soddisfa né la parte istruttiva e ne, tantomeno, quella di finzione.

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