Nel 2003, di pari passo alla caduta del regime di Saddam Hussein, scoppiò la bomba dello scandalo all’interno delle Nazioni Unite e del suo programma Oil for Food, che si impegnava a sostenere la vendita di petrolio iracheno sul mercato internazionale in cambio di risorse alimentari e umanitarie per la popolazione stremata dai conflitti. Da tali nobili intenzioni emerse infatti una rete internazionale di tangenti e corruzione ad alti livelli, conducendo il programma al declino e minando pericolosamente l’immagine dell’Organizzazione. Giochi di potere del regista danese Per Fly porta nelle sale la storia vera di quello scandalo attraverso la voce di chi per primo la denunciò, Michael Soussan, autore del libro Backstabbing for Beginners: My Crash Course in International Diplomacy.

Michael Sullivan, giovane di belle speranze, sogna di percorrere le orme del defunto padre, un diplomatico, e approda alle Nazioni Unite come coordinatore per la Oil for Food. Giunto in un Iraq già provato dalla situazione post bellica e dalla fame, Michael si rende ben presto conto che dietro la facciata umanitaria del programma si nasconde molto altro e decide di seguire la strada dell’idealismo e della giustizia a discapito del buon senso, portando alla luce una serie di scomode verità e smascherando, tra gli altri, il suo capo e mentore Pasha.

L’intreccio narrativo di Giochi di potere, su sceneggiatura dello stesso Fly, è tessuto in una maniera così abile da sembrare più un’ambiziosa e clamorosa finzione che un’autentica vicenda di cronaca e in effetti lo stesso Micheal Soussan ha confermato la grande verosimiglianza della vicenda cinematografica. La trama si dipana fluidamente e non manca di lasciare grande spazio ai subdoli personaggi che circondano il protagonista, dalla bella interprete curda Nashim, con cui nasce una love story, all’integerrima coordinatrice Madame Dupre, una sempre affascinante Jacqueline Bisset. A sovrastare la seppur degna di nota interpretazione di Theo James nei panni di Micheal è però la prova di Sir Ben Kingsley, immancabilmente signorile e padrone del ruolo del sottosegretario Pasha, in grado di instillare un dubbio perenne, con il solo sguardo, anche nello spettatore.

Tra le note di demerito del film bisogna però puntualizzare che le sporadiche immagini di repertorio aggiunte al montaggio, piuttosto che avvalorare la veridicità degli eventi, risultano un elemento di discontinuità, con la complicità di una regia spesso confusa e disomogenea.

Al di là della facile deriva del caso, basata sul dualismo giusto-sbagliato, Giochi di potere possiede comunque il merito di concentrarsi con abilità e intelligenza sugli oscuri rapporti tra gli Stati Uniti e il Medio Oriente, la cui ambiguità, all’indomani degli avvenimenti dell’11 settembre, non sembra essersi ancora chiarita.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata