Annientamento è il nuovo film del visionario Alex Garland (Ex-Machina), distribuito su Netflix a partire da marzo 2018 (uscito al cinema solo in Stati Uniti, Canada e Cina). Il cast comprende Natalie Portman, Oscar Isaac, Jennifer Jason Leigh e Tessa Thompson.

La trama presenta classici elementi da film sci-fi, ma è solo apparenza, in quanto il film è molto di più. La protagonista, Lena, una biologa, ci viene presentata in una stanza di quarantena nel bel mezzo di un interrogatorio, per scoprire ciò che è successo a lei e alle defunte compagne. Tutto quello che vedremo da lì in poi, fino all’epilogo finale, sarà un grande flashback.

Lena riceve improvvisamente la visita del marito scomparso da un anno in una misteriosa missione situata in un luogo sconosciuto. Egli non ricorda nulla e, poco dopo il suo ritorno a casa, inizia a perdere copiosamente sangue. In seguito verremo a sapere dettagli sul luogo della missione, una sorta di bolla, in continua espansione, che racchiude la denominata Area X, una zona di probabile contaminazione aliena la quale riflette, copia e mescola le cellule di tutto ciò che si trova al suo interno. La protagonista, insieme a una squadra di altre quattro donne, la psicologa Ventress, la fisica Josie Radeck, la geomorfologa Cass Sheppard e il paramedico Anya Thorensen. La missione prevede di arriare al nucleo dell’Area X, un faro, e, allo stesso tempo, scoprire cos’è capitato alla squadra precedente, di cui il marito di Lena, Kane, risulta essere l’unico superstite. Durante il viaggio (o meglio, la missione suicida), si imbatteranno in strane creature (come un enorme coccodrillo munito di denti da squalo), drammi esistenziali e riflessioni sulla morte.

Quando Lena entra finalmente nel faro scopre sconcertanti verità, ovvero che suo marito, in realtà, non ha mai fatto ritorno dall’Area X e che quello che ha visto in precedenza era una sorta di clone prodotto attraverso la copia del DNA. Scopre, inoltre, la posizione esatta dell’origine di tutto (ovvero la precisa ubicazione della meteora aliena che ha colpito il faro) e, in essa, trova un entità dalle sembianze indecifrabili che genera cellule copiando il DNA di chi entra in contatto con essa. La narrazione procede fino a un inquietante epilogo, senza risposte chiare, lasciando allo spettatore l’interpretazione dei fatti ormai sconvolti dall’ultima sequenza.

Garland ci mostra una bolla di evidente natura tumorale che affligge il mondo, in continua espansione. Una metastasi incontrollata che colpisce tutto ciò che tocca. Infatti col cancro assistiamo alla sostituzione di cellule normali con altre alterate, anomale, sovvertendo la normale architettura dei tessuti viventi. Il cancro, dopo essere partito dal faro, si è quindi propagato mutando ogni essere vivente, dagli animali alle piante: entrambi presentano, infatti, caratteristiche portate da un DNA mutato, esattamente come succede con una cellula tumorale.

Una morte imminente o, semplicemente, una modifica della natura di ciò che conosciamo? D’altronde, il film stesso, attraverso la protagonista, cita la teoria di Hayflick, ovvero quando ci dice che: “la morte cellulare può essere combattuta, non si invecchia, si può rimanere immortali, si procede ad una divisione, non si muore. Vediamo l’invecchiamento come un processo naturale, ma in realtà è un difetto dei geni”.

Garland stesso, durante un’intervista, afferma che, inoltre, il film:”è incentrato sulla natura dell’autodistruzione in senso letterale: le cellule hanno dei cicli vitali, come le stelle, le piante, l’universo e noi. Tu, io, chiunque. Ma anche le forme psicologiche di autodistruzione. E’ nato da una strana preoccupazione che ho iniziato ad avere, che ognuno sia autodistruttivo”. Ventress, la psicologa, nel film afferma che l’autodistruzione è codificata in noi, nel nostro DNA. Ricordiamo che il regista è lo stesso che ha curato la sceneggiatura di Sunshne (Danny Boyle, 2007), il quale presenta alcune tematiche in comune col film in oggetto.

Si potrebbe anche affermare che quello che porta l’Area X sia una sorta di evoluzione. Questa continua ricombinazione e rimescolamento cellulare potrebbe essere intesa come una sorta di immortalità. Quando qualcuno muore all’interno dell’area in questione non scompare, il suo DNA viene riutilizzato e combinato a quello di altri esseri viventi. Si può quindi parlare di superamento della condizione umana così come la indentiamo, i confini del singolo individuo sfumano sempre di più, confondendosi con tutto ciò che lo circonda. Assistiamo all’annientamento, appunto, dell’individualità del singolo, a fronte di qualcosa di superiore, un nuovo stadio evolutivo che trova nella morte, così come la intendiamo noi, semplicemente un punto di partenza.

Chi sono il Kane e la Lena del finale? Mentre sul primo ci sono pochi dubbi, sulla seconda possono esserci interpretazioni differenti. Probabilmente non è più lei, sicuramente non è la stessa che ha iniziato il viaggio,pur, apparentemente, non essendo stata sostituita come il marito. Sappiamo, infatti, che le cellule mutano di continuo entrando all’interno dell’Area X, mutando, quindi, l’individuo in sé.

Annientamento è tratto dall’omonimo romanzo di Jeff VanderMeer, primo capitolo della Trilogia dell’Area X. Il film di Garland presenta varie differenze con l’opera in questione, come le storie delle compagne della protagonista. Nel romanzo, ad esempio, sono nominate solamente attraverso il loro ruolo, biologa, psicologa e così via. La pellicola, inoltre, è da considerarsi come un’opera unica, in quanto Garland ha ammesso di averla scritta dopo aver letto solamente il primo libro, non considerando un possibile seguito.

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