Certe volte il troppo… Stroppia. Questo capita quando si vuole serializzare un’idea interessante e di successo senza una parvenza di “visione a lungo termine”. L’inaspettato successo del primo capitolo ha “scombussolato” i piani, in quanto il terzo capitolo della serie musicale Pitch Perfect è una grandissima delusione. Sotto tutti i punti di vista. Il secondo film aveva già dimostrato la carenza di spunti interessanti e la mancanza di una creazione narra realizzazione di un arco narrativo ben impostato e che possa coprire ben tre lungometraggi; ma, nel suo complesso, si è mantenuto su un livello mediocre, guardabile ma privo di accrescimento.

Il successo del film originale Pitch Perfect, , era dovuto in parte alle serie tv Glee, che negli ultimi anni ha sdoganato il genere musicale delle cover a “mo’ di musical”. Underdog che uniscono le forze e seguono una passione comune per superare le avversità della vita e creare una comunità che si stimola reciprocamente attraverso l’aura aggregante della musica. Se in Glee, il team era misto e liceale, in Pitch Perfect, il gruppo era composto interamente da ragazze universitarie. Trai i due cambiava lo stile. Se all’inizio lo spunto del musical tout court aveva preso piede in entrambe le produzioni, Pitch Perfect si era rivelato più simile ad un “film musicale”.
Nel senso che Glee usava le cover delle canzoni per portare avanti la narrazione, l’azione e rappresentare lo stato d’animo dei protagonisti, mentre in Pitch Perfect le tracce non venivano utilizzate per proseguire la diegesi ma, erano un collante (o un intermezzo) per giustificare una storia che aveva una sua linea ben definitiva. Sottigliezza che non ha reso Pitch Perfect un musical.

Ad oggi, Glee ha avuto un’inflessione non solo perché parte del cast originale è scomparso ma, anche perché c’è stato un calo dell’arco complessivo dei protagonisti. Non si può andare avanti all’infinito a cantare cover senza una storia interessante e senza personaggi caratterizzati in una maniera uniforme e sfaccettata. Infatti, anche quando l’espediente delle cover venne a mancare, la serie introdusse la formula delle “canzoni originali”. Tale scelta fece crollare a picco gli ascolti in quanto veniva meno il sunto originale della serie, che preveda la messinscena di Cover famose, rielaborate, ri-arrangiate e mashuppate per creare un arco che portasse avanti la narrazione. Anche Pitch Perfect 2 ha seguito in toto le orme della serie con i medesimi risultati.  Le canzoni originali non erano così belle e le cover avevano perso la loro “concezione originale”. Inoltre, la storia non era riuscita a seminare un ipotetico arco narrativo a lungo termine, pur sapendo che ci sarebbe stato un terzo capitolo. Nonostante Pitch Perfect 2 abbia superato gli incassi del primo episodio rivelazione e i cd della colonna sonora abbiano ottenuto milioni, il risultato finale ha deluso le aspettative.

Qualche tempo fa, è uscito il terzo e ultimo capitolo della trilogia, Pitch Perfect 3. L’atto conclusivo ha confermato un crollo esponenziale sia dal punto di vista musicale che narrativo. Una storia trash, paradossale e con lo spunto narrativo più vecchio del mondo: il tour internazionale per giustificare il ritorno del gruppo in azione.  Inoltre, il film ha virato maggiormente sull’azione, proponendo una storia legata al passato di Fat Amy e al suo padre trafficante. Benché la musica abbia offerto spunti interessanti, Pitch Perfect 3 ha scelto di virare e di penetrare in un genere che per definizione è “tutto fumo e niente arrosto”.

La trama è stata una forzatura unica e la musica è stata messa in secondo piano. Se Nel primo capitolo i punti di forza erano stati proprio i mash-up canori e le coreografie graffianti, in Pitch Perfect 3, sembrava di assistere ad una serie di Chariel’s Angels. Esplosioni, momenti di spionaggio, tour militari e fughe spettacolari, tutto cose assenti nei due precedenti capitoli della serie filmica.

In sostanza, Pitch Perfect 3 ha dimostrato di aver esaurito tutte le idee interessanti e non ha fatto niente per nascondere tale mancanza. Facendo un altro parallelismo, la serie di Fast & Furious, dal quarto capitolo in poi, ha realizzato la sua fortuna grazie all’allargamento della sua mitologia, passando da “film sulle corse automobilistiche” a “film che utilizza lo spunto delle corse illegali automobilistiche per creare un team internazionale in grado di fare e sventare colpi spettacolari con le auto”. Una virata ideata a blocchi di tre film con archi narrativi pensati a tavolino. Pitch Perfect 3 ha concluso la trilogia nel peggior modo possibile: con una pellicola inguardabile e piena di stonature.

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